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Borsa, chiusura 5 maggio: Milano in rialzo con Generali e Mediobanca. Trump zavorra pure il cinema

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La carne al fuoco è molta e la brace si sta ancora arroventando, così le borse europee inaugurano la settimana con una seduta contrastata, in assenza di Londra e di molti listini asiatici, fermi per festività. Alla chiusura: Milano +0,39% (38.475 punti base); Francoforte +1,19% ai suoi massimi storici a 23.331 punti; Madrid +0,65%; Parigi -0,55; Amsterdam -0,13%. Wall Street si muove debole nelle prime ore di scambi, ma si ricorda che la scorsa ottava gli indici, su entrambe le sponde dell’Atlantico, hanno recuperato completamente le perdite subite a partire dal 2 aprile, giorno d’avvio dei dazi.

Oggi però a dare il buongiorno è stata proprio la notizia che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di mettere sotto il gioco delle tariffe (100%) anche i film prodotti all’estero, mentre il dialogo con la Cina per ora langue. La guerra commerciale estesa al cinema zavorra i titoli del settore da Netflix a Walt Disney, da Warner Bros a Paramount, mentre in Europa gli investitori si sono concentrati su alcune trimestrali e operazioni di rilievo, vere o presunte. In particolare Erste bank (+8,16%) svetta alla borsa di Vienna (+1,36%) dopo aver concordato di acquisire il 49% di Santander Bank Polska dalla casa madre spagnola e il 50% del gruppo di gestione patrimoniale Santander tfi, per un corrispettivo totale di 7 miliardi di euro. Il Santander si apprezza dello 0,55% alla borsa di Madrid. Le azioni di Shell perdono l’1,91% ad Amsterdam su indiscrezioni stampa secondo cui la major petrolifera sta lavorando con gli advisor per valutare un’eventuale acquisizione della concorrente BP.

Il settore oil è inoltre penalizzato a livello globale dal tonfo del greggio, dopo l’annuncio dell’Opec+ di nuovi aumenti della produzione.

A New York è sotto osservazione il titolo Berkshire Hathaway (-4,13%) dopo che Warren Buffett ha preannunciato le sue dimissioni dalla carica di ceo del conglomerato e il cda ha votato per nominare Abel come amministratore delegato, mentre Buffett rimane presidente. 

In settimana focus sulla Fed

Uno degli eventi clou della settimana, verso il quale c’è molta attesa, è la riunione della Federal Reserve che, mercoledì, dirà annuncerà le sue decisioni di politica monetaria. I mercati scommettono che Jerome Powell non cederà alle fortissime pressioni di Trump e manterrà i tassi d’interesse a livello attuale (tra il 4,25% e il 4,5%). Il tycoon comunque non demorde e dopo aver chiarito che non rimuoverà il banchiere centrale, lo definisce “un vero idiota”, rinnovando al contempo gli appelli a un taglio del costo del denaro. In un contesto macro, visto la scorsa ottava, in cui il Pil americano è sceso nel primo trimestre, ma il mercato del lavoro si è rivelato ancora dinamico nel mese di aprile, Powell avrà buon gioco a condurre una politica attendista. Gli investitori valuteranno quindi con interesse le sue parole, per aggiustare le scommesse sul futuro. Per ora si ritiene che un taglio arriverà nella riunione del 18 giugno.

Il petrolio e il dollaro vanno giù 

Un’altra pentola che bolle è quella del petrolio, che vede scendere i prezzi a causa di una guerra commerciale che può preludere a un rallentamento globale dell’economia e a causa della scelta dell’Opec e alleati di aumentare la produzione di greggio di 411 mila barili al giorno a partire da giugno. Si tratta del secondo rialzo consecutivo della produzione, visto che il cartello ha già sorpreso il mercato il mese scorso annunciando un aumento della produzione della stessa entità, più del triplo di quanto previsto. In questo contesto i future di Brent e Wti cedono circa il 2,5%, per prezzi sotto i 60 dollari al barile, rispettivamente 59,83 e 56,76 dollari.

L’incertezza che aleggia da tempo favorisce il recupero dell’oro, che al momento vede i prezzi risalire oltre 3315 dollari l’oncia (+2,32%).

Sul mercati valutario inoltre il dollaro viaggia in ribasso contro le principali valute. L’euro si muove intorno a 1,133 (+0,35%) e la sterlina cambia a 1,33 in attesa che in settimana anche la Bank of England si pronunci sui tassi (giovedì).

Movimenti molto più consistenti si sono registrati sulle valute asiatiche. In particolare il dollaro di Taiwan ha toccato i massimi da tre anni contro il biglietto verde, alimentando speculazioni sul fatto che alcuni paesi asiatici siano pronti a rivalutare le loro monete per ottenere concessioni commerciali dagli Stati Uniti.

Piazza Affari, banche protagoniste

In Piazza Affari, nel bene e nel male, è ancora il risiko bancario a tenere la scena nella seduta odierna, in apertura di una settimana che vedrà gli istituti anche alla prova dei conti trimestrali.

Le grandi manovre alimentano l’appeal speculativo sui titoli del settore e dintorni. In cima al listino svetta Generali (+3,22%) e a poca distanza c’è Mediobanca (+1,92%). Piazzetta Cuccia vuole Banca Generali (+2,91%) e intende dare in cambio a Trieste proprio la quota in suo possesso di azioni del Leone. 

Oggi l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, era atteso a Palazzo Chigi e la mossa da lui ideata ha ricevuto il plauso di Massimo Doris: “è una bella operazione per Mediobanca, ammesso che vada a buon fine”. L’amministratore delegato di Banca Mediolanum (+0,52%) ha parlato da azionista, visto che nel complesso detiene circa il 3,5% di Mediobanca.

Nella parte alta del listino figura poi Unipol +2,68%, in un comparto assicurativo come si vede ben comprato e coinvolto nelle manovra bancarie in corso. Il colosso bolognese è tra l’altro azionista di Pop di Sondrio +0,35% e Bper +0,6%.

L’altra faccia della luna sono i titoli bancari negativi: Unicredit -1,25%, che domenica riunirà il cda per i conti e probabilmente farà il punto sull’Ops lanciata su Banco Bpm (-0,44%), in uno scenario che, secondo alcune ricostruzioni stampa, non esclude un passo indietro di Orcel, visti gli ostacoli incontrati dall’offerta compreso un Golden power che ha fissato paletti difficili da rispettare.

I realizzi penalizzano anche Mps -0,33, che a sua volta ha nel mirino Mediobanca. 

Fuori da questo dedalo, sale Leonardo +1,29%, con Moody’s che ha confermato il rating ’Baa3’ e ha migliorato l’outlook a ’positivo’ da ’stabile’.

Sono in calo invece Stm -1,09% e i titoli petroliferi, come Saipem -1,06% ed Eni -0,65%.

Spread in calo

Il secondario appare poco mosso: lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata arretra a 109 punti base (-1,81%), con tassi in lieve calo rispettivamente a 3,6% e 2,52%.

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