“A Milano non siamo al bis di Tangentopoli. Nel febbraio del 1992 Mario Chiesa fu colto in flagrante con i soldi di una tangente in mano, la corruzione era palpabile e il problema del finanziamento illecito dei partiti era devastante. Oggi c’è un’inchiesta della Procura che ipotizza una “espansione immobiliare incontrollata” e forme di “corruzione circolare” ma di reati per ora non c’è certezza. Allora era una tragedia oggi assomiglia a una farsa”. Chi parla è Piero Borghini, già sindaco di Milano agli inizi degli anni ’90 proprio alla vigilia dello scoppio di Tangentopoli e oggi riformista disincantato ma aperto sostenitore del sindaco Sala: grande rispetto della magistratura ma no alla Repubblica giudiziaria che vuole rubare il mestiere alla politica. In questa intervista a FIRSTonline, Borghini non si sottrae alle considerazioni politiche che l’inchiesta di Milano solleva e non le manda a dire al Pd e, ancor di più ai Cinque Stelle. Ecco le sue considerazioni.
Borghini, l’inchiesta della Procura sulla presunta “corruzione circolare” legata al boom immobiliare con l’iscrizione del sindaco Sala nel registro degli indagati e la richiesta dei domiciliari dell’assessore all’Urbanistica e del re del mattone è stato ed è uno shock per Milano: posto che il garantismo debba valere anche in questa occasione, siamo tornati all’epoca di Tangentopoli dei primi anni Novanta? Che cosa c’è di simile e che cosa di diverso rispetto ad allora?
“No, non siamo al bis di Tangentopoli. Tangentopoli era una tragedia, il caso di oggi a Milano, per quanto se ne sa, sembra una farsa. L’unico elemento di somiglianza è che oggi, come ieri, sembra affermarsi la Repubblica giudiziaria per la debolezza della politica, ma per il resto sono due casi non comparabili. Dietro Tangentopoli c’era un problema molto grande – il finanziamento illecito dei partiti – a cui la politica non seppe dare una risposta efficace aprendo la strada al crollo della Prima Repubblica. Nel febbraio del ’92 Mario Chiesa, che lo stesso Craxi definì “un mariolo”,- fu preso in flagrante con i soldi di una tangente in mano. La corruzione era palpabile. Oggi siamo di fronte a un orizzonte diverso. Allora la corruzione era reale, oggi è tutta da dimostrare”.
E perché mai saremmo alla farsa?
“Perché oggi la magistratura contesta ‘l’espansione immobiliare incontrollata’, ma dove sarebbe il reato? Non tocca alla magistratura ma alla politica regolare l’espansione di una città metropolitana. La magistratura fa benissimo ad accertare se ci sono reati e a colpirli duramente, ma per ora – da quanto è emerso dall’inchiesto della Procura- non vedo fatti certi ma suggestioni letterarie”.
Non crede che l’enorme espansione immobiliare e il rilevante flusso di denaro che in questi anni a Milano è circolato attorno al mattone abbiano finito per erodere i presidi anti-corruzione e per alimentare l’arroganza dei costruttori, degli immobiliaristi e delle archistar nei confronti dell’amministrazione comunale, come sembra emergere dalle prime intercettazioni dell’inchiesta della Procura?
“Quelli che lei evoca sono problemi seri ma che vanno collocati in un contesto più ampio. Il punto di partenza è che, dopo il grande successo dell’Expo del 2015, Milano ha percorso il sentiero della globalizzazione ed è diventata una città davvero globale, capace di attrarre sempre più investimenti, ma basata principalmente sugli investimenti immobiliari e sulla crescita del turismo. Il punto critico di Milano è stato ed è il mancato matrimonio tra la ricerca e l’industria, anche se non va dimenticato che la principale eredità dell’Expo è stata la nascita a Milano dello Human Technopole che è il più importante centro italiano di ricerca”.
Borghini, le sue analisi sullo sviluppo di Milano sono molto interessanti ma non bastano a fare i conti con il veleno della corruzione, se e quando essa si manifesta.
“Non mi voglio certo sottrarre al problema e, come ho detto prima, la magistratura fa benissimo a verificare se si stanno manifestando casi di corruzione e se ci sono reati e ad ammanettare i colpevoli, ma è auspicabile che non legga la realtà con lenti ideologiche e che non invada il campo della politica. Che significa che l’espansione immobiliare di Milano è incontrollata? Milano ha scelto di crescere in verticale e ha scelto di crescere nei Comuni adiacenti della città metropolitana che è: dove sta il reato? C’è una legge urbanistica che regola gli investimenti. C’è arroganza dei professionisti e degli immobiliaristi? Può darsi e anche questo è l’effetto dell’assenza di un’adeguata gamba industriale. Ma dalla magistratura ci aspettiamo l’individuazione e la repressione dei reati, se ci sono, non analisi letterarie e sociologiche. I reati sono una cosa, le opinioni sono un’altra”.
