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Informazione online e indici di gradimento senza qualità: il pericolo di una replica dell’Auditel

Dalla scorsa estate Google sta sperimentando un’iniziativa che mette i brividi a molti giornalisti. Agli articoli che compaiono consultando Google News saranno abbinati una foto dell’autore e i dati biografici e personali che si trovano su Google Plus, il social network lanciato nello scorso giugno. Niente di male, in apparenza. Attualmente, Google News è pieno di titoli, articoli e foto prodotti da giornalisti e, se l’esperimento darà i risultati positivi sperati, fra qualche mese sarà corredato anche di informazioni riguardanti gli autori, aumentando la trasparenza. In fondo, è ormai una abitudine consolidata sul Web quella di conoscere tutto sulle persone con le quali entri in contatto: non basta più avere a disposizione il prodotto, occorre anche avere dettagliate notizie del produttore.

Ma alcuni commentatori negli Stati Uniti hanno osservato come l’iniziativa comporti il rischio di modificare radicalmente il modo con il quale gli utenti accedono a Google News. Alle informazioni sull’autore saranno infatti abbinati i commenti dei suoi lettori e si potrà conoscere il numero di persone che lo hanno fatto entrare nel loro circolo di apprezzamento. Ne nascerà una classifica di gradimento, l’incubo di ogni giornalista, che finirà con l’indirizzare gli utenti verso gli autori più popolari, marginalizzando gli altri nella logica di qualunque motore di ricerca.

I meccanismi ormai consolidati del Web spingono in questa direzione, ma i pericoli per il giornalismo non sono pochi. Essere i più letti non significa sempre produrre anche l’informazione migliore: in Inghilterra i tabloid vendono milioni di copie, i quotidiani di qualità si fermano a poche centinaia di migliaia proprio perché non cercano facili applausi. Bisogna dire alla gente anche le cose che la gente non vuole ascoltare, rinunciando al populismo che fa aumentare gradimento e tirature a scapito del ruolo che il giornalismo dovrebbe avere in ogni società democratica.

Se il Web continuerà a stilare classifiche di gradimento per attirare pubblicità sui blog più visitati, rischierà di seguire il destino della televisione, i cui programmi sono peggiorati a causa dell’ossessione per l’Auditel.

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