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Fiat luci e ombre: non convince la Borsa. Giù il titolo oggi a Piazza Affari

Nel dubbio, vendi. E’ la filosofia che gli operatori hanno applicato a Fiat, dopo l’annuncio degli attesi risultati del terzo trimestre. Il titolo del Lingotto, già sospeso per eccesso di ribasso, affonda ben sotto i 4 euro, vanificando i guadagni della mattina sull’onda dei risultati Chrysler.

Eppure, almeno ad una prima lettura, non tutto è poi così negativo in casa Fiat. Tanto per cominciare nel terzo trimestre il gruppo Fiat ha registrato un aumento dell’utile della gestione ordinaria a 951 milioni di euro (851 milioni nel terzo trimestre 2011), meglio delle previsioni medie degli analisti (910 milioni) . Anche l’utile netto, più che doppio rispetto al 2011, supera le stime del mercato (286 milioni contro attese per 250 milioni).

Le note positive, però, finiscono qui. Per il resto, sui conti e, più ancora, sulle prospettive del gruppo dell’auto pesano incognite già note ed altre meno scontate. Vediamo quali:

a) La Fiat, recita una nota, “ha affinato i propri target economici per il 2012 al livello inferiore dell’intervallo originario”. Ovvero, per quest’ anno, a fonte di ricavi di circa 83 miliardi, l’ utile della gestione ordinaria non andrà oltre quota 3,8 miliardi, al punto più basso della forchetta individuata tre mesi fa quando era stata abbassata l’asticella precedente (tra i 4,6 e i 5,3 miliardi). E’ finita qui o la revisione al ribasso proseguirà nel prossimo trimestre?

b) Come già previsto, Fiat ha infatti abbassato i target per i prossimi esercizi: per il 2013 è atteso un utile della gestione ordinaria tra 4 e 4,5 miliardi; per il 2014, su ricavi tra 94 e 98 miliardi ( contro i 104 miliardi già previsti), l’ utile della gestione ordinaria è previsto tra 4,7 e 5,2 miliardi. E poi?

c) Il motivo di maggior inquietudine, al solito, riguarda il livello dell’indebitamento, cresciuto nonostante la stretta sugli investimenti. Nel corso dell’ultimo trimestre, insomma, la Fiat ha bruciato cassa. Certo, l’azienda promette che entro fine anno l’indebitamento netto industriale scenderà a 6,5 miliardi. Ma per ora l’asticella è salita a 6,7 miliardi.

d) Dal punto di vista delle strategie, il gruppo Fiat fa sapere, attraverso le slide della presentazione di Sergio Marchionne agli analisti, di aver scelto l’opzione di “fare leva sui grandi marchi storici premium come Alfa Romeo e Maserati, riallineare il portafoglio prodotti e riposizionare l’attività per il futuro”. L’alternativa era di “rimanere focalizzati su un mercato di massa non premium e razionalizzare la capacita’ produttiva chiudendo uno o più” impianti. Ovvero Fiat punta su prodotti a maggior valore aggiunto da esportare sul mercato Usa. Gli investimenti per rinnovare la gamma tradizionale possono attendere.

e) Il mercato prende atto di questa decisione, già scontata e, in buona parte, obbligata. Come sottolinea una nota di Morgan Stanley, Marchionne deve centrare due obiettivi: fare girare le fabbriche italiane, oggi drammaticamente sottoutilizzate, e limitare l’espansione di Chrysler rispetto al Lingotto. Altrimenti la cugina di Detroit rischia di acquistare troppo valore rispetto al Lingotto, rendendo così problematica l’esecuzione del contratto originale. Il sindacato Usa è restio è vendere le proprie azioni al prezzo concordato in passato (assai inferiore al valore reale di oggi), che tra i parametri prevedeva pure l’Ebitda di Fiat. Le due parti si vedranno presto presso il tribunale del Delaware, visto che la memoria dell’Uaw andrà depositata entro domenica 5 novembre. Allora, però, le elezioni Usa saranno già cosa fatta. E chissà se alla Casa Bianca ci sarà ancora l’amico Barack Obama oppure quel Mitt Romney che ha già messo nel mirino super Sergio.

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