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Effetto Trump sull’editoria: il politicamente scorretto resuscita libri e media

L’avvento del politicamente scorretto 

Gli americani hanno insediato alla Casa bianca il presidente più politicamente scorretto a memoria d’uomo. Questo presidente è succeduto al presidente più politicamente corretto a memoria d’uomo. Ecco una riprova che le democrazie tendono ad auto-bilanciarsi spontaneamente come gli organismi viventi, ma, purtroppo, anche ad ammalarsi e perire. 

Peter Thiel, il tecnologo e imprenditore visionario della Silicon Valley, in sconfortante solitudine nella valle, ha deciso di appoggiare Donald Trump, fin dall’inizio, proprio perché nauseato dalla insopportabile stucchevolezza e ipocrisia del politicamente corretto. Questa retorica, praticata come una religione, calava qualcosa di simile a un fitto banco di nebbia tra la classe dirigente e molti comparti della società civile inibendo la comprensione dell’evoluzione sociale, irrigidendo l’innovazione e stimolando il conformismo e l’omologazione. In un recente discorso Thiel ha paragonato la retorica del politicamente corretto alla pratica delle indulgenze il cui abuso condusse 500 anni fa alla riforma protestante, un atto definitivo di ripudio del politicamente corretto. Che Trump sia un nuovo Lutero?  

Quando lo scorretto arricchisce 

Sarà come sarà, ma Trump è una manna per l’industria dei media e solo Dio sa quanto questa ne abbia bisogno. Da quando c’è Trump il “New York Times” ha quasi raddoppiato i suoi abbonati, il “Washington Post” ha risalito la fossa delle Marianne per iniziare la scalata del K2, la CNN è uscita dallo stato catatonico e ora canta come un grillo. 

Gli stessi editori di libri, che attribuiscono ad Amazon tutti i loro guai, adesso guardano increduli ai dati di vendita di Fire and Fury di Michael Wolff che in poche settimane ha venduto a sei cifre su tutti i mezzi: 250mila copie in ebook, 100mila in audiobook; le 150mila copie in hardcover sono andate esaurite in un batter d’occhio. È stata proprio l’odiata Amazon a fare la maggior parte di vendite. Secondo l’autore, ad oggi, il libro ha già superato il milione di copie. 

Che i libri vendano meglio dell’iPhone? Se c’è l’effetto Trump, sì. Con un atto politicamente scorretto Trump si è scagliato come una furia contro Fire and Fury spingendosi a diffidare l’editore (un marchio di Macmillan, una delle big five) dal distribuirlo. È la prima volta che un presidente compie un atto del genere, un atto senz’altro scorretto come l’affissione delle 95 tesi sulla porta del duomo di Wittenberg nel 1517. 

Paradossalmente l’immissione massiccia di dosi di politicamente scorretto nel corpo della società civile americana sta provocando una reazione uguale e contraria, una vera e propria mobilitazione di una parte società civile che l’America non vedeva dai tempi del Vietnam. Sono in molti a pensare che un movimento come #MeToo non avrebbe mai potuto verificarsi sotto una presidenza come quella di Hillary Clinton che avrebbe continuato, seppure in maniera attenuata, la politica del politicamente corretto di Obama. Con il politicamente scorretto di Trump c’è stato un risveglio civile e anche una riscoperta del “valore” della politica e dell’”impegno” che avrà conseguenze durature e porterà a un rinnovamento importante di tutto il discorso politico negli Stati Uniti e nel mondo occidentale. 

Una delle manifestazioni più singolari di questo stato di cose, se osservata dall’altra sponda dell’Atlantico, è quella che ci racconta Alexandra Alter, il critico letterario del “New York Times”, sul quotidiano di New York in un articolo dal titolo In an Era of Online Outrage, Do Sensitivity Readers Result in Better Books, or Censorship?. Abbiamo tradotto questo articolo. Non facciamo alcun spoiler per lasciare al lettore il piacere della scoperta. 

Attento a quello che scrivi! 

Alla fine del 2015 la scrittrice Keira Drake ha annunciato la distribuzione di molte copie saggio del suo ultimo romanzo per young adult The Continent, un fantasy ambientato in un mondo dove due nazioni si combattono all’ultimo sangue. “Piovono libri” aveva postato la scrittrice sulla sua pagina Facebook. 