Però che attorno al boom immobiliare di Milano ci fosse qualche dubbio era già venuto alla luce con la tormentata vicenda parlamentare del decreto “Salva Milano”: è stato un errore concepire un provvedimento di sanatoria del genere o ritirarlo?
“Quel provvedimento non era una sanatoria ma una legge interpretativa, studiata da giuristi ed esperti della materia, di una legge urbanistica antiquata che richiedeva adeguati chiarimenti. L’errore, come ho avuto modo di dire al sindaco Sala, non è stato presentare il cosiddetto ‘Salva Milano’, che per altro era già stato approvato da uno dei due rami del Parlamento, ma ritirarlo. Il compito della politica è fare leggi chiare che non ostacolino lo sviluppo e riducano i rischi di corruzione”.
Il sindaco Sala si è detto sconcertato dall’inchiesta della Procura di Milano e ne ha preso le distanze sostenendo che la sua lettura dei fatti è diversa da quella dei magistrati: come valuta il comportamento del sindaco e che cosa dovrebbe fare per difendere la sua onorabilità e quella della città? Resistere o dimettersi?
“Resistere, senza alcun dubbio. Sarebbe assurdo che il sindaco di Milano, che è uno dei leader del centrosinistra, venisse trasformato in un’anatra zoppa per un’inchiesta della magistratura che è solo agli inizi e che per ora non ha dimostrato niente. Semmai il problema di Sala è ritrovare le energie per affrontare i veri problemi di Milano, che è diventata una città globale ma con salari italiani, e mettere in campo politiche efficaci nel campo dell’housing sociale e di una moderna politica urbanistica”.
C’è chi collega il caso Loro Piana e l’inchiesta sul boom immobiliare per sostenere che la Procura di Milano ha riscoperto un protagonismo che, al di là della doverosa ricerca e condanna di eventuali reati, può interferire nella vita amministrativa e politica di Milano: è un pericolo reale o un sospetto infondato?
“Bisogna riconoscere che la Procura di Milano è fatta di magistrati seri e competenti ma il protagonismo giudiziario è sempre deleterio e può fare danni. Spero che prevalgano la saggezza e l’equilibrio di giudizio”.
L’Expo del 2015, grazie all’ottimo lavoro del sindaco Sala, è stato il trampolino di lancio del modello Milano, cioè una combinazione tra pubblico e privato in funzione della velocità di decisione e dell’efficienza, che in anni più recenti è sembrato però perdere slancio: l’inchiesta della Procura e le ombre che porta con sé sul boom immobiliare affosseranno il modello Milano o saranno l’occasione per ripensarlo? In che direzione?
“Milano è una realtà metropolitana unica in Italia e nel mondo che richiede politiche intelligenti e da aggiornare continuamente. Non c’è dubbio che oggi il cosiddetto modello Milano sia in difficoltà, ma non per l’inchiesta dell Procura, ma per problemi di fondo come l’assenza di un’adeguata presenza industriale. Il tema è: come sviluppare una formazione moderna ed efficace dei lavoratori, come attrarre cervelli e come collegare tutto questo all’industria. Ecco perché un social housing attrattivo e accogliente è essenziale ed ecco perché spero che il sindaco Sala abbia la forza di affrontare questa sfida”.
Le destre milanesi, ma non la premier Meloni, e i Cinque Stelle chiedono le dimissioni del sindaco Sala senza attendere le conclusioni dell’inchiesta della magistratura e fra pochi mesi ci saranno le elezioni in sei regioni molto importanti del Paese: che effetti politici può avere il caso Milano e come dovrebbe rispondere il centrosinistra all’arrembaggio della destra?
“Il Pd, che è il principale partito del centrosinistra milanese, deve scendere in campo e difendere il sindaco Sala senza se e senza ma, senza ripetere l’errore che fece nel 1993 quando, allo scoppio di Tangentopoli, rinunciò a difendere la giunta comunale di ispirazione civica che ebbi l’onore di guidare, aprendo la strada alla destra che poi governò Milano per vent’anni. Mi auguro che il Pd non ripeta un errore di miopia politica così grande come avvenne nel ’93 perché spalancherebbe di nuovo la strada alle destre con effetti disastrosi non solo a Milano ma probabilmente in altre zone d’Italia”.
Ma nel centrosinistra c’è anche Giuseppe Conte che non ha perso tempo a chiedere le dimissioni di Sala….
“Ma c’è ancora qualcuno che crede che Conte sia di sinistra? Il leader dei Cinque Stelle è un populista che fa il suo gioco, ma Milano è Cinque Stelle free perché nelle elezioni comunali del 2021 il partito di Conte ha raccolto il 2,78% contro il 33,84% del Pd e il 9,14% della lista Beppe Sala sindaco. Lo sanno tutti che a Milano i Cinque Stelle non contano nulla e sarebbe davvero bizzarro che il Pd li assecondasse nella loro folle richiesta di dimissioni del sindaco Sala”.