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Borse, tutti i riflettori sui colloqui per i dazi e sul piatto si mettono anche le valute. Dollaro e petrolio in netto calo

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Dollaro e petrolio in netto calo nella seduta odierna che vede l’Asia a ranghi ridotti per festività e avvia una settimana intensa di decisioni delle banche centrali e a dati economici chiave. Torna in luce la convinzione della Casa Bianca di poter concludere accordi commerciali, in particolare la Cina, anche se al momento nulla di concreto sia emerso. Intanto Trump ha annunciato una tariffa del 100% sui film prodotti al di fuori degli Stati Uniti e ha ordinato la riapertura della famigerata prigione di Alcatraz nella baia di San Francisco, mentre sul fronte Ucraino ha detto che “Forse non e’ possibile raggiungere la pace”. Nel weekend Warren Buffett ha annunciato la sua uscita dal vertice di Berkshire Hathaway.

La parola ora passa ai colloqui sui dazi

I dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump stanno inceppando gli ingranaggi di un’economia mondiale che per decenni è stata oliata da scambi commerciali prevedibili e relativamente liberi. La scorsa settimana, le multinazionali più importanti, fino ai player di nicchia dell’e-commerce, hanno tagliato gli obiettivi di vendita, lanciato l’allarme sui tagli di posti di lavoro e rivisto i loro piani aziendali, mentre le principali economie hanno rivisto al ribasso le prospettive di crescita in seguito alla pubblicazione di dati poco incoraggianti. Ora tutta l’attenzione è per la capacità degli stati di intrecciare colloqui per cercare di riequilibrare la situazione. Mentre i mercati finanziari scommettono che gli Stati Uniti e la Cina si ritireranno da una guerra commerciale totale e che Trump stipulerà accordi per evitare tariffe più elevate sugli altri, la totale incertezza su come andrà a finire è diventata di per sé un importante fattore di freno. Venerdì Pechino ha dichiarato di stare valutando un’offerta di Washington per colloqui sui dazi statunitensi del 145%, a cui ha risposto con imposte del 125%. L’amministrazione Trump ha anche lasciato intendere di essere vicina a un accordo con paesi come India, Corea del Sud e Giappone per evitare ulteriori dazi nelle prossime settimane, a cui si è aggiunta anche l’Australia.

Ma ciò che resta ancora da scoprire è se il tentativo di Trump di riequilibrare il sistema commerciale a favore degli Stati Uniti spingerà finalmente altri a rilanciare le proprie economie: ad esempio se la Cina si muoverà per aumentare gli stimoli per la sua economia interna, o se i paesi della zona euro rimuoveranno le barriere che ancora ostacolano il loro mercato unico.

L’Opec+ aumenta la produzione e il prezzo del petrolio scende di oltre 2 dollari al barile

L’OPEC+ ha sorpreso i mercati annunciando nel fine settimana un aumento della produzione maggiore del previsto. Nella riunione virtuale di sabato, i membri del cartello hanno concordato un incremento di 411.000 barili al giorno, quasi il triplo del volume originariamente programmato. La decisione mostra in modo ancora più evidente che l’organizzazione, o perlomeno i due paesi leader, Arabia Saudita e Russia, hanno abbandonato la strategia di difesa a oltranza dei prezzi del petrolio. Invece, Riyadh sembra voler puntare sulla disciplina interna. Il messaggio è rivolto ai membri che superano da tempo le loro quote, come Kazakhstan e Iraq. Astana ha oltrepassato il suo limite per 440.000 mila barili al giorno in marzo.

I prezzi del petrolio sono scesi di oltre 2 dollari al barile negli scambi asiatici. I future sul greggio Brent sono scesi di 2,21 dollari, ovvero del 3,61%, a 59,08 dollari al barile alle 06:53 GMT, mentre il greggio West Texas Intermediate statunitense era a 56,00 dollari al barile, in calo di 2,29 dollari, ovvero del 3,93%. Entrambi i contratti hanno toccato il livello più basso dal 9 aprile all’apertura di oggi. Secondo i calcoli di Reuters, il nuovo aumento dopo gli otto precedenti porterà il totale degli aumenti combinati per aprile, maggio e giugno a 960.000 barili al giorno, pari a una riduzione del 44% dei 2,2 milioni di barili al giorno di vari tagli concordati dal 2022. Fonti dell’OPEC+ hanno riferito a Reuters che il gruppo potrebbe annullare completamente i tagli volontari entro la fine di ottobre se i membri non miglioreranno il rispetto delle quote di produzione.

