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Il lavoro in Italia: più occupati ma ore lavorate e retribuzioni rallentano

Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia presenta aspetti positivi che si intrecciano, però, con criticità che vengono da lontano.

Il numero degli occupati è aumentato, superando i 24,8 milioni. Dal minimo del 2013, sono stati creati 500mila posti di lavoro, meno della metà di quanti ne erano stati persi in precedenza. Ne mancano oltre 530mila per tornare ai valori del 2008. L’aumento degli occupati si è accompagnato ad un più robusto incremento delle ore lavorate, che a livello aggregato si erano ridotte di oltre il 9% durante la crisi.

Nel 2016, le ore complessivamente lavorate nell’economia italiana si sono nuovamente avvicinate ai 43 miliardi, rimanendo, però, circa 3 miliardi al di sotto del 2007. L’aumento dell’occupazione e delle ore lavorate ha favorito una ripresa del valore totale delle retribuzioni, che si è, però, sviluppata su ritmi moderati, conseguenza della debole crescita dei salari.

Passando da dati aggregati a quelli per occupato appare, però, chiaro come la crisi abbia accelerato processi in corso da tempo, rendendo più evidenti alcune criticità, che la ripresa è riuscita a correggere solo in parte.

Durante la recessione, le ore lavorate in media ogni anno da un occupato sono scese da 1.818 a 1.717, proseguendo un trend che, sebbene con maggiore gradualità, aveva caratterizzato anche il periodo precedente. Nonostante il recupero degli ultimi anni, nel 2016, un occupato nell’economia italiana ha lavorato in media quasi 90 ore in meno del 2007, un calo prossimo al 5%.

Dallo scoppio della crisi si è, inoltre, assistito ad un sensibile rallentamento delle retribuzioni per occupato dipendente. Nei quindici anni precedenti, erano aumentate ad un ritmo medio annuo superiore al 3%, passando da 16.781 euro nel 1995 a 24.853 nel 2008. Negli ultimi otto anni, il tasso di crescita è sceso allo 0,7%, meno di un quarto della dinamica precedente, con il valore salito a 26.284.

La debole crescita dei prezzi degli ultimi anni ha in parte attenuato gli effetti di questo rallentamento sul potere d’acquisto delle retribuzioni, che si inserisce, però, in un trend di debole sviluppo che ha interessato tutti gli ultimi venti anni: tra il 1995 e il 2016, il potere d’acquisto delle retribuzioni per occupato nell’intera economia è aumentato complessivamente di solo il 3%.

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