Il suo entusiasmo, però, si è sgonfiato quasi subito. Le recensioni al libro che “piovevano” online erano brutali. I lettori si scagliavano contro quello che ritenevano un linguaggio infarcito di pregiudizi razzisti e il libro veniva etichettato come “spazzatura razzista”, “retrogrado” e “offensivo”. La scrittrice e il suo editore, Harlequin Teen, si sono scusati e hanno rinviato l’uscita del libro. 

A un anno di distanza, The Continent è un’altra cosa. Harlequin ha assoldato due sensitivity reader (cioè lettori esperti dei temi sensibili trattati nel testo) che hanno individuato gli stereotipi inadatti e proposto dei correttivi. La Drake ha trascorso i successivi sei mesi a riscrivere il testo eliminando alcune caratterizzazioni pericolose come quella che descriveva una tribù composta da persone con la pelle bruno-rossastra e con i volti dipinti. L’uscita della nuova versione è prevista nel marzo 2018. 

Nell’odierno iper-reattivo panorama dei social media, dove un tweet può scatenare una valanga di indignazione e attivare richieste di cancellazione di un libro, gli autori di libri per ragazzi e gli editori stanno prendendo le necessarie precauzioni per identificare preventivamente potenziali trabocchetti nella struttura e nel contenuto di un romanzo. Molti si stanno rivolgendo ai sensitivity reader che possono fornire un feedback su questioni come la razza, la religione, il genere, la sessualità, le malattie croniche e le disabilità fisiche. Il ruolo che questi lettori giocano nel modellare il contenuto di un libro per ragazzi è diventato un punto cruciale nel delicato dibattito sulla diversità, l’appropriazione culturale e la rappresentazione delle minoranze. Alcuni pensano che affidarsi a questo tipo di lettori equivale a mettere in campo la censura. 

Pro e contro i sensitivity reader 

Dietro le quinte questi lettori hanno un impatto profondo particolarmente sulla letteratura per ragazzi, ridefinendo le storie in modo macro e micro prima che queste possano raggiungere una audience giovane facilmente condizionabile. Al pari degli editor e dei verificatori dei fatti, i “lettori sensibili” possono assicurare un controllo preventivo del contenuto per evitare errori imbarazzanti, ma la loro competenza si esprime anche su un territorio più problematico e soggettivo, cioè quello di evitare rappresentazioni potenzialmente offensive di minoranze nel contenuto in un libro illustrato, in uno di fantascienza o in un romanzo fantasy. 

C’è un ritrovato interesse nell’editoria per ragazzi nel servire al pubblico qualcosa di autentico e di corretto. Quando un autore si avventura fuori dalla sua esperienza diretta, vogliamo essere certi che abbia fatto i compiti a casa. Dice David Levithan, vice presidente di Scholastic Press, che regolarmente si rivolge ai sensitivity reader. 

Molti vedono in questa crescente dipendenza degli editori dai sensitivity reader un regresso e mettono in guardia sul fatto che questa tendenza possa produrre libri edulcorati che girano intorno ad argomenti difficili, invece di affrontarli. Gli scettici dicono che questo accresciuto controllo finisca con lo scoraggiare gli autori dallo scrivere su culture differenti dalla propria con la conseguenza di produrre una letteratura omologata. “Non potremo più leggere l’Otello perché Shakespeare non era un moro” ha scritto recentemente Francine Prose in un saggio su The New York Review of Books sui sensitivity reader e la censura. 

Altri hanno fatto eco a Prose, sostenendo che i sensitivity reader avrebbero potuto stravolgere capolavori come Le confessioni di Nat Turner di William Styron (edito in Italia da Mondadori) o Il buio oltre la siepe di Harper Lee o Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Dopo che dell’argomento si è occupato Slate, un’autrice sul “National Review” si è chiesta se “dando la libertà ai sensitivity reader di dirottare la visione degli autori, si finisca col perdere dei capolavori che altrimenti ci sarebbero arrivati nella loro originaria concezione”. 

