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Euro e petrolio ai massimi, schiarita Corea, Piazza Affari al nono rialzo

FIRSTonline

Euro ai massimi dal dicembre 2014, così come il petrolio, salito oltre la barriera dei 70 dollari. Piazza Affari, in ascesa del 7,3% da inizio anno, è al top dei listini. E non solo in Europa, grazie allo sprint di Fca, delle banche e, soprattutto, del risparmio gestito, a conferma della svolta del risparmio degli italiani. Queste le indicazioni in arrivo dai mercati finanziari, privi ieri del punto di riferimento di Wall Street. La notizia migliore, però, è arrivata stamane da Pechino: il presidente Xi Jingping ha telefonato a Donald Trump assicurando che la Cina è pronta a collaborare per risolvere la crisi coreana.

ANCHE LO YEN METTE SOTTO PRESSIONE LA VALUTA USA

In questa cornice il Toro sembra in grado di continuare la sua corsa, nonostante l’incognita della debolezza del dollaro, in calo contro tutte le valute. Contro l’euro, sostenuto dall’evoluzione positiva della crisi politica in Germania e dalle dichiarazioni dell’estone Hardo Hanssen, probabile prossimo chief economist della Bce, che si è espresso a favore della fine del Qe a settembre.

Ma anche contro lo yen: Il governatore della Boj, Haruhiko Kuroda, si è detto ottimista sulla congiuntura, mentre il ministro delle Finanze di Tokyo, Taro Aso, si è spinto a dire che, nell’attuale situazione, il rialzo della moneta nipponica sul dollaro “non è un problema”. C’è chi azzarda una spiegazione: l’economia globale vive una fase così positiva che il rialzo dei tassi Usa non è sufficiente a contrastare i flussi di capitali in uscita a caccia di investimenti, beni e servizi in giro per il modo, così come avvenne tra il 2004 ed il 2006, quando il dollaro rimase debole nonostante l’aumento del costo del denaro Usa. Ma c’è chi prevede che, con l’avvio dei flussi di capitali in rientro grazie alla riforma fiscale, il trend invertirà presto direzione di marcia.

Intanto, continua la stagione dei rialzi.

VOLANO LE AZIONI CINESI IN ATTESA DEL PIL

In forte rialzo Hong Kong (+1,1%) sotto la spinta delle azioni cinesi (+1,6% il comparto a loro riservato). I mercati attendono, domani, la pubblicazione dei dati del Pil di Pechino. Secondo il Financial Times il rialzo (tra il 6,5e il 6,6%) non renderà giustizia alla forza della ripresa, perché i dati ufficiali sono stati sottostimati un anno fa per occultare la recessione.

In rialzo anche Tokyo (+0,8%) nonostante la forza dello yen: l’attenzione degli operatori è concentrata sui primi conti societari e sull’Ipo della telefonia mobile da parte di SoftBank (valore 18 miliardi).

PETROLIFERI IN VOLO: ENI TORNA A 15 EURO

Il prezzo del greggio è ancora forte, grazie anche al dollaro debole. Il Brent si è portato sui massimi dal 2014 a 70,01 dollari al barile, Wti a 64,53.

Brillanti i titoli del settore energia in Piazza Affari. Saipem ha chiuso con un rialzo del 2,3%, che proietta la quotazione sui massimi dallo scorso aprile a 4,156 euro. Il titolo guadagna il 10% da inizio anno.

Eni ha preso forza nel pomeriggio e termina in guadagno dell’1,3%, segnando il prezzo più alto da maggio scorso a 14,94 euro. Da inizio anno +8%. Deutsche Bank ha alzato il target price a 15,50 euro da 14,50 euro.

Tenaris +0,56%: Credit Suisse ha alzato la raccomandazione a neutral da underperform e il prezzo obiettivo a 15 da 13 euro.

Ha fatto eccezione Saras, il peggior titolo della seduta con una perdita del 9% a 1,77 euro, prezzo che non vedeva dal marzo dell’anno scorso. Barclays ha abbassato il target price a 1,60 euro da 2,0 euro. Il giudizio resta Underweight. Più drastica SocGen, che ha tagliato la raccomandazione a Sell, da Hold, lasciando invariato il target a 1,80 euro.

