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Contratto Sanità e Cgil e Uil riluttanti: il mestiere del sindacato è quello di fare accordi a vantaggio dei lavoratori ma non ditelo a Landini

Imagoeconomica

I maestri del sindacalismo italiano – da Di Vittorio a Lama e a Trentin per la Cgil, da Pastore a Storti, Carniti e Marini per la Cisl e da Giorgio Benvenuto ed Enzo Mattina per la Uil – ci hanno sempre insegnato che il compito di un buon sindacalista non è quello di fare la rivoluzione e di promettere il sole dell’avvenire ma, più realisticamente, quello di lottare per raggiungere accordi concreti che migliorino le condizioni di vita dei lavoratori. Ma non ricordatelo al segretario della Cgil, Maurizio Landini che sogna la rivolta sociale e che di accordi sindacali ne ha sempre firmati pochi. Quand’era a capo dei metalmeccanici della Fiom firmò un solo contratto nazionale perché fu trascinato dall’allora leader della Fim Cisl Marco Bentivogli e perché gli serviva come lasciapassare per entrare nella segreteria confederale della Cgil. Adesso la storia si ripete e la mancata firma della Cgil del contratto dei lavoratori della sanità, in compagnia dell’incomprensibile Uil, è solo l’ultimo esempio. Perfino Milena Gabanelli, una giornalista controcorrente che i Cinque Stelle volevano addirittura candidare al Quirinale, ha nelle scorse settimane strigliato apertamente la Cgil perché si decidesse a firmare dopo molti mesi il contratto per migliorare al più presto il salario degli infermieri e del personale della sanità, ma è rimasta inascoltata. Il clamoroso schiaffo che ha appena ricevuto nel referendum sul Jobs Act non sembra aver spinto Landini alla benché minima autocritica ma chi ci rimette sono gli iscritti alla sua confederazione. Perciò, giù subito dalla torre subito.

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Categories: Lavoro