I difensori di quella pratica affermano che i sensitivity reader non impediscono agli autori di trattare soggetti spinosi o di scrivere su temi culturalmente traversali, ma li aiutano a mettere a fuoco il corretto modo di rappresentarli. Dice Dhonielle Clayton, una ex bibliotecaria e scrittrice che ha valutato in un anno come sensitivity reader oltre 30 libri per ragazzi: 

È un lavoro di perfezionamento, la censura non c’entra” . “Ci sono un sacco di autori che scrivono su differenti culture e molti lo fanno malamente, procurando dei danni. 

La letteratura per ragazzi 

I sensitivity reader non sono una cosa nuova e gli editori si sono sempre affidati agli esperti come storici, psicologi, avvocati, magistrati, poliziotti per garantire la verosimiglianza delle narrazioni. Più di trenta anni fa la Scholastic ha chiesto a uno psicologo infantile di valutare la trama e i dialoghi della sua serie di successo Il club delle baby sitter (edito in Italia da Mondadori) perché i libri toccavano aspetti delicati come il disordine alimentare e il divorzio. In ogni caso l’utilizzo dei sensitivity reader è divenuto più frequente negli ultimi anni a causa di una valanga di controversie su libri che alcuni lettori hanno ritenuto razzisti, omofobici o culturalmente stonati. 

Lo scorso anno la Scholastic ha ritirato dalle librerie il suo libro illustrato birthday cake for George Washington per la critica che il libro indirettamente assolveva la schiavitù omettendo di descrivere i dettagli delle spaventose condizioni di vita di un fornaio di colore, che alla fine si emancipa. Candlewick Press ha posticipato l’uscita di When we was fierce di E. Charlton-Trujillo dopo che alcuni lettori si sono lamentati che il libro rinforzava gli stereotipi negativi della gioventù dei bassifondi. The black witch di Laurie Forest, un romanzo fantasy su un’adolescente che è cresciuta in una società xenofobica, ha attirato critiche feroci da lettori che l’hanno bollato come razzista, sessita e omofobico. Ha ricevuto su Goodreads oltre 800 recensioni negative. E quest’anno il romanzo distopico di Laura Moriarty, American heart, è stato massacrato nove mesi prima della sua uscita dalle critiche che vi intravedevano tutti i difetti di una storia che dipinge l’uomo bianco come il salvatore. “È stato veramente faticoso, la gente era arrabbiatissima con questo libro” ha dichiarato la Moriarty 

L’indignazione non è confinata alla letteratura per ragazzi. Il dibattito sull’appropriazione culturale si è esteso anche alla letteratura per adulti e perfino autori importanti hanno iniziato a rivolgersi ai sensitivity reader. 

Jodi Picoult per il suo romanzo del 2016 Piccole grandi cose (edito in Italia da Corbaccio) si è rivolto a lettori appartenenti alle minoranze descritte nel romanzo, compresa Nic Stone, una scrittrice afro-americana autrice del bestseller Dear Martin, per rivedere la prima stesura del romanzo. I riscontri della Stone hanno aiutato la Picault a contestualizzare adeguatamente le problematiche del razzismo nella prospettiva afro-americana, come riconosce la Picault stessa in una mail. Nic Stone ha lavorato come sensitivity reader in più di una dozzina di libri, compreso Godsgrave un romanzo per adulti di Jay Kristoff che si svolge in un mondo fantastico dove vige la schiavitù. 

Nell’editoria per ragazzi, dove c’è una forte domanda di libri sulla diversità, i sensitivity reader sono divenuti routinari nel lavoro editoriale. Allo scopo di individuare in anticipo punti critici che possono scatenare una conflagrazione sui social media, editori e autori stanno ricercando dei riscontri preventivi da lettori che condividono lo stesso background culturale dei personaggi del romanzo. 

Per una recente romanzo per adolescenti, Ghosts of greenglass house – la storia di un ragazzo cinese di nome Milo adottato da una coppia bianca americana tramite l’adozione internazionale – Kate Milford, l’autrice, ha incaricato tre lettori, adottati da famiglie bianche americane, di valutare il contenuto. Dopo avere avuto il loro feedback, ha perfezionato il lessico e il ruolo dei personaggi. Un piccolo ma significativo cambiamento è stato quello di togliere l’aggettivo adottivi a genitori e nel riferirsi a loro semplicemente come i “suoi genitori”. La Milford ha commentato “Mi trovo a disagio a scrivere al di fuori della mia esperienza diretta. C’è un sacco di paranoia e indignazione in giro”. 