MILANO ALLUNGA A NOVE LA STRISCIA POSITIVA

E nove. La Borsa di Milano continua la sua corsa solitaria, senza conoscere ostacoli di sorta. Bastano i numeri a render giustizia di un rally tanto più inatteso perché coinciso con l’avvio della campagna elettorale più incerta dell’Eurozona 2018.

L’indice Ftse Mib (+0,49%) ha toccato quota 23.562, con un rialzo da inizio anno pari al 7,5 %, largamente al di sopra di Francoforte, la più colpita dal rialzo dell’euro.

Gli altri listini del Vecchio Continente restano sottotono: Madrid +0,05%, Parigi -0,13, Londra -0,12%.

L’OCSE PREVEDE UNA NUOVA SPINTA AL RIALZO

Nel mese di novembre il leading indicator Ocse, che anticipa i punti di svolta dell‘attività economica per la tendenza dei prossimi sei/nove mesi, segnala per l‘Italia un nuovo lieve incremento nello slancio della crescita.

Il valore dell‘indice passa a 100,7 da 100,6 di ottobre, segnale di “crescita che guadagna slancio”. Fermo a 100,4 il leading indicator sulla Francia, con prospettive di crescita stabili. Sale a 101,1 da 101,0 l‘indice sulla Germania, per cui l‘Ocse segnala una fase di slancio della crescita.

La Bce potrebbe chiudere il proprio programma di acquisto asset in un‘unica soluzione dopo settembre se economia e inflazione procederanno secondo le previsioni attuali, secondo il banchiere centrale estone Ardo Hansson.

BCE, SI MOLTPLICANO I SEGNALI SULLA FINE DEL QE

In un‘intervista al quotidiano tedesco Boersen, Zeitung Hansson – membro del board della Bce e, secondo alcuni osservatori, possibile candidato a capo economista dell‘istituto centrale alla scadenza del mandato di Peter Praet – spiega che “se la crescita e l‘inflazione evolveranno più o meno in linea con le proiezioni, sarebbe senz‘altro concepibile e anche opportuno terminare gli acquisti dopo settembre”. Dopo le parole di Hansson il tasso del Bund a 10 anni ha toccato il massimo di giornata a 0,526%.

SI ALLARGA LO SPREAD, MA AIUTA IL RATING DI DBRS

Debole in chiusura il secondario italiano, in linea con la quasi totalità del comparto periferico della zona euro. Il differenziale fra decennale italiano e tedesco si è allargata a 148 punti base, con il rendimento del Btp 10 anni che torna al 2%. I Btp mantengono comunque una certa solidità grazie al verdetto di Dbrs che nella tarda serata di venerdì ha lasciato invariato il proprio giudizio sul merito di credito italiano a BBB (high), con trend stabile.

Non sono pochi gli spunti che hanno infiammato Piazza Affari.

AZIMUT GUIDA IL BOOM DEL GESTITO: CEDOLA AL 12%

Continuano i fuochi di artificio sul mondo dell’asset management. Da inizio anno: Anima +15,5%; Fineco +60%; Banca Generali +22%, Banca Mediolanum +5,5%. La guida del rialzo è passata ieri a Azimut, protagonista di un rialzo spettacolare: +12,76%.

La società ha diffuso stime su utili e dividendo 2017 migliori delle attese. Nel corso della convention di Montecarlo, il gruppo italiano del risparmio gestito ha detto di prevedere un utile 2017 compreso fra i 215 e i 225 milioni di euro, il secondo migliore della storia del gruppo. L’amministratore delegato Albarelli ha annunciato che proporrà al Cda la distribuzione di un dividendo da 2 euro per azione, di cui il 50% in contante e il restante 50% in natura mediante la cessione di azioni proprie. Il dividend yield si attesterebbe così al 12%. Il socio Timone Fiduciaria, che oggi è al 15%, potrebbe aumentare la propria quota anche con la partecipazione di “uno o più primari investitori”, restando comunque sotto la soglia d‘Opa.

