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Fca investe 4,5 miliardi negli Usa, 6.500 assunzioni

Un investimento da 4,5 miliardi di dollari per potenziare la produzione statunitense e favorire l’espansione dei marchi Jeep e Ram. Questo l’annuncio arrivato ieri, 26 febbraio, da parte di Fiat Chrysler Automobiles. La società guidata da Mike Manley costruirà un nuovo impianto produttivo a Detroit e aumenterà la produzione di altri cinque stabilimenti in Michigan. Attraverso queste operazioni, Fca stima la creazione di circa 6.500 posti di lavoro. L’ammontare degli investimenti effettuati negli Stati Uniti dal 2009 ad oggi sale dunque a 14,5 miliardi di dollari, mentre il numero di posti di lavoro arriva a 30mila unità.

Le importanti novità annunciate per il momento non scaldano il titolo che a Piazza Affari cede lo 0,2% a 13,08 euro, ricalcando la performance del Ftse Mib (-0,17%), mentre sulla Borsa di New York le azioni hanno concluso la seduta in ribasso dell’1,3%.

Scendendo nei dettagli, il piano prevede di destinare 1,6 miliardi di dollari alla conversione dei due impianti del Complesso Mack Avenue Engine nello stabilimento che in futuro produrrà la Jeep Grand Cherokee di prossima generazione e un nuovo Suv full-size a tre file del marchio Jeep e modelli ibridi plug-in (PHEV). Per supportare la produzione ci saranno 3.859 nuovi posti di lavoro.

Per quanto riguarda il nuovo stabilimento invece, la sua costruzione comincerà entro i primi sei mesi del 2019, mentre la produzione dei primi veicoli a tre file partirà alla fine del 2020, seguita dalla nuova Grand Cherokee nel primo semestre del 2021.

Andando avanti, 900 milioni serviranno per potenziare l’impianto di Jefferson North che produce il Dodge Durango e la Jeep Grand Cherokee di nuova generazione. Qui saranno creati 1.100 posti di lavoro.

Fca ha inoltre confermato che l’investimento nello stabilimento Warren Truck per la ristrutturazione in vista della produzione dei nuovi modelli Jeep Wagoneer e Grand Wagoneer, annunciato nel 2017, insieme ai relativi modelli elettrificati, salirebbe a 1,5 miliardi di dollari. In questo impianto si continuerà a produrre anche il Ram 1500 Classic e si prevede la creazione di 1.400 nuovi posti di lavoro. E ancora: 245 milioni di dollari serviranno per aumentare la produttività dello stabilimento di Warren Stamping,160 per quella di Sterling Stamping, dove sono previste 80 assunzioni.

Gli investimenti elencati, sottolinea Fca, fanno parte del piano di investimenti del Gruppo presentato a giugno 2018 e della strategia inaugurata nel 2016 da Sergio Marchionne. Una strategia che prevede di spostare la produzione verso i SUV e i pickup, che hanno intercettato la maggior crescita della domanda. Di contro, è cessata la produzione di vetture compatte.

“Tre anni fa, Fca ha intrapreso un cammino mirato alla crescita della redditività, facendo leva sulla forza dei marchi Jeep e Ram attraverso il riallineamento della nostra capacità produttiva negli Stati Uniti”, ha commentato nella nota Mike Manley, ad del gruppo. “L’annuncio di oggi rappresenta la fase successiva di questa strategia. Consente a Jeep di entrare in due segmenti di mercato ad alto margine in cui attualmente non è presente oltre a permettere la produzione di nuovi prodotti Jeep elettrificati, tra cui almeno quattro veicoli ibridi plug-in e la flessibilità di produrre veicoli full battery electric”.

Alcune novità arrivano anche per l’Italia: in parallelo agli investimenti americani, Fca ha annunciato ai sindacati la partenza della produzione del nuovo modello C-Suv Alfa Romeo a Pomigliano. I turni settimanali aumenteranno da 10 a 12 a causa della maggior richiesta di Fiat Panda. “Una buona notizia per Pomigliano. Incominciano a realizzarsi i primi investimenti per l’Alfa Romeo, confidiamo che a breve vengano annunciati quelli più corposi che investiranno le future linee di montaggio”, ha commentato Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim. Più cauto Edi Lazzi, segretario della Fiom Cgil: “Le nostre preoccupazioni per il destino degli stabilimenti italiani (di Fca) e torinesi in particolare non possono che aumentare. Viene confermato quello che da tempo segnaliamo: il progressivo spostamento del baricentro produttivo e di interesse economico finanziario verso il Nord America con un lento ma costante disimpegno dall’Europa e in particolar modo dall’Italia”, continua Lazzi.

In questo contesto occorre ricordare che la Fiom ha interrotto la trattativa per il rinnovo del contratto: “Non c’erano più le condizioni per proseguire” ha detto la segretaria generale della Fiom Francesca Re David. La trattativa continua invece con le altre sigle sindacali.

 

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Categories: Finanza e Mercati