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Estonia: conti stabili, debito basso e buona crescita ma occhio alla demografia

Se le stime parlano di un rafforzamento della crescita reale del 2,5%, grazie alla domanda interna e al debito pubblico (10,4% del PIL, dati 2014) più basso nell’UE, i rischi arrivano da lavoro e produttività.

Secondo un report di Deutsche Bank, in Estonia la Bilancia delle Partite Correnti è migliorata significativamente dal 2007 e resta in territorio positivo, con le eccedenze previste a +2,1% del PIL nel 2015 e a +1% nel 2016. Nonostante la debolezza della domanda estera dai principali partner commerciali (stagnazione in Finlandia, recessione in Russia), l’economia ha continuato a crescere nel corso dello scorso anno a un tasso stimato a +1,3%, sostenuta dalla domanda interna. Nel 2016 gli analisti si attendono un rafforzamento della crescita del PIL reale al 2,5% grazie a maggiori capitali provenienti dal Piano 2014-2020, aumento delle esportazioni e decollo dei consumi privati. L’inflazione si aggira intorno allo zero a causa del livello ridotto dei prezzi, con effetti negativi sull’economia reale. Ci si aspetta il livello generale dei prezzi crescere dello 0,1% nel 2015 e dell’1,5% nel corso di quest’anno. Gli istituti bancari sono tuttavia redditizi (RoA al 1,4% a partire dal Q2) e ben capitalizzati. La qualità dell’attivo è alta, con prestiti in ritardo più di 30 giorni a una percentuale ridotta dell’1,5% del totale (dato di ottobre). Nel corso del 2015 il loan-to-deposit ratio è sceso al 104% dal 170% registrato nel 2008, confermando il significativo miglioramento nella dipendenza dai finanziamenti stranieri.

A sottolineare la forte propensione alla stabilità della politica fiscale estone, il debito pubblico pari al 10,4% del PIL (anno 2014) è il più basso nell’UE e completamente coperto da riserve liquide. Dopo un avanzo dello 0,7% del PIL nel 2014, ci si attende un deficit di bilancio dello 0,2-0,3% nel biennio 2015/16 a causa della limitata espansione fiscale (si vedano il taglio del tasso PIT e le escursioni dei salari nel settore pubblico). Come pubblicato dalla Banca Mondiale nel recente rapporto Doing Business, la vittoria del Partito Riformista Estone nelle elezioni di marzo garantisce la prosecuzione delle politiche prudenti, orientata all’economia di mercato. Nonostante questo, l’Estonia resta vulnerabile agli shock esterni, sia attraverso il canale commerciale che il settore bancario (di cui l’80% di proprietà svedese). La partnership con la Svezia risulta particolarmente importante (rappresentata da una quota del 18% delle esportazioni estone nel 2014), seguita da Finlandia (15%), Lettonia (11%) e Russia (10%). Il rischio di shock derivante da una quota elevata (46%) del debito estero a breve termine è allora mitigato da una quota significativa (19%) di prestito intra-aziendali.

La recessione in Russia e le restrizioni imposte ad alcuni prodotti alimentari influenzato negativamente il commercio dell’Estonia, con le esportazioni dirette al mecato russo in calo del 16% nel 2014 e del 37% nei primi dieci mesi dell’anno scorso, con ripercussioni e sul totale export di -1,7% e -3,9% rispettivamente. Anche se ci si attende un recupero nel corso di quest’anno trainato dalla ripresa della domanda da parte dei partner UE, le esportazioni verso la Russia probabilmente si assesteranno su livelli modesti.

Ma a pesare soprattutto sulle prospettive di crescita sono le tendenze demografiche, dove il saldo migratorio negativo e un tasso di fertilità basso (1,5 nel 2013) hanno portato a un declino della popolazione in età lavorativa. I salari hanno continuato a crescere al di sopra della produttività (6,9% contro 5%), fattore che potrebbe erodere la competitività delle imprese estoni. In questo scenario, oltre agli sforzi del governo per aumentare la partecipazione al lavoro, l’aumento di produttività sarà cruciale per mantenere favorevoli le prospettive di crescita per continuare la convergenza dell’Estonia converge con le economie più avanzate.

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Categories: Economia e Imprese