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Brasile, nessuna medaglia olimpica per l’economia

A pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi la situazione economico-politica del Brasile rimane critica. I giochi olimpici e lo stimolo economico associato non saranno sufficienti a far ripartire un’economia alle prese con la più lunga e profonda recessione dalla metà degli anni Novanta.

Un mix di incertezza politica ed economica continua a pesare sul Brasile, che dal primo trimestre 2014 ha perso 8 punti percentuali di Pil, senza aver verosimilmente ancora toccato il fondo in attesa di ripartire (Fig. 1). Il tasso di disoccupazione ha superato l’8%, l’inflazione si mantiene abbondantemente superiore all’obiettivo della banca centrale e il deficit pubblico lo scorso anno ha superato il 9% del Pil, mentre il debito pubblico è cresciuto di 10pp di Pil tra il 2007 e il 2015.

Il flusso di turismo addizionale atteso per le Olimpiadi potrebbe fornire una boccata di ossigeno, ma difficilmente potrà trasformarsi nel fulcro della nuova ripresa. Nonostante il Brasile sia il primo paese dell’America del Sud a ospitare i giochi olimpici, l’esperienza degli anni 2000 in Australia (Sidney 2000), in Grecia (Atene 2004), in Cina (Pechino 2008) e nel Regno Unito (Londra 2012) suggerisce che gli ulteriori stimoli legati al turismo difficilmente riusciranno a invertire il trend calante del Pil brasiliano.

Di solito ai giochi olimpici vengono associati benefici per la città ospitante prima, durante e dopo lo svolgimento delle gare. In modo schematico, il primo impatto positivo per l’economia deriva dall’aumento del capitale fisico per costruire/modernizzare i nuovi impianti sportivi e migliorare le infrastrutture locali. Il flusso addizionale di turisti atteso alle competizioni aumenta i proventi dei servizi vendibili (hotel, ristoranti, ma anche mezzi di trasporto), che dovranno dimostrare di essere competitivi per consolidare i risultati una volta terminato l’evento. I giochi olimpici sono anche una vetrina per attrarre nuovo business, con benefici che potrebbero, quindi, protrarsi nel tempo.

In Brasile, tuttavia, la fase degli investimenti strutturali è praticamente conclusa e l’effetto moltiplicatore a essi associato è svanito nella crisi di fiducia che ha colpito i paesi emergenti a metà del 2013 e, nello specifico del paese, per la crescita travolgente dello scandalo Petrobras.

Peraltro, in quanto a turismo, il Brasile viene da una situazione di mercato positiva, avendo ospitato nel 2014 la Coppa del Mondo di calcio che, dati World Bank, ha contribuito a portare gli arrivi complessivi a 6.4 milioni contro una media annua di 5.5 milioni tra il 2010 e il 2013. Nell’immediato, inoltre, il contesto favorevole del mercato turistico potrebbe essere penalizzato qualora dovesse prevalere il timore di diffusione del virus Zika.

Nelle edizioni olimpiche degli anni 2000, i proventi dai flussi internazionali di turismo non mostrano in corrispondenza dei giochi un incremento né regolare, né continuativo negli anni successivi. Il flusso di entrate per il turismo, denominato in valuta nazionale, rilevato dalla bilancia dei pagamenti mostra infatti per Grecia e Australia un’accelerazione nell’anno dei giochi e una certa persistenza nei due anni successivi, mentre per i giochi di Pechino e di Londra l’andamento delle entrate dei servizi da turismo è più irregolare e slegato dalla manifestazione (Fig. 2). Inoltre si tratta di flussi attivi che nell’anno dei Giochi non superavano i 2.5pp di Pil, fatta esclusione per la Grecia, dove l’incidenza era praticamente doppia.

In sintesi, sembra difficile che nel breve periodo l’economia del Brasile possa ricevere stimoli importanti dalle Olimpiadi. Il turismo, che nell’immediato potrebbe giocare un ruolo di punta in questa direzione, da una parte si confronta con la recente esperienza, che non associa a questo fenomeno un regolare contributo rilevante per la crescita, dall’altra parte si scontra con difficoltà contingenti che remano contro un successo inatteso.

Fonte: Prometeia.

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