Stacy Whitman, il direttore della casa editrice per ragazzi Tu Books, commissiona letture preventive da parte dei sensitivity reader per la maggior parte dei suoi libri e occasionalmente chiede anche il parere di questi lettori in fase di submission, cioè prima di acquistare i diritti di un libro. 

Mentre stava lavorando sul romanzo Ahimsa di Supriya Kelkar, che si svolge nel 1942 in India ed è incentrato sull’azione di una giovane nel movimento non-violento, la Whitman ha chiamato un sensitivity reader proveniente dalla comunità indiana dei Dait, che sta al gradino più basso del sistema delle caste indù. La Whitman ha motivato così questa scelta: 

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Mi sono convinta che avevamo bisogno di qualcuno della comunità Dalit per dare una occhiata alla dinamica della storia, perché c’è una dinamica importante e l’autrice non è Dalit. 

La Kelkar, che è indiano-americana, dice di essere rimasta soddisfatta dei feedback ricevuti: 

Volevo essere sicura che i personaggi fossero inquadrati corretamente e che le ingiustizie subite fossero rappresentate accuratamente. 

sensitivity reader mettono al riparo dalla furia dei social media? 

Naturalmente l’intervento dei sensitivity reader non è un sempre un antidoto efficace contro passi falsi o per evitare scatenarsi dell’indignazione online. 

La Moriarty ha già detto che il suo romanzo American Heart, di imminente uscita, sarà polarizzante. Il libro sviluppa una storia in una America distopica dove i musulmani sono emarginati e mandati in campi di detenzione. È narrata da una teenager che gradualmente supera i pregiudizi nei confronti dei musulmani e cerca di aiutare un profugo, un migrante iraniano, a fuggire in Canada. 

La Moriarty ha avuto l’idea del romanzo durante la corsa presidenziale quando si è allarmata per la propaganda antimusulmana e anti-immigrazione. “Ho sentito il bisogno di rispondere sul piano artistico”, ha detto. 

Durante la scrittura la Moriarty ha sollecitato il feedback di alcuni lettori, compresi un musulmano di origine pakistane e due iraniano-americani, per verificare che non avesse mal rappresentato la loro cultura e la loro fede. Ha letto libri sull’Islam, guardato video su YouTube che offrivano letture differenti su quello che l’Islam rappresenta per coloro che lo seguono. 

Lo scorso novembre ha venduto il libro a HarperTeen che, a sua volta, ha preso due lettori di fede musulmana per rivederli. La Moriarty ha incorporato i loro suggerimenti. Infine, nella scorsa primavera, la Moriarty ha ricevuto una mail da uno sconosciuto che la metteva in guardia sulla possibile sollevazione dei social media nei confronti del contenuto de libro. 

La campagna contro il libro ha avuto una escalation dopo che, nello scorso autunno, Kirkus Reviews ha pubblicato una raggiante e stellata recensione del libro descrivendolo come “ricco di suspense, profondo, provocante e commovente”. I critici del libro, che vedono la storia come offensiva e disumanizzante nei confronti dei musulmani, hanno bombardato di reclami la Kirkus chiedendo di ritirare la recensione. La testata ha ritirato la recensione con una contrita dichiarazione del suo editor in chief, Claiborne Smith, che sosteneva che la recensione, scritta da una donna musulmana, era stata rivalutata dalla redazione. La versione rivista era molto più critica e privata delle stelle. 

La Moriarty è preoccupata che i lettori si tengano lontani dal libro come conseguenza di questa controversia. Ha commentato così questo stato di cose: 

Mi domando come, in questo contesto, possano uscire i libri. Non c’è nessun sensitivity reader al mondo che può risolvere questa situazione. 

* * * 

Corretto: l’unica soluzione è la risoluzione del conflitto tra il politicamente corretto e il politicamente scorretto e il ritorno dell’intelligenza nella conversazione pubblica. Ci sarà parecchio da attendere. 

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