MARCHIONNE ESCLUDE LO SPLIT DI JEEP, IN VISTA IL BUY BACK

Avanza ancora Fca: +2,14 a 19,54 euro. Sergio Marchionne ha confermato che non dividerà i marchi nonostante le forti attese di crescita per Jeep, ma ha parlato di possibile utilizzo della liquidità futura per l’acquisto di azioni proprie. “I mercati sono molto cambiati, penso che abbia più senso riacquistare azioni (proprie) piuttosto che pagare un dividendo”. L‘ad ha parlato di valori di utile netto significativi nel corso del piano al 2022 (fino al raddoppio rispetto ai valori attuali), che dovrà anche chiudere con la ristrutturazione degli impianti in Italia e quindi con l‘uso strutturale degli ammortizzatori sociali.

La riforma fiscale Usa comporterà un beneficio per il gruppo di un miliardo di euro nel 2018, ha spiegato. Ha poi ricordato l‘azzeramento del debito nel corso del 2018, obiettivo che potrebbe essere raggiunto prima della fine dell‘anno. Scherzando con i giornalisti, al termine della conferenza stampa, ha detto: “Se riesco a ripagare il debito per giugno 2018, mi metto la cravatta”.

In un’ intervista a Bloomberg, Marchione ha inoltre affermato di voler restare ai vertici di Ferrari (-0,2%) fino al completamento del piano di riconversione in campione del Lusso. Lo stesso manager ha confermato che sarà nel consiglio di amministrazione di Exor (+0,5%).

Cnh Industrial -1,3%.

BANCHE, NEL 2018 IL RIALZO È DEL 10%

La ripresa dell’economia e la prospettiva di un aumento dei rendimenti sta beneficando il comparto del credito. L’indice Eurostoxx Banks, ieri +0,2%, è il migliore da inizio 2018 con un balzo del 7,7%, che si confronta con il +3,4% registrato dall’indice Eurostoxx globale.

L’indice Ftse delle sole Banche italiane è salito del 10% nello stesso periodo.

La prospettiva di un quadro macro in ulteriore miglioramento e di rendimenti in crescita favoriscono l’afflusso di liquidità su uno dei settori più maltrattati degli ultimi dieci anni: la performance delle Banche europee dal primo gennaio 2008 ad oggi è -66%, contro una performance piatta dell’indice Eurostoxx globale.

Intesa ha segnato in giornata il prezzo più alto dal gennaio 2016 a 3,056 euro. Da inizio anno il titolo guadagna il 10%, miglior blue chip dell’indice Eurostoxx 50 (+3,3% nello stesso periodo).

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Il gruppo ha comunicato di aver riacquistato 1,703 miliardi di euro di obbligazioni senior garantite dallo Stato italiano emesse dalle ex banche venete a conclusione dell’operazione di buyback tenutasi tra il 3 e il 12 gennaio scorsi. Nel dettaglio, Intesa riacquista 823,5 milioni (su adesioni all’offerta per 833,382 milioni) del bond febbraio 2020 cedola 0,50% di Popolare Vicenza, e 879,8 milioni (su 890,358) del bond febbraio 2020 cedola 0,50% di Veneto Banca. Entrambi i titoli sono stati riacquistati al prezzo di 101,20. Il riacquisto avrà regolamento in data 17 gennaio.

Nel resto del comparto avanza Bper (+0,61%), le altre poco mosse: Unicredit +0,2%, Banco Bpm in calo dello 0,21%. Lo stoxx europeo cede lo 0,13%. Fa eccezione Banca Carige (+7,32%), che recupera parte delle perdite accusate post aumento ma resta sotto la soglia di 0,01 euro.

CONTRASTATE LE UTILITY, MA GOLDMAN PROMUOVE ENEL

Atlantia (-0,5%) sta trattando attività autostradali in India, lo riporta il quotidiano indiano Economic Times.

Enel +1,06%. Nel weekend, Goldman Sachs ha rafforzato la sua raccomandazione Buy, ritoccando il prezzo obiettivo a 6,30 euro da 6,20 euro. Gli esperti prevedono che nei prossimi 3 anni il gruppo potrebbe segnare un tasso composto medio annuo di crescita dell’Eps del 10%

Telecom Italia -0,7%, Mediaset -0,6%: Equita Sim ha ribadito la raccomandazione hold e il prezzo obiettivo a 3,5 euro.

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