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Festival Economia Trento: 5 premi Nobel dal 3 al 6 giugno

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Torna il Festival dell’Economia di Trento e lo fa in grande stile: dopo il rinvio (e il ridimensionamento in streaming) dell’anno scorso causa Covid, la 16 edizione della rassegna diretta da Tito Boeri torna in buona parte in presenza e si svolgerà dal 3 al 6 giugno. Mai come questa volta l’evento avrà una forte dimensione internazionale, impreziosita dalla presenza di ben 5 premi Nobel: non solo Michael Kremer, premio Nobel per l’Economia del 2019, che aprirà la kermesse con una lectio magistralis dedicata all’economia dei vaccini, ma anche Paul Milgrom, Joseph Stiglitz, Michael Spence, Jean Tirole, oltre che la capo economista del Fondo Monetario Internazionale Gita Gopinath, i francesi Thomas Piketty, Philippe Aghion e Olivier Blanchard, e Mark Carney. Il titolo di questa edizione è “Il ritorno dello Stato, imprese, comunità, istituzioni”, dunque tutto ruoterà intorno al Covid, a quanto è stato importante il ruolo del pubblico nell’affrontare la pandemia e a come verrà organizzata la ripartenza.

I vari ospiti si confronteranno dunque su come affrontare uno scenario assolutamente inedito all’interno del quale si sono sviluppate nuove interazioni tra amministrazioni pubbliche e istituzioni democratiche, fra tecnostruttura e politica, tra società e Stato. Il programma è molto nutrito: si parte giovedì 3 giugno con l’inaugurazione e l’intervento di Kremer, poi nei giorni successivi interverranno, oltre agli esperti sopra citati, anche rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico, alcuni ministri del Governo Draghi (sono attesi anche Vittorio Colao e Roberto Cingolani), intellettuali come Giulio Sapelli ed esperti del lavoro come Marco Bentivogli. Intervengono anche l’ex premier Romano Prodi e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

“La fine della pandemia – scrive il direttore scientifico Tito Boeri nel presentare il Festival – può essere l’occasione per ridisegnare i confini dello Stato, rafforzare la sua presenza dove ce n’è maggiore necessità progettandone la ritirata altrove. Cosa deve fare il settore pubblico per i propri cittadini e cosa invece deve limitarsi unicamente a regolare e lasciare all’iniziativa privata? E come trattare il privato che non si limita perseguire i propri interessi individuali o di impresa, ma che si organizza in comunità, in associazioni del Terzo settore, capaci di occuparsi del bene comune al pari, se non meglio, del settore pubblico? La ricerca di vaccini contro il Covid-19 ha beneficiato di un forte sostegno pubblico. Senza questi finanziamenti probabilmente non sarebbe stato possibile bruciare i tempi. La scienza non aveva mai impiegato meno di 12 anni per trovare un vaccino contro patogeni virali”.

“In casi come questi – prosegue Boeri -, dove sono in gioco forti esternalità, è giusto che ci sia uno Stato imprenditore che condivide con il privato i rischi di impresa. Ma cosa c’entra tutto questo con chi oggi propone una nuova IRI o la creazione di Banche dello Stato? Anche una volta ridefinito il perimetro dell’intervento pubblico, è bene interrogarsi su come renderlo più efficiente nel fare le cose che è giusto che faccia. La pandemia è stato uno stress-test molto impegnativo per le amministrazioni pubbliche”.

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Categories: Economia e Imprese