Settimana di decisioni monetarie

La settimana che si apre oggi sarà costellata da decisioni di politica monetaria da parte delle banche centrali. L’attenzione è soprattutto per la Fed che comuicherà la sua decisione mercoledì: le attese sono ancora per tassi invariati dopo i solidi dati sul mercato del lavoro Usa di venerdi relativi a marzo. I mercati ora stimano solo il 37% di probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed a giugno, in calo rispetto al 64% di un mese fa. Goldman Sachs e Barclays hanno entrambe posticipato le loro previsioni di taglio da giugno a luglio. In un’intervista televisiva andata in onda domenica, Trump ha affermato che non avrebbe tentato di rimuovere il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, ma ha ripetuto le richieste di tassi di interesse più bassi e ha definito il presidente “rigido”.

La Banca d’Inghilterra si riunirà giovedì, l’unica che potrebbe decidere per un taglio dei tassi di interesse di altri 25 punti base al 4,25% e potrebbe aprire la strada a un ulteriore allentamento a giugno. Invece le banche centrali di Norvegia e Svezia dovrebbero mantenere stabili i tassi.

Le valute come strumento di trattativa nella guerra commerciale

Il dollaro ha nuovamente perso terreno oggi, dopo che la fulminea impennata della sua controparte taiwanese ha condizionando anche le altre valute e alimentando le speculazioni sul fatto che alcuni paesi asiatici fossero pronti a progettare rivalutazioni per ottenere concessioni commerciali dagli Stati Uniti.
Il dollaro di Taiwan è salito di oltre il 3% a 29,618 per dollaro Usa, dopo che già venerdì aveva visto il balzo record del 4,5%, portandosi ai massimi degli ultimi due anni. Il dollaro taiwanese non ha un tasso di cambio ufficiale, ma la banca centrale interviene quando necessario per garantire la “stabilità dinamica” della valuta. Il suo rialzo di oltre il 6% in due giorni è il più grande mai registrato, secondo i dati LSEG. Sebbene la banca centrale di Taiwan abbia negato che la Casa Bianca stesse facendo pressioni per un rialzo di alcune valute asiatiche come parte di un accordo commerciale, i mercati stavano comunque percependo un cambiamento.

Lo yuan cinese ha raggiunto il massimo degli ultimi sei mesi a 7,1980 per dollaro, mentre gli investitori scommettevano che Pechino avrebbe potuto lasciare che la sua valuta si rafforzasse nell’ambito dei colloqui commerciali sino-americani, anche se i negoziati sembravano ancora lontani.
Nonostante il Ministero del Commercio cinese abbia dichiarato che Pechino sta valutando un’offerta da parte di Washington per tenere colloqui sui dazi del 145% imposti da Trump, le due parti sembrano ancora molto distanti. In un’intervista televisiva andata in onda domenica, il presidente Donald Trump ha ribadito di credere che la Cina voglia raggiungere un accordo, ma non ha fornito dettagli o tempistiche.

L’euro è salito dello 0,3% a 1,1333 dollari, allontanandosi dal minimo della settimana scorsa a 1,1266 dollari, mentre l’indice del dollaro è sceso dello 0,2% a 99,717. Il dollaro ha perso lo 0,4% attestandosi a 144,21 yen, allontanandosi dal massimo di venerdì intorno a 145,91. Molti investitori continuano a scommettere su un ulteriore indebolimento del dollaro, con posizioni speculative corte in ulteriore aumento nell’ultima settimana. Il prossimo ostacolo per il dollaro sarà il sondaggio ISM sui servizi, previsto oggi, con il rischio che una lettura debole ravvivi i timori di una recessione economica

Asia a ranghi ridotti per festività. In calo l’Australia

In Asia oggi sono chiusi per festività i mercati di Hong Kong, Cina, Giappone e Corea del Sud.

La borsa di Mumbai è in rialzo: indice BSE Sensex +0,4%. Gli investitori istituzionali esteri hanno acquistato azioni indiane per la dodicesima sessione consecutiva venerdì. Tra i titoli del Sensex da segnalare il rialzo di HDFC Bank, Reliance Industries, ICICI Bank, Infosys e TCS. Invece Kotak Mahindra Bank è a -5% dopo che l’istituto di credito ha comunicato di aver registrato un calo degli utili trimestrali superiore alle attese, appesantito da un forte aumento degli accantonamenti. Le obbligazioni indiane potrebbero rafforzarsi a seguito del forte calo del petrolio: gli economisti della State Bank of India, tra cui Soumya Kanti Ghosh, scrivono che l’inflazione locale è in calo e che la Reserve Bank of India potrebbe tagliare i tassi in modo “aggressivo”. “Nel migliore dei casi, stimiamo tagli dei tassi di 125-150 pb su base cumulativa nell’anno finanziario in corso, iniziato il 1° aprile”. I rendimenti obbligazionari potrebbero portarsi verso il verso il 6%, da 6,25% di oggi.

