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Contributi a colf e badanti: il 60% è in nero e costa l’1,25% del Pil

FIRStonline

Pagare i contributi a colf, badanti e babysitter non è esattamente un’abitudine diffusa in Italia. In tutto, i cosiddetti “lavoratori domestici” nel nostro Paese sono due milioni e, di questi, il 60% è irregolare. Un milione e 200mila persone che lavorano in nero, sottraendo ai conti pubblici una mole di risorse impensabile, pari addirittura all’1,25% del Pil. I numeri sono contenuti nel Libro Bianco del lavoro domestico “Famiglia, lavoro e abitazione”, presentato martedì al Cnel dall’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico (Assindatcolf) e dalla Federazione europea dei datori di lavoro domestico (Effe).

Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf e di Effe, ha spiegato che il settore del lavoro domestico, con 8 milioni di impiegati, rappresenta il 4% dell’occupazione totale in Europa, contro il 4,7% di quello dell’ospitalità ed il 6,8% delle costruzioni. “Se supportato da adeguate politiche pubbliche e da finanziamenti – ha aggiunto – si stima che il comparto potrà espandersi in modo capillare nei prossimi anni, arrivando ad offrire un bacino occupazionale di 5 milioni di nuovi posti di lavoro, per un totale di 13 milioni, con un incremento del 40% rispetto ad oggi”.

Peraltro, le abitudini in Europa sono mediamente diverse da quelle italiane. Alessandro Lupi, vicepresidente di Assindatcolf, ha sottolineato che, a livello Ue, il 70% dei lavori domestici viene fornito dal servizio pubblico o da organizzazioni profit e non profit, mentre solo nel 30% dei casi le famiglie assumono direttamente colf, badanti e baby sitter.

Nel nostro Paese, al contrario, accade quasi sempre che siano le famiglie ad assumere i lavoratori domestici, un sistema ovviamente molto più a rischio di irregolarità, al punto che pagare i contributi a badanti, colf e baby sitter è addirittura un’abitudine minoritaria. In Italia “non esiste un sistema di agevolazioni adeguato – conclude Lupi – ma solo minime forme di detrazioni e deduzione dei costi: anche per questo, su 2 milioni di lavoratori complessivamente impiegati, oltre il 60% lavora in nero”. �

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