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Btp, gli investitori non scappano. E il Senato Usa guarda agli stimoli non a Trump

Imagoeconomica

La cronaca politica, di questi tempi, rischia di passare in secondo piano, come dimostra la crisi italiana o  il drammatico epilogo della presidenzaTrump.    

Le fibrillazioni italiane non hanno avuto peso alcuno sull’andamento dell’asta dei Btp. Il nuovo Btp 7 anni con scadenza marzo 2028 (cedola 0,25%) è stato collocato per 4,5 miliardi al rendimento di 0,30%, da 0,19% dell’asta di metà dicembre. La seconda tranche del Btp 30 anni settembre 2051 1,70% è stata assegnata per 2 miliardi con rendimento pari a 1,47%. Bid-to-cover a 1,37. Sale leggermente lo spread a 115 punti base, da 112 di ieri. E Citigroup consiglia di approfittare di eventuali discese del decennale italiano per aumentare l’esposizione al debito dell’Italia. Tanta indifferenza si spiega con i rendimenti. Come rileva Intermonte un sottoscrittore che compra ad esempio il BTP decennale e lo dà in prestito in repo, percepisce complessivamente circa l’1,10%, niente male considerando che nel mondo i titoli a tasso negativo ammontano ad oltre 16.000 mld di dollari”.

Intanto a Washington sta per andare in scena la prima grande sfida del prossimo inquilino della Casa Bianca. “La storia è semplice: o ci muoviamo adesso, oppure le cose sono destinate a peggiorare tanto da render molto più difficile trovare una soluzione”, ha detto Joe Biden, ormai ad un passo dall’ingresso alla Casa Bianca, consapevole che oggi al Senato si giocherà una parte rilevante del gradimento che lui ed in partito democratico godono presso i mercati finanziari. Al centro delle attenzioni non ci sarà l’appuntamento storico  con l’impeachment di Donald Trump destinato ad approdare al Senato forse solo dopo martedì, ad insediamento del nuovo presidente già avvenuto, bensì la presentazione del pacchetto di stimoli all’economia per contrastare gli effetti della pandemia. Ovvero, il primo intervento di politica economica dopo le promesse della campagna elettorale, particolarmente significativo ed atteso perché coincide con il ritorno, dopo sei anni,  di una maggioranza democratica al Senato, la vera garanzia di una svolta, attesa (o temuta) dai mercati. 

 Di qui l’attesa del mercato, amplificata dalle notizie allarmanti in arrivo della pandemia e dai dati deludenti dell’occupazione a dicembre, scesa per la prima volta (140 mila posti in meno) dopo il recupero seguito al primo shock della pandemia. “Non si è trattato di un episodio isolato -ammonisce Austan Goldsbee, già capo dei consiglieri economici di Barack Obama e figura centrale nello staff della campagna elettorale di Biden – siamo in presenza di una tendenza precisa: è un segnale d’allarme che, senza interventi precisi, rischiamo di ricadere in recessione”. 

E’ questo il clima che, secondo le anticipazioni ai giornali, lascia prevedere un intervento robusto.  Ma quanto robusto? Lo staff del presidente non ha fatto anticipazioni ufficiali. Il capogruppo Chuck Shumer, ha anticipato che una richiesta da 1.300 miliardi di dollari sarebbe probabilmente insufficiente.  La CNN ha parlato di un pacchetto da 2.000 miliardi di dollari. Niente male visto che dopo gli interventi anti-pandemia arriveranno di qui a marzo i piani di intervento sull’infrastrutture, l’edilizia e l’ambiente, cioè la spina dorsale del New Deal così come l’ha promesso il presidente democratico.  In sostanza, si profila un intervento di grande portata che, per ora, non ha suscitato le temute reazioni dei mercati che non temono l’inflazione. L’unica vera nemica resta la pandemia.

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