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Il food di qualità porta la Campania al vertice delle Regioni con fatturati record

FIRSTonline

La Campania è salita in testa alla classifica delle Regioni per quantità di marchi Dop e Igp italiani e guarda ai fondi del PNRR per allargare il sistema agricolo-industriale sostenibile. Il cibo campano di qualità vale complessivamente 781 milioni di euro e con la nuova programmazione agricola potrà aumentare ancora. Il XIX Rapporto Ismea – Qualivita stavolta ha puntato decisamente le lancette virtuose verso Sud. Soltanto la mozzarella di bufala, prodotta nelle due province di Salerno e Caserta, ha un valore di mercato di 414 milioni di euro. Nel paniere virtuale delle produzioni eco c’è poi la pasta di Gragnano IGP ed altri prodotti a marchio controllato. Manca, per ora, l’olio a denominazione Igp. Che le aziende agricole abbiano investito nella trasformazione e nella tutela di decine di prodotti in una Regione a lungo martoriata da danni ambientali è dunque un dato di fatto. La circostanza che venga riconosciuto anche dall’Istituto agricolo nazionale si trasforma in un incentivo a fare ancora meglio. C’è, quindi, attenzione per i prossimi passi.

La forza delle imprese

La crisi del comparto agricolo, tuttavia, si fa sentire anche qui. Due giorni fa gli agricoltori sono scesi in piazza a Salerno per chiedere sostegni economici contro il caro energia e l’aumento dei prezzi dei concimi. Ciononostante, Ismea ha stabilito che le imprese del Sud e delle isole sono cresciute in fatturato del 7,5%. Al Nord i marchi Dop e Igp del food nazionale vanno altrettanto bene, ma i principali successi su produzioni ed esportazioni sono da Roma in giù. Otto Regioni del Mezzogiorno generano il 16% del valore complessivo nazionale con il fatturato record di 2,7 miliardi di euro. Tutto questo perché in campo ci sono 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino, 200mila operatori e una buona lista di iniziative di agricoltura green.

Il Presidente di Cia agricoltori Campania, Alessandro Mastrocinque, prova a spiegare il fenomeno: “I numeri testimoniamo la lungimiranza degli investimenti nelle filiere come incubatori di economie da spalmare a raggiera sui territori”. Una ricaduta economica mai vista prima. Tra le eccellenze, come si diceva, manca ancora l’olio d’oliva, di cui sono ricche soprattutto le zone interne della Regione con produzioni intensive e con buoni indici di sostenibilità ambientale. L’attesa dovrebbe durare poco in quanto la pratica è nelle mani della Commissione europea. Si rafforza anche il rapporto tra campagna e aziende per la commercializzazione sui mercati esteri.

Gli investimenti per l’ambiente

Il successo decretato da Ismea va ricondotto anche allo sviluppo di poli economici nati intorno ai Consorzi di tutela. Testimoniano la propensione a fare rete come in tante altre parti d’Italia, ma andrebbero organizzati anche meglio. In fondo, hanno diritto a entrare a pieno titolo nei distretti produttivi e far salire, così, occupazione e redditi. Per il 2022 i fondi del PNRR sono l’occasione più ghiotta per misurare la forza delle imprese agricole e di trasformazione di superare congiunture sfavorevoli. E non soltanto nel food, data la lunga catena del valore che accomuna settori trainati.

Del resto, nel 2021 la Regione ha superato di oltre 90 milioni di euro la soglia di disimpegno ( revoca di fondi futuri ) della spesa europea per l’agricoltura. Il contesto regionale ha tuttora necessità ambientali, di biodiversità, di energie pulite. Più del 53% dei fondi finora è andato ad interventi per l’ambiente e “quasi il 55% – ha spiegato l’Assessore all’agricoltura Nicola Caputo – ad interventi orientati a contrastare i cambiamenti climatici”. Del successo tributato dall’Ismea a fine 2021 non c’era ancora traccia. Ora bisogna prenderne buona nota e cercare di non arretrare.

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