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La corruzione? Si può misurare con un gioco. Un convegno a Roma sull’argomento

E’ sera tardi, vi state dirigendo verso la vostra macchina parcheggiata in garage. Sul pavimento vicino all’auto trovate una busta bianca. La raccogliete e la aprite: all’interno trovate venti banconote da cento dollari ciascuna. Nessuno vi ha visto nè ci sono telecamere che potrebbero avervi ripreso. Che cosa fate con la busta? La consegnate alla polizia, decidete di tenete i soldi o non siete sicuri e stabilite di pensarci fino al giorno successivo? Il 50% dei soggetti a cui la Banca Mondiale ha somministrato questo test nel febbraio del 2006 ha risposto che avrebbe riflettuto sul dal farsi fino al giorno dopo; il 33% ha dichiarato che avrebbe consegnato la busta a chi di dovere e il restante 17% ha confessato che, sotto le suddette condizioni (ossia l’impossibilità di essere scoperti), avrebbe tenuto con sé i soldi. Immaginiamo che cambino le condizioni: adesso c’è una piccola probabilità (con l’esattezza il 30%) che una telecamera, incaricata di monitorare la sicurezza del garage, possa avervi ripreso mentre raccogliete la busta. Come cambiano i risultati? Il 74% degli intervistati ha dichiarato che, senza dubbio, consegnerebbe la busta alla polizia; il 22% è indeciso e solo il 4% ha confessato che, nonostante il rischio, si impossesserebbe dei soldi.

Un facile gioco sulla corruzione con il quale la dottoressa Francesca Recanatini (economista della Banca Mondiale) ha spiegato quanto sia decisivo, in contesti dove gli attori sono attratti dall’ipotesi di corruzione, introdurre un sistema di controllo. “Nel primo caso il 17% dei soggetti decide di lasciarsi andare ad azioni corruttive – ha detto Recanatini – mentre nel secondo scenario, quando c’è in rischio che vengano scoperti, solo il 4% di loro decide di rischiare e di prendere il denaro. L’introduzione di sistemi di controllo cambia in modo decisivo il comportamento degli agenti”.

L’economista della Banca Mondiale è stata uno dei relatori del seminario organizzato dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione (“La prevenzione della corruzione, pratiche a confronto”) che si è tenuto oggi presso la sala polifunzionale della Presidenza del consiglio dei ministri a Roma. Tra gli interventi, quello del ministro per la pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, che ha ribadito quanto sia importante il ruolo dell’apparato pubblico nella lotta alla corruzione. “L’approvazione dei decreti attuativi della legge anti corruzione va avanti – ha detto il Ministro – seguendo la logica che ci accompagna in questa battaglia: quella della prevenzione e della repressione”.

Secondo l’ultima classifica stilata da Transparency International (organizzazione non governativa che si occupa di corruzione), l’Italia è al 72esimo posto tra i paesi meno trasparenti. Nella classifica precedente, eravamo al 69esimo posto. Meglio di noi addirittura Lesotho e Rwanda. Il 14 febbraio Transparency International ha pubblicato un “promemoria per l’Italia” e, nel suo sito, ha inserito le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi che – commentando la vicenda delle mazzette di Finmeccanica in India – disse: “Le tangenti sono un fenomeno che esiste ed è inutile negare l’esistenza di queste situazioni necessarie. Questi non sono reati. Stiamo parlando di pagare una commissione a qualcuno in quel paese. Perché queste sono le regole in quel paese”.

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