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Coronavirus: ecco 17 fake news a cui non abboccare

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Il Coronavirus si diffonde in tutto il mondo e le fake news corrono veloci come il contagio. Mai come in questo periodo di emergenza servirebbe equilibrio e buonsenso. La verifica delle fonti e l’approfondimento, prima della condivisione, dovrebbero essere le parole d’ordine in questo mare magnum di informazioni distribuite attraverso canali tutt’altro che ufficiali. E invece sembra una gara a chi invia prima la notizia più sensazionale e allarmante sulle modalità di contagio. A volte, ad essere stupefacenti, ma per la loro semplicità, sono le forme di presidio – presunte tali – che vengono consigliate da questo o quel parente, dall’amico con conoscenze in ambito medico o dal collega informato. E tutti si fidano ciecamente. La catena parte e il messaggio si ammanta di un fascino da operazione segreta condito da quella mania di protagonismo che ci rende fieri di aver saputo/diffuso una notizia prima degli altri.

Le fake news possono fare enormi danni. Occorre uno sforzo comune per evitare di cedere alla volontà di essere al centro dell’attenzione. Bisogna recuperare tutto l’equilibrio necessario per un’azione lucida di ricerca delle fonti ufficiali e attinenza alle indicazioni. Troppe persone, in questi giorni, stanno dimostrando di non essere in grado di fare quello che deve essere fatto: o fanno di più o fanno di meno.

Eppure, il modo per evitare di essere preda di bufale e disinformazione, è semplicissimo. Basta ricordare che qualunque video, audio o messaggio di testo che non provenga da un canale ufficiale è da considerarsi falso fino a prova contraria. Non va condiviso, ma cestinato.

A partire dall’inizio dell’emergenza per il Coronavirus, le fake news diffuse e prontamente smentite dagli esperti sono state (quindi, ripetiamo: SI TRATTA DI INFORMAZIONI FALSE):

  • L’abitudine di bere bevande calde e risciacquare la bocca con acqua calda aiuta ad eliminare il virus. FALSO
  • L’efficacia della vitamina C sui pazienti già affetti da Coronavirus come terapia. FALSO
  • Il Coronavirus può sopravvivere fino a nove giorni sull’asfalto. FALSO
  • Le mascherine fai-da-te sono un’ottima soluzione per non essere contagiati. FALSO
  • Per realizzare Amuchina fatta in casa basta mischiare sale grosso, candeggina e acqua. FALSO
  • Il Coronavirus è stato creato in laboratorio per un esperimento che è poi sfuggito di mano. FALSO
  • L’emergenza è una strategia della tensione studiata a tavolino. FALSO
  • Una vagone cisterna trasportava ed aveva la sigla “COVID-19” ad identificarne il contenuto. FALSO
  • Bill Gates aveva previsto l’epidemia da Coronavirus nel 2015. FALSO
  • La sensitiva Sylvia Browne aveva previsto l’epidemia da Coronavirus in un suo libro del 2008. FALSO
  • La malattia respiratoria ora denominata COVID-19 è una semplice influenza. FALSO
  • Nel 2009 veniva già prodotta Amuchina contro il nuovo Coronavirus. FALSO
  • I cardiologi della terapia intensiva dell’ospedale di Milano (peraltro imprecisato, ndr) dicono che i ventilatori polmonari disponibili sono solo 3.000 e che tutti i malati in esubero rispetto a questi dati sono destinati a morire. FALSO
  • Il Coronavirus colpisce solo gli anziani. FALSO
  • Esiste un preparato omeopatico utile contro il Coronavirus. FALSO
  • I Marines sono sbarcati in Italia per intervenire su un’eventuale rivolta popolare in caso si dovessero prendere decisioni drastiche. FALSO
  • La Croce Rossa ha inviato una tabella con la casistica dei sintomi per la COVID-19. FALSO

N.B. Quando viene indicato il “Coronavirus”, s’intende chiaramente l’attuale”SARS-CoV-2″

Il rimedio migliore per arginare l’allarmismo e per evitare di aumentare la confusione è quello di agire e fare la propria parte contro questa smania da condivisione: non si tratta quindi solamente di ignorare il messaggio, ma si può e si deve contrastare attivamente la circolazione di fake news.

Come? Basta far notare a chi si presta ad essere veicolo di diffusione di informazioni non verificate, scorrette e pericolose che si sta comportando da incosciente; che è egli stesso parte del problema.

Spesso si punta il dito – a volte anche a ragione – contro la stampa, ma mai come in questo caso, si contribuisce a rendere lo scenario peggiore di quello che poteva essere.

Tolte tutte le persone in buona fede o semplicemente negligenti, esiste chi diffonde notizie false su Internet per uno scopo preciso: fare denaro con la pubblicità e i click sul proprio sito, godersi un periodo relativamente breve di popolarità, fare propaganda politica.

Perché, in un periodo in cui tutti vorrebbero impegnarsi in qualcosa, in mancanza di altro, non è mai previsto l’impegno contro l’information disorder?

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