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La Chrysler traina i conti della Fiat: 1,4 miliardi di utile netto ma niente dividendo

L’assemblea di bilancio della Fiat si terrà al Lingotto il prossimo 9 aprile. Per l’occasione, oltre ai conti a fine 2012, gli azionisti dovranno votare approvare la politica in materia di remunerazioni e il rinnovo dell’autorizzazione all’acquisto e alla disponibilità di azioni proprie, in scadenza il prossimo 4 ottobre.

Ma quel giorno, a quattro anni esatti dall’accordo di Washington da cui ha preso il via l’avventura a Detroit, si parlerà soprattutto di Chrysler. Pochi giorni prima, infatti, il tribunale del Delaware (data limite la fine di marzo) si pronuncerà sulla contesa tra Fiat e il fondo Veba che fa capo all’Uaw sul prezzo delle azioni in mano al sindacato. E si capiranno i tempi e le modalità per centrare l’obiettivo finale della strategia di Marchionne: arrivare al 100% di Chrysler, passaggio decisivo anche per superare la tremenda crisi europea. Come dimostrano i numeri del bilancio consolidato approvato oggi dal cda, il primo che comprende l’intero esercizio di Chrysler.

SENZA DETROIT IN ROSSO PER 152 MILIONI

Il cda di Fiat ha approvato oggi il bilancio consolidato del gruppo (in cui vengono consolidati per la prima volta i risultati di Chrysler per l’intero esercizio) che, come gia’ comunicato lo scorso 30 gennaio, chiude con un utile della gestione ordinaria di 3,814 miliardi di euro e un utile netto di 1,411 miliardi, le componenti atipiche sono negative per 244 milioni.

Nel 2011, con Chrysler consolidata dal 1° giugno 2011, l’utile della gestione ordinaria era pari a 2.392 milioni di euro e l’utile netto era di 1.651 milioni di euro con componenti atipiche positive per 944 milioni di euro.

Il patrimonio netto consolidato (Gruppo e Terzi) al 31 dicembre 2012 ammonta a 13.173 milioni di euro (12.260 milioni di euro al 31 dicembre 2011).

Per quanto riguarda la Fiat spa il 2012 si è chiuso con una perdita di 152 milioni imputata alla riserva “utili/perdite portati a nuovo”, con oneri finanziari e costi netti di gestione solo in parte compensati dal risultato delle partecipazioni. Non è prevista, come già annunciato, la distribuzione di un dividendo. Il patrimonio netto al 31 dicembre 2012 è pari a 8.902 milioni di euro (9.053 milioni di euro al 31 dicembre 2011).

Nulla di nuovo, insomma, a quanto già comunicato al termine del cda di fine gennaio.

Da allora, però, le novità non sono mancate.

Non accenna a rientrare la crisi dell’auto in Europa. A gennaio: secondo i dati Acea il calo per Fiat è del 12,3% sullo stesso periodo dell’anno passato a poco meno di 60mila unità e la quota di mercato è scesa al 6,7% dal precedente 7%. In questa cornce non sarà facile centrare l’obiettivo, annunciato in conference call, di ridurre le perdite operative in Europa dai 700 milioni di euro registrati nel 2012.

In cambio brilla la stella Ferrariche ha archiviato il 2012 con risultati record: vendite a 7.318 unità (+4,5% sul 2011) ricavi a 2,4 miliardi ed un utile netto a 244 milioni in crescita del 18%. Una valutazione di 20 volte l’utile , da non escludere per un brand del lusso (ma Marchionne pensa a multipli ben superiori) potrebbe attribuire ai cavallino rampante un enterprise value attorno ai 4,5 miliardi.

A trainare i conti del gruppo è ancora la controllata Usa Chrysler, anche se nell’ultimo trimestre i margini operativi si sono ridotti al 4,1% dal 4,5% del trimestre precedente. Ma l’aspetto più inquietante, che rende più complesse le trattative con il fondo Veba è l andamento del deficit pensionistico di Chrysler aumentato da 2,4 a 8,8 miliardi nel 2012 e decisamente superiore alle previsioni, un grosso ostacolo sulla strada per salire al 100% del capitale di Chrysler.

Il valore della partecipazione dell’Uaw in Chrysler dovrebbe in ogni caso attestarsi attorno ai 3 miliardi di dollari. Un grosso sforzo cui Fiat potrebbe far fronte in più modi:

a) Un acquisto finanziato sul mercato, possibile anche se porterebbe il gruppo ad un livello di indebitamento elevato e superiore ai 10 miliardi di euro. Il gruppo potrebbe approfittare del buon andamento dei mercati obbligazionari per emettere bond superiori ai 5 miliardi di euro già deliberati.

b) Secondo Morgan Stanley la mossa più sensata, anche per dare uno scenario rialzista al titolo Fiat, passa per un aumento di capitale per 1,5 miliardi. . Le stime degli analisti americani indicano uno scarso impatto sul rapporto prezzo/utile 2014 se Fiat dovesse emettere azioni per finanziare i circa 3 miliardi di euro necessari per l’acquisizione. Marchionne, anche di recente, ha smentito l’ipotesi .

c) Non è da escludere nemmeno l’ipotesi Ipo di Chrysler, probabilmente la meno gradita al Lingotto. La strada maestra dell’operazione, infatti, passa per l’acqusto del 100% di Chrysler e successiva fuzione con Fiat in una sola entità da quotare a Wall Street.

La partita, insomma, è aperta. Marchionne ha già aperto tavoli della trattativa con le banche d’affari per non trovarsi privo di munizioni finanziarie il giorno X. Nella speranza che l’eventuale guerra delle valute non complichi ulteriormente i giochi: il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro e del real può non solo influire sui conti del consolidato Fiat ma anche mettere a rischio la strategia di produrre in Italia vetture rivolte ai mercati extra Ue.

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