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Borse tra petrolio e Obama: due crolli che influenzano i mercati

Borse Incerte al termine di una seduta distinta da numerose novità. Innanzitutto la secca, seppur sconfitta dei democratici alle elezioni di Mid Term. I repubblicani hanno ora la maggioranza nei due rami del Parlamento. Il presidente Obama sarà costretto a governare, quando possibile, via decreto. 

Nuovi segnali di frenata dall’economia cinese. Dopo l’industria è ora la volta dei servizi. Ma il tema di giornata per l’economia globale è la caduta del prezzo del petrolio, innescato dalla notizia che l’Arabia Saudita ha ampliato lo sconto applicato sul suo greggio di qualità pregiata. 

Il future del greggio tipo Brent tratta a 82,4 dollari il barile, in ribasso del 2,7%, siamo sui minimi degli ultimi 4 anni. Anche il Wti americano cade in ribasso del 2,8% a 76,50 dollari. Dai picchi toccati a giugno a 116 dollari la flessione di quello che una volta veniva definito l’oro nero sfiora il 30%.

Poco mossa la Borsa di Tokyo +0,21%, in lieve ribasso l’indice Asia Pacific. Avanzano le Borse cinesi nell’attesa dell’arrivo di nuovi stimoli dalla banca centrale: Shanghai +1,25%. 

Debole Wall Street, sotto la pressione delle vendite sui petroliferi: alla fine l’indice Dow Jones è salito dello 0,1% mentre l’S&P 500 è sceso dello 0,3% e il Nasdaq dello 0,33%. Dopo l’esito del voto in recupero stamani a Tokyo i futures sui listini Usa sono in rialzo dello 0,3%. 

L’ITALIA FRENA, LA FORBICE BTP/BUND OLTRE 160

I segnali di sofferenza, al solito, arrivano dall’economia europea, a partire da quella italiana. Dalle previsioni di autunno della Commissione europea, che hanno rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Italia di quest’anno e del prossimo portandole, rispettivamente da +0,6% a -0,4% e da +1,2% a +0,6%. Nel 2015 solo Cipro farà peggio del Bel Paese. Le Borse ieri hanno chiuso in rosso: Francoforte ha ceduto lo 0,92%, Londra lo 0,52%, Parigi l’1,52% e Madrid il 2,12%. Il calo più marcato riguarda Milano: Piazza Affari ha chiuso in forte ribasso sui minimi della seduta: l’indice Ftse Mib ha perso il 2,3% e scivola per l’ennesima volta sotto la soglia psicologica dei 19mila punti.

Non meno inquietante il balzo nel pomeriggio dello spread tra Btp e Bund è così salito a 161 punti base più per la perfomance del titolo tedesco che per la crescita del rendimento del decennale italiano.

IN VISTA DEL DIRETTORIO BCE SILURI CONTRO IL PRESIDENTE 

L’umore dei mercati è peggiorato dopo le indiscrezioni della Reuters secondo cui ci sarebbe maretta nel Governing Council della Bce. A Draghi verrebbe rimproverata da alcuni membri una scarsa condivisione delle scelte, e la decisione di aver comunicato al pubblico i target di incremento del bilancio ECB. Si riduce così il margine di manovra del Governatore ai prossimi meeting, a partire da quello di domani.

Immediata la reazione sui mercati: le azioni hanno accelerato al ribasso, l’euro ha recuperato contro il dollaro mentre i bond periferici hanno perso supporto hanno ceduto una manciata di punti contro un bund assai comprato. 

Contrastanti le previsioni sull’esito del confronto di domani all’Eurotower. Bnp Paribas ha pubblicato un lungo studio in cui dichiara di attendersi ulteriori misure per dicembre, eventualmente anche un Quantitative Easing sui titoli di Stato, e che la mossa potrebbe essere anticipata domani da un linguaggio particolarmente accomodante in conferenza stampa. Il motivo sarebbe che l’attuale mix di politica monetaria non sta funzionando, con grave preoccupazione per Draghi e colleghi.

