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Conti correnti: le banche non pensano a remunerarli nonostante l’aumento dei tassi Bce

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Ci si è così abituati ad avere a che fare con tassi di interesse ufficiali vicini allo zero, che ci si è dimenticati della remunerazione dei conti correnti che era alla base del do-ut-des tra banca e correntista: ti lascio i miei soldi in banca perché tu li possa prestare ad altri (interessi passivi), in cambio mi paghi una remunerazione (interessi attivi).

Dal 2008 al luglio 2022: 14 anni di tassi in discesa

Dal 2008, l’annus horribilis del fallimento di Lehman Brothers, i tassi ufficiali, che a ottobre di quell’anno al 3,25-3,75 %, hanno iniziato a scendere di provvedimento in provvedimento della Banca centrale europea, la quale secondo il mitico “Whatever it takes” di Mario Draghi cercava di far di nuovo scorrere la liquidità in un sistema finanziario che si era fatto marmoreo. È così che i tassi ufficiali sono progressivamente arrivati allo zero nel 2012 e da lì addirittura negativi dal 2014 fino al 2019. Così quel do-ut-des si è bloccato: se la banca non si fida a prestare i soldi, non ha nessun interesse a remunerare i risparmi.

Liquidità italiana raddoppiata in 10 anni. La metà ferma sui conti correnti

Eppure i conti correnti in questi anni sono stati sempre molto ricchi. Secondo l’ultima indagine della Fabi, il maggior sindacato nel settore del credito, la ricchezza finanziaria degli italiani è salita a 5.256 miliardi di euro, quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni e secondo la recente indagine di Intesa Sanpaolo e del Centro Einaudi, il 44% di tale liquidità è ferma sui conti correnti, anche ora che l’inflazione erode circa il 10% del capitale in un anno.

Il capovolgimento della situazione: i tassi sono tornati a salire. Ma non per i correntisti

Da luglio di quest’anno il contesto ultra decennale dei tassi si è stravolto: la Bce, stavolta per frenare l’inflazione, ha dovuto invertire la marcia dei tassi portandoli da zero (a luglio) al 2,5% (a dicembre).
Ma il riavvolgimento del nastro dei tassi, se si è subito tradotto in un aumento dei tassi degli impieghi bancari, dai finanziamenti ai mutui, non ha portato beneficio all’altro lato del do-ut-des: quello dei conti correnti che la maggior parte delle banche continua a non remunerare.

La reazione immediata delle banche ad alzare i tassi dei mutui

Con il costo del denaro arrivato al 2,5% l’orizzonte del 6% per gli interessi sulle rate appare sempre più vicino, ha segnalato Fabi. “Abbiamo avuto per molto tempo tassi addirittura negativi e costi elevati, ora finalmente c’è un po’ di respiro” si giustifica l’analista di una grossa banca italiana, anche se, come si sa, la Bce ha anche provveduto a “scudare” gli istituti dal pagamento di interessi negativi sulle riserve in eccesso sui conti correnti delle banche centrali nazionali.

Secondo l’ultimo report dell’Abi, a ottobre il tasso medio praticato sui depositi (che comprende conti correnti, ma anche depositi a risparmio e certificati di deposito) si è limitato allo 0,37% rispetto allo 0,34% del mese precedente. Quindi una bella differenza rispetto agli interessi ricavati dagli impeghi. Il che si tradurrà con bilanci delle banche positivi nei prossimi trimestri.

