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La dieta mediterranea incontra il G20 sul clima a Napoli

La dieta Mediterranea entra nel vertice G20 sull’ambiente di Napoli. La città partenopea con Pollica – capitale mondiale della dieta mediterranea- per tre giorni fino al 24 luglio ospiterà dibattiti e interventi sugli effetti del clima su agricoltura ed alimentazione. Su iniziativa di Future Food Institute si comincia il 22 a Citta’ della Scienza per andare avanti fino al 24 partendo da domande che tutti si fanno quando il clima rovescia i propri effetti sull’alimentazione e sulla salute.

Food For Earth, il progetto internazionale con partner la Fao, farà da cornice al summit che arriva in Italia quando il governo sembra aver imboccato la strada giusta per ridisegnare tutto il comparto agroalimentare. A Pollica Con il Covid la dieta mediterranea Made in Italy si afferma nel mondo ha sede un Centro di eccellenza alimentare e le caratteristiche di antichi principi sono oggetto di studi e ricerche da decenni. Tuttavia la tre giorni campana ha davanti quesiti drammatici. La forza delle classi dirigenti di congiungere nuova agricoltura, nuove tecniche, bodiversità, con nutrizione, sviluppo, fenomeni migratori, difesa del pianeta

Gli esempi virtuosi per fortuna non mancano soprattutto in Europa. Ma la domanda sull’ecosostenibilità dei piani pluriennali europei o extra è quella che che passerà da Napoli a Pollica nei vari momenti di incontro. Gli esperti ci diranno se e come le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri si attenueranno nei prossimi anni. Una parte di mondo pensa a nutrirsi diversamente, spreca il cibo, cerca di proteggere l’ambiente. Ma un’altra parte vive con meno di 1 dollaro al giorno, lascia che le sue risorse naturali siano nelle mani di lobby potentissime ed ha fame.

Agli appuntamenti internazionali il Future Food Institute, si presenta con proposte di medio periodo che reclamano cambi di passo organici: dalla produzione, alla rinuncia ai pesticidi, alle nuove fonti energetiche, agli spazi operativi per i giovani. Ci si confronta sulle politiche.

Allora l’Italia ha la possibilità di giocare un ruolo determinante. La sua struttura agroalimentare sta cambiando grazie a progetti di innovazione, a fondi pubblici, a buone organizzazioni agricole, alla concertazione sui territori. Sicuramente c’è bisogno di altro quando si parla di alluvioni, della tutela delle campagne, del consumo di suolo indiscriminato, della lotta all’abusivismo, del caporalato. Ma un’idea di quello che bisogna fare per stare al passo dei tempi pensiamo verrà fuori. Anche per capire se il Paese degli oltre 300 marchi Doc puo’ aspirare ad una autentica leadership internazionale declinata a più livelli.

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Categories: Cibo e salute Food