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Coronavirus: in Francia piano da 45 miliardi, dietrofront di Johnson

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Una guerra contro un nemico invisibile, “che sarà lunga, violenta, e nella quale dovremo mettere tutte le nostre energie”. Il presidente francese Emmanuel Macron parla alla nazione e dopo aver fino a pochi giorni fa rassicurato i cittadini, escludendo rinunce e rimandando il più possibile il momento dei sacrifici (in Francia si è votato domenica e solo oggi a mezzogiorno scatterà un piano di emergenza “all’italiana”), dichiara aperto l’ultimo stadio dell’emergenza coronavirus: quello per il quale Parigi ha già stanziato un piano di aiuti a famiglie ed imprese pari a 45 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto speso dall’Italia nell’ultimo decreto annunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Non solo: oltre ai 45 miliardi da spendere subito il Governo francese ha anche previsto un plafond di altri 300 miliardi come garanzia sui prestiti delle imprese.

Il paracadute andrà a sostenere uno scenario economico già previsto in forte calo: lo stesso ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha fatto sapere che nel 2020 il Pil scenderà almeno dell’1%. La prima misura, come in Italia, è quella di sospendere tutte le scadenze fiscali (tasse e contributi) delle imprese: la priorità dichiarata di Macron è di evitare a qualsiasi costo i fallimenti, ecco perché è stato creato un fondo di solidarietà da 1 miliardo per le micro imprese e gli autonomi, che fatturano meno di 1 milione di euro l’anno e che hanno perso il 70% del loro fatturato da marzo 2019 a marzo 2020. Per tutte queste imprese è prevista una mini flat tax forfeittaria da 1.500 euro. “Faremo in modo che nessuna impresa rischi di chiudere”, ha promesso Macron, una sorta di whatever it takes che ricalca quello di Ursula Von Der Leyen e del nostro ministro Roberto Gualtieri.

Ecco in video, il discorso del presidente francese Emmanuel Macron.

Emmanuel Macron lunedì 16 marzo alle 20: “Siamo in guerra”

IL RESTO D’EUROPA

Intanto l’emergenza è già scattata anche in Spagna e la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel, di fronte all’escalation di contagi, ha annunciato le prime misure restrittive: “Mai dovuto farlo in 70 anni adesso però è necessario”, ha detto. Il governo tedesco peraltro già da qualche giorno ha lasciato intendere che varerà un piano monstre in grado di esercitare una leva di 550 miliardi, con credito illimitato per le imprese e agevolazioni fiscali di ogni tipo per uscire dalla crisi. Anche rinunciando al tanto caro pareggio di bilancio, di cui Berlino è da anni fautrice.

Clamoroso infine il dietrofront di Boris Johnson. Il Regno Unito è ancora anni luce indietro nella presa di consapevolezza del problema, ma qualcosa si muove: non c’è ancora un vero e proprio piano d’emergenza ma ieri il primo ministro, che nei giorni scorsi si era lasciato andare a dichiarazioni improntate al cinismo, ha esortato i britannici a “uscire solo per i servizi necessari, a ridurre gli spostamenti, lavorare da casa e evitare drasticamente contatti e luoghi pubblici: pub, discoteche, ristoranti, cinema, teatri”. Che però potranno rimanere aperti, come le scuole.

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