L’indice S&P ASX200 di Sidney è in calo dello 0,7%. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito “ottimi” i suoi rapporti con il Primo Ministro australiano Anthony Albanese, uscito vittorioso dalle elezioni politiche del weekend: lo sconfitto, con un margine di portata storica, è il conservatore Peter Dutton. Interrogato sul risultato elettorale, Trump ha dichiarato di essere “molto amico di Albanese”, affermazione che rende più probabile un avvicinamento tra Stati Uniti e Australia sui commerci. Gli australiani hanno rinnovato la fiducia ai laburisti, penalizzando come poche volte si è visto nella storia i conservatori fermatisi al 44% dei voti: il partito di Albanese dovrebbe avere circa 85 seggi su 150.

In Giappone, fa marcia indietro il ministro delle Finanze nipponico Katsunobu Kato sulla vendita di bond a pochi giorni dalle dichiarazioni rilasciate in un programma televisivo in cui aveva espresso la crescente preoccupazione per le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, considerate aggressive, e l’insoddisfazione allo stallo di fatto dei negoziati tra le due sponde. “Il Giappone non intende usare i titoli di Stato statunitensi come leva negoziale nelle trattative commerciali con Washington” ha detto.

Borse europee viste aprire sulla parità. A Piazza Affari occhi sul risiko, Leonardo, Saipem

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire sulla parità sulla base delle indicazini del future Euro Stoxx 50 a -0,1%.

Leonardo. Moody’s ha confermato il rating ‘Baa3’ migliorando l’outlook a ‘positivo’ da ‘stabile’. La Commissione Europea ha investito 910 milioni di euro nell’ambito dell’edizione 2024 del Fondo europeo per la difesa per creare un’industria della difesa forte e innovativa in Europa. Per la prima volta, le industrie della difesa ucraine possono essere associate ai progetti del Fondo.

Saipem: Subsea7 ha ricevuto un maxi ordine da 1,25 miliardi di dollari da Petrobras.

Eni. Blomberg riporta che Shell sta lavorando a un’aggregazione con BP, per ora sono solo preparativi e non è detto si arrivi a un’offerta.

Generali. Il Cda della compagnia di mercoledì costituirà i comitati endoconsiliari tra cui quello per le operazioni con le parti correlate che si occuperà dell’esame dell’offerta di Mediobanca per Banca Generali, scrivevano sabato Corriere della Sera e La Stampa. Secondo quest’ultima il comitato in questione dovrebbe in linea di massima ricalcare quello precedente con quattro membri e la presidenza affidata a uno dei consiglieri eletti nella lista del gruppo Caltagirone. Milano Finanza sabato citava fonti vicine al fronte Delfin-Caltagirone secondo cui, in base ai primi approfondimenti legali, il voto in assemblea sull’operazione Banca Generali richiederebbe i due terzi e non la maggioranza semplice. Secondo il giornale l’asse con Andrea Orcel potrebbe riproporsi nel voto del 16 giugno e avere come contropartita Banca Generali che UniCredit avrebbe tentato senza successo di acquisire per poi schierarsi con Caltagirone-Delfin. La Repubblica ha scritto domenica che Mediobanca incontrerà il capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, per illustrare l’operazione su Banca Generali. Secondo il Corriere della Sera di oggi l’appuntamento con il governo potrebbe essere già oggi. Nagel incontrerà a Palazzo Chigi Caputi, mentre successivamente ci potrebbe essere anche un appuntamento con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non è al momento previsto un incontro anche se il dialogo risulta essere già aperto, aggiunge il quotidiano.

Snam: HSBC alza il target price.

Stellantis ha registrato ad aprile un calo frazionale (-0,12%) delle immatricolazioni in Italia, a fronte di una crescita del mercato del 2,71%. La quota di mercato si è attestata al 30,61% dal 30,26% di marzo.

Unicredit. L’autorità antitrust dell’Unione europea si pronuncerà entro il 4 giugno sull’offerta di scambio di UniCredit su Banco Bpm, si legge in un documento sul sito web della Commissione europea. Secondo Il Giornale di domenica l’AD Andrea Orcel è più orientato a gettare la spugna sull’Ops che ad andare avanti anche se una decisione definitiva verrà presa a valle del confronto con le autorità sulle stringenti prescrizioni in tema di golden power. Un’eventuale rinuncia di UniCredit potrebbe aprire le porte a un matrimonio tra Banco Bpm e Banca Mps, destinato a espandersi a Mediobanca-Banca Generali, aggiunge il quotidiano. Anche la Stampa oggi scrive che UniCredit non avrebbe preso ancora nessuna decisione ufficiale ma, in attesa del Cda convocato per l’11 maggio, cresce la convinzione che ci siano troppi ostacoli e troppe incertezze lungo la strada che porta a Banco Bpm.

Webuild. Un tribunale ha ordinato all’Argentina il pagamento di più di 147 milioni di dollari a Webuild nell’ambito di un arbitrato, durato un decennio, riguardante la costruzione di un ponte e di un’autostrada.

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