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Franzo Grande Stevens è morto: addio all’avvocato degli Agnelli, presidente della Juventus e vicepresidente Fiat

Imagoeconomica

Franzo Grande Stevens è morto. Il mondo della Juventus, dell’industria italiana e dell’avvocatura piange la scomparsa dello storico legale della famiglia Agnelli, presidente onorario della Juventus e vicepresidente della Fiat. Nato a Napoli il 13 settembre 1928, si è spento a Torino all’età di 96 anni, pochi mesi prima di compiere 97 anni.

Professionista di straordinario rilievo, Grande Stevens è stato per decenni il legale di fiducia di Gianni Agnelli, tanto da essere soprannominato “l’avvocato dell’Avvocato”. Laureatosi in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli nel 1951, si iscrisse all’Ordine degli Avvocati di Torino nel 1956, dando inizio a una carriera che lo ha visto protagonista in molte delle più complesse vicende societarie del secondo Novecento italiano.

Franzo Grande Stevens: dai vertici Fiat alla presidenza della Juventus

Nel corso degli anni ha ricoperto incarichi di grande responsabilità: vicepresidente della Fiatpresidente della Compagnia di San Paolo, di Toro Assicurazioni, di Ciga Hotelse presidente della Juventus dal 2003 al 2006, ruolo che lasciò per assumere quello di presidente onorario del club. Proprio la Juventus lo ha ricordato con un messaggio ufficiale: “Lutto per il mondo della Juventus e per quello dell’avvocatura italiana. Si è spento, all’età di 96 anni, Franzo Grande Stevens. Da sempre legato ai colori bianconeri, dal 2003 al 2006 è stato il nostro Presidente, diventando proprio a partire da quell’anno Presidente Onorario del Club. La Juventus si stringe nel dolore e nel lutto, e rivolge le condoglianze e un forte abbraccio alla famiglia di Franzo Grande Stevens”.

Una carriera al servizio dei grandi nomi dell’industria

Nel corso della sua lunga carriera ha tutelato gli interessi di alcune delle più importanti famiglie e realtà imprenditoriali italiane, tra cui i De Benedetti, i Lavazza, i Pininfarina e i Ferrero. Figura di riferimento anche per l’avvocatura italiana, è stato avvocato cassazionista dal 1958, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Torino dal 1968 al 1978, presidente della Cassa Nazionale di Previdenza Forense e del Consiglio Nazionale Forense tra gli anni ’80 e ’90, e membro del CNF fino ai primi anni Duemila.

Fiat, Marchionne e la strategia del rilancio

Accanto a Gianluigi Gabetti, fu tra i principali artefici della strategia finanziaria che nel 2005 permise alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo della Fiat. Una manovra decisiva, che segnò una svolta per il futuro del gruppo e aprì la strada all’alleanza con Chrysler sotto la guida di Sergio Marchionne, dando origine alla nuova era Fca.

Il legame con Marchionne fu anche personale. In una lettera pubblicata dal Corriere della Sera nel 2018, pochi giorni prima della scomparsa del manager, Grande Stevens lo definì “un figlio diventato un fratello” e raccontò come la sua nomina alla guida della Fiat fosse stata voluta da Umberto Agnelli in persona:

“La sua scelta come amministratore delegato fu voluta da Umberto Agnelli, che prima di morire ci chiese – a me e a Gabetti – di portarlo in Fiat. La sua intelligenza si era già distinta alla Sgs, dove aveva creato un modello assicurativo rivoluzionario. E alla guida della Fiat ha ottenuto risultati straordinari: l’azzeramento del debito e il rilancio del gruppo”.

Franzo Grande Stevens era noto anche per la sua cultura internazionale: parlava fluentemente cinque lingue – francese, inglese, spagnolo, russo e portoghese – e ha lasciato un’impronta duratura nei mondi del diritto, dell’economia e dello sport italiani.

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