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Imprese, Assonime: “Estendere compensazioni ai crediti commerciali”

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In questa fase di crisi, i prestiti garantiti non sono l’unica strada per aumentare la liquidità delle imprese: lo Stato deve anche accelerare il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni. È questa una delle proposte contenute nel parerre che Assonime ha inviato alle Commissioni VI e X della Camera in merito al decreto Liquidità .

Dal punto di vista normativo, l’associazione italiana delle società per azioni fa rilevare che il pagamento dei debiti commerciali non incontrerebbe alcun ostacolo da parte delle autorità europee, in quanto non si tratterebbe di aiuti di Stato, ma di un semplice obbligo nei confronti dei fornitori.

Di conseguenza, secondo Assonime sarebbe necessario completare il pacchetto di misure previste dal decreto Liquidità con un nuovo intervento. Il Governo dovrebbe quindi inserire nel decreto Aprile una serie di misure che facilitino il pagamento dei debiti della Pa scaduti e certificati, riducendo gli ostacoli burocratici che oggi rallentano l’accesso delle imprese alla liquidità.

Ad esempio, continua Assonime, l’Esecutivo potrebbe intervenire sul fronte fiscale per favorire le compensazioni. In particolare, potrebbe consentire alle imprese di sottrarre ai propri debiti fiscali tutti i crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione: quindi non solo quelli fiscali, ma anche quelli commerciali.

Infine, l’Associazione suggerisce di agire sul fronte dell’Iva. A questo proposito, anche il Forum on tax administration (Fta) dell’Ocse ha pubblicato da poco un documento in cui invita gli Stati ad accelerare i rimborsi Iva, a rendere più flessibile il recupero dell’imposta sui crediti insoluti e ad estendere temporaneamente il regime opzionale della liquidazione dell’Iva per cassa (che permette di differire l’esigibilità e la detraibilità dell’Iva al momento in cui i corrispettivi sono riscossi e le forniture sono pagate).

In realtà, l’Italia è fra i pochi Paesi che hanno introdotto questo regime, ma solo per le imprese con un volume d’affari non superiore a 2 milioni di euro. Per Assonime, “occorrerebbe valutare se tale regime possa essere esteso alle imprese di maggiore dimensione, d’intesa con le istituzioni europee”.

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