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Brexit e Fed: sulle Borse torna la paura

Solo un giorno di recupero per le Borse europee, che dopo il mini rimbalzo di ieri hanno inesorabilmente ripreso la strada del ribasso. A preoccupare, manco a dirlo, è sempre lo spauracchio di Brexit (ne avremo per un’altra settimana, il referendum è giovedì prossimo), al quale va aggiunto il calo di Wall Street in scia alla Federal Reserve che ha abbassato le previsioni di crescita e segnalato che ci saranno altri due rialzi dei tassi quest’anno, anche se non nell’immediato. Proiezioni che lasciano la porta aperta a una stretta il mese prossimo. Risultato: oggi a metà giornata Milano è sotto i 16.300 punti col -1,3%, solo un po’ meglio vanno Londra -0,5%, Parigi -0,6% e Francoforte -0,8%.

A Piazza Affari sono deboli le banche ma non solo: tra i cinque titoli peggiori del Ftse Mib a mezzogiorno spuntano anche Fca e Tenaris con perdite intorno al 3%. Male in generale gli energetici in scia alla tendenza ribassista del petrolio: Brent in calo a 48,3 dollari al barile, Wti scende sui 47,4. Saipem -2,2%, Eni -1,4%, Snam -1%. Tra le banche le peggiori sono Mps e le Popolari, con perdite che nel caso della banca senese e del Banco Popolare toccano il -4%. L’ad di Bpm, Giuseppe Castagna, non è al momento preoccupato per l’esito dell’assemblea che, il prossimo autunno, dovrà approvare la fusione con il Banco Popolare  e, contestualmente, la trasformazione dell’istituto in società per azioni. Ma a quanto pare cresce l’opposizione alla fusione in Bpm da parte dei soci pensionati che oggi riuniscono l’assemblea. Questi punterebbero a subordinare l’ok alla fusione a un miglioramento delle condizioni del welfare interno, ma sul tavolo potrebbe finire anche il concambio. 

Male anche Intesa Sanpaolo (-1,9%) sugli stress test in corso, anche se la banca ha i requisiti in regola, e Unicredit (-2,22%): per l’istituto di piazza Gae Aulenti si torna a parlare di pressioni dei soci per accelerare la scelta dell’Ad che prenderà il posto di Federico Ghizzoni. Ieri sarebbero partiti i colloqui con una rosa di 5-10 manager (si parla anche di Corrado Passera) e non si esclude l’ipotesi di associare al futuro ceo un manager di punta a cui affidare la rete commerciale italiana. Per La Stampa crescono le chance che il futuro capoazienda sia un italiano.

In territorio negativo Banca Ifis (-1,2%) dopo aver concluso due operazioni, una di acquisto e l’altra di vendita, di due portafogli di non performing loans nel mercato italiano. Il valore nominale del portafoglio acquistato da Banca Ifis è di circa 466 milioni, pari a 77.600 posizioni. Per quanto riguarda la tipologia di crediti acquistati, si tratta principalmente di prestiti personali (37%), carte di credito (32%) e prestiti finalizzati (31%). 

In controtendenza nel Ftse Mib, a mezzogiorno, solo Ferragamo, Finecobank e Azimut. Quest’ultima segna un rialzo dell’1% a 17 euro per azione grazie probabilmente decisione di Credit Suisse di avviare la copertura del titolo con un consiglio di acquisto (outperform ovvero “farà meglio del mercato”) e un prezzo obiettivo a 21,4 euro. Credit Suisse ha giudicato outperform anche Enel, che infatti perde molto meno del mercato (-0,3%) anche sulle voci di una trattativa con la controllata Endesa per l’acquisizione del 60% di Enel Green Power Espana.

Fuori dal paniere delle blue chip, è da monitorare ancora Rcs (intorno alla pairtà a 0,746 euro) sia perché, secondo fonti di stampa, oggi si tiene un incontro fra Cairo e Banca Imi per valutare se e come rilanciare l’ops, sia perché, secondo quanto scritto da Mf-Milano Finanza, il gruppo editoriale starebbe studiando l’ingresso in Messico con, tra i possibili partner, il magnate Carlos Slim nell’ambito dello sviluppo dell’audience internazionale di lingua spagnola.

Lo spread Btp/Bund sale da 148 punti base, in allargamento dai 144 del finale di seduta di ieri e oltre i 146 degli ultimi giorni. Il nuovo livello costituisce il massimo dal 12 febbraio. Il tasso del decennale italiano si porta all’1,452%. Oggi sono attive sul fronte aste Francia, Spagna e Irlanda. Parigi offre 5-6 miliardi di euro in Oat 2019, 2021, 2023 insieme a un importo tra 750 milioni e 1,25 miliardi di Oat indicizzati all’inflazione con scadenze 2021 e 2027. Invece Madrid mette a disposizione degli investitori fra 4,5 e 5,5 miliardi in titoli di Stato a 3, 5 e 10 anni e Dublino si attiva sul fronte a breve termine.

Il dollaro è sotto pressione per via della revisione al ribasso delle stime di crescita da parte della Fed. Al momento l’euro vale 1,1288 dollari rispetto a 1,1257 della chiusura di ieri.

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