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Borsa, scintille di gennaio a Piazza Affari, ma addio a quota 19mila

Pixabay

Non si può dire che l’inizio di questo 2017 sia stato tra i più brillanti per Piazza Affari. In gennaio molti fuochi d’artificio sulla Borsa di Milano, ma addio alla soglia psicologica dei 19mila punti base.

Dopo il mini-rally di dicembre (+18,5%), l’indice Ftse Mib ha vissuto un mese altalenante, registrando alla fine di questi 31 giorni di grandi sorprese e altrettanta volatilità, un ribasso del 3,3% sotto la pressione delle infinite vicissitudini delle banche e sotto la zavorra dell’incertezza politica legata alla prospettiva di possibili elezioni anticipate.

Per quanto riguarda il settore bancario, impossibile non ricordare che l’anno si è aperto con il debutto sul palcoscenico borsistico di Banco Bpm, la terza banca nata dalla fusione tra la Popolare di Milano e Banco Popolare che nel corso del primo mese di contrattazioni ha posto in essere un rialzo del 14,7% a 2,67 euro. Tra gli istituti bancari, meglio è riuscita a fare solo Ubi Banca che negli ultimi 31 giorni è salita di quasi il 23% in seguito all’acquisizione delle tre good banks. 

Ma se c’è chi ha guadagnato c’è anche chi ha perso. Tra i protagonisti assoluti del mese di gennaio troviamo anche il titolo Unicredit (-9,2 a gennaio). La banca guidata da Jean Pierre Mustier, oltre ad aver stimato una perdita per il 2016 pari all’11,8% dovuta a “svalutazioni straordinarie” è attualmente alle prese con il più grande aumento di capitale mai realizzato in Italia (13 miliardi di euro) e oggi svelerà il prezzo d’offerta delle nuove azioni.

In netto ribasso anche Intesa Sanpaolo (-9,87% dal 30 dicembre) entrata di slancio nel risiko delle Generali (+4,65%) che ha coinvolto anche Mediobanca (+3,17%) e la stessa Unicredit. Tra sabato e domenica dovrebbe arrivare l’offerta dell’istituto milanese sulla compagnia assicurativa diretta da Philippe Donnet nell’ambito di un affare che sarà sicuramente al centro dell’interesse degli investitori nel mese di febbraio.

Al di fuori del comparto bancario, Fiat Chrysler Automobiles ha superato indenne il dieselgate nato in seguito alle accuse dell’Authority Usa, secondo cui la casa automobilistica italo-americana avrebbe violato il Clear Air Act, truccando le emissioni di circa 104mila veicoli. Una vicenda cui Fca ha reagito con forza e che sembra essersi smontata giorno dopo giorno, tant’è che il titolo ha concluso il mese con un rialzo superiore al 16%.

Rimanendo nel paniere principale da non dimenticare anche la fusione tra Luxottica (-4,6% da inizio gennaio) e la francese Essilor. Un’operazione che vale 50 miliardi di euro e farà nascere un’azienda da oltre 15 miliardi di fatturato e 130mila dipendenti che però lascerà Piazza Affari per essere quotata solo a Parigi e forse, successivamente, a New York.

Ma gennaio ha portato con sé anche un’altra novità importante nel mercato italiano come debutto dei Pir, i piani individuali di risparmio che rappresentano una nuova e rilevante occasione d’investimento per le famiglie che decidono di convogliare il loro capitale sulle Pmi italiane.

Tornando a Piazza Affari, come da tradizione, le migliori e le peggiori performance da inizio anno non sono state realizzate dalle blue chip, ma da titoli più piccoli (e dunque anche più liquidi e volatili) quotati al di fuori del Ftse Mib.

Di seguito, ecco i 10 maggiori rialzi da inizio anno:

1-    Tas: +237,28%;

2-    Full Six: +102,55%;

3-    Gequity: +99,66;

4-    Industria E Innovazione: +76,60;

5-    Rosss: +70,32;

6-    Chl: +59,29;

7-    Zucchi: +49,75;

8-    Pierrel: +41,64;

9-    Aeroporto Guglielmo Marconi Di Bologna: +39,94;

10- Premuda: +38,52.

Di seguito ecco i 10 maggiori ribassi da inizio anno:

1-    Dmail Group: -47,47;

2-    D’Amico: -25,55;

3-    Safilo Group: -19,23%;

4-    Saras: -16,5%;

5-    Centrale Del Latte D’Italia: -13,61%;

6-    Yook Net-A-Porter Group: -13,61%;

7-    K.R. Energy: -13.37%

8-    Saipem: -11,18%;

9-    Dada: -11,15%;

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10-  Digital Bros: -11,11%.

Categories: Finanza e Mercati