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La guerra spinge le Borse all’inferno ma il Nasdaq respira perché fiuta il dietrofront Fed sui tassi

Oliverio Imagoeconomica

Quello che si temeva sta accadendo e i mercati reagiscono come ci si aspettava: tremano le Borse mondiali dopo l’invasione russa di territori ucraini, volano i prezzi delle materie prime, dal gas che s’impenna del 30% circa (per poi ridimensionarsi in queste ore), al petrolio che viaggia oltre i cento dollari. Viaggiano in rialzo grano e cereali e vanno a ruba i beni rifugio: si rafforzano quindi oro, dollaro, yen, franco svizzero. Sul fronte opposto il rublo tocca il minimo storico. Salgono i prezzi dei T-Bond, mentre calano i rendimenti. Va bene però anche il secondario italiano, perché il nuovo scenario potrebbe influire sulle scelte delle banche centrali. L’indice della paura intanto s’impenna, perché una guerra nel cuore dell’Europa non si sa dove possa arrivare. Per ora Usa e Ue hanno deciso di incrementare le sanzioni, ma la Russia fa sapere che risponderà “occhio per occhio dente per dente”

Borse all’inferno

I listini europei chiudono la peggior seduta da aprile 2020, quando l’avversione al rischio era giustificata dal dilagare della pandemia e dai conseguenti lockdown. I titoli più colpiti sono quelli di banche e automotive.

L’avvio è pesante per Wall Street, in attesa che Joe Biden parli alle 18,30 ora italiana. Il Nasdaq tenta brevemente un recupero, ma poi cambia segno un’altra volta per attestarsi intorno alla parità. D’altra parte la volatilità è molto alta in questo periodo. Il Dow Jones perde circa due punti percentuali.

I listini europei sono tutti in profondo rosso: Piazza Affari insieme a Francoforte è una delle peggiori, vista anche la dipendenza dei due paesi dal gas russo. Il Ftse Mib perde il 4,15% e arretra a 24.877 punti base; il Dax segna -3,98%. Parigi -3,83%; Madrid -2,8%; Amsterdam -2,66%; Londra -3,86%.

Niente al paragone di Mosca, che precipita del 33,28% con l’indice in rubli e del 39,44% con l’indice in dollari. Va a picco il rublo. Va in tilt il sistema ucraino, poiché la Banca centrale ha deciso la sospensione del mercato dei cambi, il divieto di trasferimento di denaro all’estero e limiti giornalieri ai prelievi di contanti.

“Fondamentalmente non c’è alcuno scenario prezzato dai mercati, perché è impossibile scontarne uno a pieno – ha detto l’analista di IG Markets, Kyle Rodda, a Bloomberg – è il peggiore degli scenari. Una cosa sono le cattive notizie. Un’altra sono le cattive notizie senza sapere assolutamente a che cosa porteranno”.

A Milano sale Leonardo

In Piazza Affari, nonostante la seduta da dimenticare, ci sono titoli in grande spolvero come Leonardo (+4,34%) che si apprezza nel giorno in cui Airbus e l’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (Organisation for Joint Armament Co-operation – Occar) hanno firmato il contratto globale Eurodrone, che include lo sviluppo e la produzione di 20 sistemi e 5 anni di supporto iniziale in servizio. In prima fila nel progetto c’è anche il gruppo della difesa italiano.

In forte progresso Diasorin +2,47% e Amplifon +1,97%. Bene utility come Terna +1,13%. Rimbalzano Campari +1,81% e Saipem +1,85%.

L’entità della perdite è di gran lunga superiore e parte da Unicredit, -13,49%, nonostante la banca affermi che la sua esposizione verso Mosca ha alti tassi di copertura e il bilancio della controllata è liquido e autofinanziato.

La parte bassa del listino è occupata in gran parte da titoli finanziari.

Sprofondano inoltre le azioni Pirelli -10,4%, anche se i risultati presentati ieri sono buoni e le prospettive del 2022 in crescita. Pesa sul titolo il fatto che l’azienda genera in Russia il 3% dei ricavi e ha due impianti, pari a una capacità produttiva del 10%, come scrive il broker Intesa Sanpaolo (-7,96%).

Perde il 2,45% Telecom, benché il via libera dell’Antitrust a Fibercop offra l’opportunità di ritrovare un certo sprint. L’azienda si dice molto soddisfatta: “la decisione di AGCM – sottolinea – conferma infatti l’efficacia del progetto promosso da TIM che sta imprimendo un’accelerazione nello sviluppo di infrastrutture di rete di ultima generazione, a beneficio della digitalizzazione dell’intero Paese..

Fuori dal paniere principale, tra i titoli esposti a Mosca, soffre Maire Tecnimont -7,86%. Le corse dell’oro e del gas fanno volare invece Coonfinvest +21,03% e Gas Plus +26,17%.

E le banche centrali?

Secondo i trader l’invasione russa dell’Ucraina porrà un freno alle banche centrali e la Fed non aumenterà più i tassi di 50 punti base a marzo, ma si limiterà a 25 punti. Lo scrive Radiocor, citando Cme FedWatch Tool e dicendo che le probabilità di questo scenario ora sono al 91%. Intanto la Bce in una nota di un portavoce afferma che Eurotower “sta monitorando da vicino le implicazioni della situazione in Ucraina. Condurrà una valutazione completa delle prospettive economiche alla riunione di marzo. Ciò include i recenti sviluppi nell’area geopolitica”. Per quanto riguarda le sanzioni queste “sono decise dalla Ue e dai governi europei. L’Eurosistema le attuerà”.

Cala lo spread, soffre l’euro  

La fuga dall’azionario porta gli investitori a rifugiarsi nell’obbligazionario e non solo nei Treasury o nei Bund, anche alla luce di quelle che potranno essere le correzioni di borsa delle banche centrali. Scende così lo spread tra decennale italiano e tedesco a 163 punti base (-3,99%), con un tasso del Btp a +1,8% e quello del Bund a +0,17%.

Con l’indice del dollaro in gran corsa, s’indebolisce l’euro, che tratta in calo dell’1,4% circa contro dollaro, per un cambio intorno a 1,14.

Vola il petrolio, che viaggia ben oltre i 100 dollari. Il Brent sale del 7,6% a 104,27 dollari al barile; Wti cresce del 6,3% a 97,9 dollari.

L’oro viaggia in rialzo dello 0,9% circa a 1924,67 dollari l’oncia.

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