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Esodati, per Ichino sono solo 1.645, ma i sindacati la pensano diversamente

FIRSTonline

Quanti sono gli Esodati? La risposta a questa domanda continua ad essere un mistero, nonostante siano ormai passati quasi quattro anni dall’approvazione della contestata legge Fornero. 

La questione è ritornata oggi al centro del dibattito nazionale in seguito ai dati risultanti da un censimento online proposto dalla Commissione Lavoro del Senato, in collaborazione con l’Istat, e svoltosi tra l’aprile e il luglio di quest’anno. Ciò che emerge dall’indagine ha spiazzato tutti: 1.645 schede compilate. Tra queste solo 1.177 rientrerebbero di diritto nella categoria degli esodati, vale a dire tra le persone che non sono state tutelate dalle sei salvaguardie varate in questi anni. 

Tra i 1.177 esodati registrati dal censimento effettuato dal Senato e i 50mila di cui si parla negli ultimi giorni c’è una sproporzione di ingenti dimensioni. Senza contare che  la settimana scorsa, la  Commissione lavoro della Camera ha licenziato un testo che prevede la salvaguardia di 26mila persone.

Anche tenendo conto del fatto che non tutti i “veri esodati” abbiano partecipato al questionario, il divario tra le cifre rimane comunque cospicuo. Una spiegazione di questo fenomeno la fornisce il senatore Pietro Ichino, primo promotore del censimento in questione:  «La realtà è che quasi tutti coloro che oggi si qualificano come esodati e chiedono un nuovo intervento di tutela sono semplicemente disoccupati ultracinquantacinquenni. Il cui problema – spiega il senatore – sicuramente va affrontato ma con altri strumenti, che privilegino il loro reinserimento nel tessuto produttivo e non sanciscano invece l’espulsione definitiva». 

In altre parole, secondo il senatore, non tutti coloro che oggi vengono classificati all’interno della categoria esodati sono realmente da considerare tali. Ricordiamo che per “esodati” si intendono tutti quei lavoratori che prima del 2011, trovandosi vicini alla pensione di vecchiaia o anzianità contributiva, hanno stipulato accordi con il datore di lavoro come incentivo al prepensionamento. L’innalzamento dell’età pensionabile stabilito dalla riforma Fornero ha però lasciato questi lavoratori in un limbo, privandoli del reddito e dell’accesso al trattamento previdenziale. Dal 2011 ad oggi, i Governi che si sono succeduti hanno dunque varato sei salvaguardie, inglobando nel sistema di tutela 170.230 persone. 

A questo punto dunque, nonostante non ci siano certezze sul reale numero dei soggetti interessati,  sembra probabile che la verità si collochi a metà tra le due tesi (50mila contro 1.645), vale a dire che dati gli anni trascorsi dall’esplosione del problema, le sei salvaguardie varate e la probabile ricollocazione di vari lavoratori nel corso del tempo la cifra, rispetto alle prime stime dell’INPS (350mila persone), sia diminuita progressivamente. 

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