Ma il membro austriaco del direttorio, Ewald Nowotny, ha già anticipato che quest’anno la Banca centrale non avvierà programmi di acquisto di titoli di Stato e che se in futuro lo facesse, la ripartizione di acquisti per Paese sulla base della quota del capitale nella Bce, sarebbe discutibile, in quanto la maggior parte degli acquisti riguarderebbe il debito tedesco. 

TITOLI OIL IN ROSSO. ENI VERSO L’USCITA DA SOUTH STREAM

Giornata di passione sulle Borse per i titoli energetici. A Wall Street l comparto energetico perde il 2,67%. Fa peggio l’indice di settore europeo -3,8%. Nel listino italiano, Eni segna un calo del 3,5%, Saipem del 4,8%. L’ad del cane a sei zampe, Claudio Descalzi, ha escluso uno spezzatino per la controllata, mentre ha fatto sapere che se il budget preventivato relativo al progetto South Stream dovesse essere superato, il gruppo potrebbe valutare di uscire dal progetto.

Giornata no per gli altri titoli legati all’industria petrolifera: Tenaris ha lasciato sul terreno il 3,92%, Saras ha perso l’1,85% a 0,7945 euro ed Erg il 2,96% a 8,69 euro.

MPS AVANZA IN ATTESA DEL CDA: MA IL CINESE NON C’ENTRA

Oggi è il giorno del cda di Monte Paschi che dovrà varare l’atteso aumento di capitale. Il Credito Fondiario farà da advisor dell’operazione che potrebbe far da ponte verso una possibile integrazione con un altro istituto anche se, oltre al Banco de Santander, hanno già smentito di aver interesse per Mps altri grandi istituti, come Intesa SP, Unicredit e Bnp Paribas che in Italia controlla Bnl.

Ieri la banca, in controtendenza rispetto al mercato, è salita del 5,35% anche sull’onda dei rumors su un’ipotetica offerta, smentita dall’istituto, in arrivo da Hong Kong. La Consob indaga. Exane ha alzato la raccomandazione a Outperform da Neutral. Anche Banca Carige guadagna il 7%.

Debole il resto del settore, alla vigilia delle trimestrali che prenderanno il via il giorno 11 con i dati di Intesa (-3,6%) e Unicredit (-3%). Arretrano anche Ubi Banca (-5%, cda il giorno 12) , Banco Popolare -3,1%, Banca Popolare di Milano -4,5%. 

UTILITIES, L’AUTORITA’ SI CORREGGE. MA ENEL SCENDE ANCORA

Rientra, in parte, l’emergenza legata alle comunicazioni dell’Autorità per l’Energia. Ieri è stata diffusa una precisazione sulle modalità del calcolo delle tariffe, in particolare, viene chiarito nella nota che terrà conto dell’inflazione reale: nel documento diffuso venerdì sera questo passaggio non c’era. Dovrebbe venir meno la minaccia di una revisione in negativo del quadro della regolazione. 

Snam , che lunedì aveva lasciato sul terreno l’11%, chiude in rialzo del 3,5%. Molto più modesto il rimbalzo di Terna +0,2% (contro una perdita del 6,7% alla vigilia). Ancora in ribasso Enel perde l’1,4% ed Enel Green Power -1,4%.

SOFFRE ANCORA IL LUSSO DOPO I CONTI DI HUGO BOSS

Fiat Chrysler Automobiles in ribasso ieri dell’1,5%. Forti perdite, tra gli industriali, anche per Finmeccanica (-3%). Continua intanto la ritirata del lusso, alimentata anche dal warning di Hugo Boss (-5,4%) su vendite e profitti 2014. Yoox -6%, Ferragamo -3,7%,Moncler-2%, Tod’s -3,5%. 

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