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Car sharing privato: ecco Auting, l’Airbnb delle auto

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Non è il car sharing al quale siamo abituati ma nemmeno il classico noleggio di auto. La startup bolognese Auting, fondata due anni fa da Matteo Menarini e Lorenzo Osti, è piuttosto la Airbnb delle automobili: cioè una piattaforma di car sharing tra privati, che mette in contatto il proprietario di un’automobile e un utilizzatore temporaneo, chiamato driver. Una formula del tutto nuova, diversa dal car sharing (in cui non si utilizzano auto private) o da altre piattaforme di sharing economy come Uber, dove il proprietario dell’auto si offre anche di dare un passaggio all’altro utente (ride sharing). “In altri Paesi come Usa e Francia esistono realtà simili da anni – spiega Menarini -: qui in Italia siamo culturalmente un po’ indietro ma stiamo crescendo: ormai abbiamo quasi 7.000 utenti attivi registrati, che hanno dato vita a centinaia di condivisioni principalmente tra Bologna, Torino, Milano e Roma”.

Le novità del 2019 sono due: il lancio della app, “che un domani, nella prospettiva di smaterializzare sempre di più un processo che ad oggi richiede ancora la consegna fisica delle chiavi, servirà anche per aprire le automobili”, e l’introduzione della polizza assicurativa ad hoc studiata da Reale Mutua, che dal 2018 è anche partner di Auting e che offre una protezione Danni totale, la tutela del proprietario in caso di malus Rca per colpa del driver, l’assistenza stradale h24 completamente gratuita nelle officine convenzionate, anche all’estero (Auting funziona solo con automobili immatricolate in Italia, ma guidabili anche all’estero), e per il driver – ovvero l’utilizzatore temporaneo – una franchigia massima di 500 euro (inferiore a quella media degli autonoleggi) che in alcuni casi può persino essere azzerata.

“In realtà sfruttiamo un vuoto normativo – racconta Menarini -: ad oggi in Italia non c’è una legge specifica sul car sharing, che però è all’esame del Parlamento. Al momento un business come il nostro è lecito perché non vietato, ma a breve sarà espressamente autorizzato”. Nel frattempo, gli unici vincoli per mettere la propria auto in condivisione su Auting sono: la cessione dell’automobile per un periodo non superiore a 30 giorni, ai sensi dell’attuale codice della strada; per motivi assicurativi che l’auto non abbia più di 15 anni di età; e che sia dotata di un Rca a guida libera, ovvero che preveda l’utilizzo anche da parte di persone diverse dal proprietario, come proposto già oggi da diverse compagnie assicurative. In alcuni casi si può mettere in condivisione anche un’auto in leasing: “Normalmente sì, ma dipende da contratto a contratto. Bisogna verificare, questo non dipende da noi, noi ci limitiamo a mettere in contatto le persone”.

Proprio come succede per gli appartamenti di Airbnb: la piattaforma individua domanda e offerta e ipotizza un prezzo indicativo, “in base alla tipologia e all’età dell’auto, anche se poi sta ai privati mettersi d’accordo e ognuno è libero di fare come vuole”. L’unico vincolo, da parte di Auting, è una commissione corrispondente al 30% di quanto incassato per il proprietario e un’aggiunta del 5% per il driver rispetto al prezzo pattuito per la condivisione, “necessaria principalmente per coprire le spese assicurative e per i costi del servizio clienti”. Per la durata dell’utilizzo dell’auto, infatti, il driver viene coperto dalla polizza specifica di Reale Mutua, che si sovrappone alla propria Rca (se ne ha una) e a quella del proprietario del veicolo, sostituendola per quel limitato periodo. E le spese per il servizio clienti sono una voce da non sottovalutare: si tratta al momento di un pugno di persone che però seguono passo passo la condivisione. “Soprattutto adesso che siamo all’inizio abbiamo rifiutato l’idea delle chatbot: vogliamo dare un segnale di vicinanza e di fiducia alle persone che si avvicinano alla piattaforma”, ha precisato Menarini, ammettendo che al momento i margini di profitto “sono minimi”.

Il prezzo medio, oggi, è di poco più di 30 euro al giorno per una condivisione, che per motivi assicurativi non può essere inferiore alle 24 ore: “Ecco perché al momento siamo più vicini come tipologia al noleggio di auto rispetto al car sharing, che di solito viene utilizzato per poche decine di minuti o ore”. La condivisione media di Auting è invece di circa 4 giorni, un tempo paragonabile tra l’altro proprio a quello degli appartamenti su Airbnb, a testimoniare l’analogia tra le due piattaforme: non uno strumento da cotto e mangiato ma nemmeno da periodi troppo lunghi. “Per le durate brevi è difficile per motivi assicurativi ma anche finchè ci sarà la consegna materiali delle chiavi. Però stiamo lavorando ad un sistema di apertura delle automobili tramite l’app, che renderà tutto più agile e veloce. Per le lunghe durate invece dipende dalle esigenze delle persone: mettendosi d’accordo autonomamente, la formula potrebbe risultare a seconda dei periodi più o meno conveniente rispetto al tradizionale noleggio auto, che ha un algoritmo che tiene conto della stagionalità”.

Anche se la tipologia degli utilizzatori è chiaramente occasionale: “Si tratta in alcuni casi di famiglie con due macchine, che magari per un certo periodo possono cedere in condivisione la seconda auto, o di persone che dal lunedì al venerdì vanno a lavorare in bicicletta o con i mezzi pubblici e utilizzano l’automobile solo nel weekend”. Periodi limitati a seconda delle esigenze, dunque, e possibilità – come per Airbnb – di dare la disponibilità solo per alcuni giorni della settimana o solo per alcuni periodi dell’anno. E l’affidabilità? Anche quella dipende molto dall’atteggiamento dei clienti, che tuttavia finora hanno risposto abbastanza bene: “Siamo ancora all’inizio, ma per ora posso dire che non abbiamo avuto grandi problemi in questo senso. Gli incidenti sono coperti dall’assicurazione mentre per situazioni tipo multe, ci limitiamo ad assistere il proprietario ed eventualmente a tutelarlo in caso di rifiuto del driver a pagare. Ma in due anni c’è stato solo un caso del genere”.

Per il futuro, in attesa della nuova legislazione, sono allo studio servizi di assistenza sempre più definiti mentre già adesso – sulla falsariga di quanto avviene per tutte le piattaforme di sharing economy, come Airbnb ma anche BlaBlaCar – si punta forte su un sistema di recensioni che possa dare conto dell’affidabilità sia dei proprietari di automobili che dei loro utilizzatori: “Esortiamo le persone a rilasciare il più possibile giudizi e recensioni, nell’interesse loro e della piattaforma. Del resto lo sdoganamento di Auting è tutta una questione culturale: come è comprensibile che sia, c’è inizialmente molta reticenza a condividere un proprio bene, soprattutto in un Paese come l’Italia dove l’automobile fino a pochi anni fa era ancora uno status symbol da difendere gelosamente”. Ora però le cose sono cambiate: il costo medio di un’automobile in Italia (oltre all’acquisto) varia dai 3.500 ai 7.000 euro l’anno, e mediamente un’automobile rimane ferma il 92% del tempo. A chi non conviene prestarla per qualche giorno ogni tanto, in sicurezza, recuperando parte delle spese?

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