Ing, Ibl Banca e Banca Sistema: le uniche che remunerano anche il conto corrente

Secondo la piattaforma Confrontaconti.it tra le banche che rendono disponibili un conto corrente remunerato viene segnalato ControCorrente di IBL Banca che attualmente offre un tasso di interesse lordo del 2,00% fino al 31 dicembre 2023, prendendosi anche carico dell’imposta di bollo per tutto il 2023 e scontando il canone per i primi 6 mesi di utilizzo. E c’è inoltre SI conto! Corrente di Banca Sistema – un conto corrente con canone annuo gratuito e che offre un tasso di interesse lordo dell’1,50% sulle somme depositate. Poco prima di Natale è arrivata anche Ing: Per chi ha già un conto Arancio, a partire da aprile 2023, i risparmi cresceranno con un tasso di interesse pari allo 0,50% annuo lordo, rispetto al precedente 0,001%. Per il resto tutto tace, mentre prima del 2008, le banche maggiori si misuravano in nobile gara nell’annunciare il rialzo dei tassi di interesse anche sui conti correnti.

Sono invece cresciuti i conti deposito, sia quelli vincolati che quelli senza vincolo

In questo settore la nobile gara si è vista, a partire dalle cosiddette banche “non tradizionali”. “Se prima del rialzo dei tassi, molte banche tra le più importanti non offrivano un conto deposito, nel corso degli ultimi mesi e in particolare a partire da luglio si sono mosse anche le banche consumer, dicono a Confrontaconti.it. “Queste erano banche rimaste storicamente ad osservare il comportamento degli istituti più specializzati nei conti deposito e le tipologie di tassi offerti da loro offerti a seconda delle durate dei vincoli”.

Il 90/95% dei conti deposito presenti ad oggi sul mercato sono della tipologia “vincolato”, che si dividono in due sottocategorie, ovvero i vincolati ma non svincolabili dove le somme depositate sono vincolate per un periodo di tempo prestabilito (ad esempio 12, 18 o 36 mesi) e non sono in alcun modo svincolabili. Esistono poi i conti deposito vincolati, ma svincolabili e che quindi in caso di necessità permettono di riottenere le somme depositate a fronte della perdita di tutti gli interessi o di una parte di essi.

Le durate dei vincoli partono tendenzialmente dai 6 mesi fino ai 60 mesi con tutti i range intermedi di durate. Ovviamente i tassi più elevati si trovano sulle durate più lunghe, ma c’è da dire che se confrontiamo i 12 mesi con i 60, sui 12 mesi le offerte migliori si aggirano attorno al 2,50% lordo per arrivare poi al 4,00% lordo annuale per i vincoli a 60 mesi (5 anni). Il fatto che il tasso sulle durate maggiori sia proporzionalmente meno elevato, sconta il rischio intrinseco nel medio periodo di un possibile ribasso dei tassi di interesse da parte della banca centrale, dicono a Confrontaconti.

Le prime a lanciare i conti deposito nel 2022

A far da apripista con i conti deposito è stata in ottobre Illimity di Corrado Passera che ha offerto un tasso fino al 4% su un vincolo di 60 mesi. Poi sono arrivate altre. Per esempio le proposte di Banca CF+ che ha proposto un tasso fino al 4% lordo annuo per scadenze fino a 60 mesi con il Conto deposito vincolato online, mentre la stessa Ing della zucca arancione offre il 2,5% l’anno sulle somme vincolate in Deposito Arancio a 12 mesi per chi accrediterà lo stipendio o la pensione sul Conto Arancio, aprendo il conto entro il 31 dicembre. Anche Banca Sistema ha rivisto i tassi di interesse su tutte le scadenze di SI conto! Deposito con rendimenti dallo 0,50% al 4,10% (su dieci anni).

La grande varietà dell’offerta del Tesoro

Ma a ben vedere, in un contesto di inflazione ai massimi, i conti depositi hanno un grande concorrente: le offerte del Tesoro italiano con un’eccezionale varietà di prodotti e scadenze. A iniziare dai Bot che sono tornati a offrire rendimenti sopra il 2% per quelli a 3 e 6 mesi fino anche al 3% sulla scadenza a un anno.
E poi c’è la carrellata dei Btp che offrono fino a oltre il 4,50% sulle scadenze più lunghe. Titoli tutti che si possoinoi acquistare a prezzi “scontati in asta, ogni mese e che, con l’occhio all’andamento del mercato come accade per i listini di borsa, si possono nel caso rivendere.

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