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Arduino sfida i giganti del web: “La tecnologia è del popolo”

Imagoeconomica

“Molte persone percepiscono la tecnologia come un muro davanti al quale fermarsi. Noi la stiamo trasformando in una scala, difficile da scalare ma scalabile da tutti, progressivamente”. Nelle parole del suo cofondatore, Massimo Banzi, c’è tutta la mission di Arduino, piattaforma hardware e software nata nel 2003 in modalità open source, dove 29 milioni di utenti in tutto il mondo ogni giorno si scambiano idee, informazioni, e chiedono supporto per realizzare i loro progetti, che siano privati o piccoli imprenditori che non hanno know how per fare da soli né mezzi per rivolgersi ai Big dell’hi-tech: “Si tratta di democratizzare l’utilizzo della tecnologia, di renderla comprensibile ed accessibile tutti”, spiega Banzi, ospite di un dibattito ospitato dalla digital energy company Sorgenia, durante il quale ha anche ricordato che Arduino è nata negli stabilimenti dell’Interaction Design Institute di Ivrea, proprio dove una volta c’erano uffici di Olivetti, il pioniere dell’innovazione in Italia.

Arduino produce schede elettroniche per vari utilizzi: dalla prototipazione rapida per scopi hobbistici e didattici all’abilitazione per tecnologie più evolute e applicabili ai processi produttivi, come i droni, la robotica, le stampanti 3D, o ancora i termostati smart e tutto ciò che può avere un utilizzo che va dal ludico all’altamente professionale e che non è necessariamente appannaggio di ingegneri ultraspecializzati: “Immaginiamo un futuro in cui tutti, anche i giovanissimi, anche chi abita lontano dai centri urbani e dalle grandi università, possano diventare maker, ingegneri fai-da-te, grazie al supporto della nostra piattaforma. Quello che facciamo è totalmente open source, vendiamo schede ma mettiamo anche in contatto gli utenti con le aziende che già utilizzano i nostri programmi”. Un effetto domino in grado di creare un ecosistema innovativo, generando prezzi più bassi e soprattutto nuove competenze, laddove – soprattutto in Italia – mancano o fanno fatica a decollare, “e anche di dare tra virgolette uno schiaffo morale ai vari Google e Microsoft, che oggi si sentono i padroni della tecnologia”.

Anche partendo dal semplice gioco (“un antropologo americano teorizzò, a ragione, che tutte le invenzioni della storia dell’uomo nascano dai giochi dei bambini, dalla ruota in poi”) fino ad arrivare alla nuova e più avanzata frontiera: l’Intelligenza Artificiale. “Il nostro obiettivo  – spiega ancora Banzi – è quello di rendere semplici le cose complicate. L’Intelligenza Artificiale lo è, quindi perché non provare ad avvicinarvi i comuni cittadini, fosse anche soltanto per capirla meglio, per avere un rapporto più sano con la tecnologia?”. Un domani, dunque, l’A.I. potrebbe non essere più esclusivamente in mano agli over-the-top e ai governi: “Non so dirlo, ma potrebbe accadere questo”, azzarda il creatore di Arduino, il “tutorial” del tech quasi 100% made in Italy: “Solo una piccola parte della nostra produzione è cinese, il resto tutto in Italia, dove organizziamo anche la Maker Fair di Roma, il secondo evento ‘nerd’ più importante del mondo per presenza di maker e visitatori, dietro solo alla fiera della Silicon Valley”.

Banzi si è anche espresso sulle ultime novità legislative in merito al copyright, approvato dal Parlamento europeo: una grana, per la sua community dove 800.000 persone registrate scrivono regolarmente commenti e danno vita a delle sottocommunity per scambiare informazioni e lanciare progetti su temi specifici. Non sempre a regola d’arte, come spesso accade nei forum. “Secondo la nuova normativa, le piattaforme dovrebbero praticamente chiudere: come è possibile verificare che ogni singolo commento non violi il diritto d’autore? Mi sembra una normativa che tutela molto la grande editoria e meno le realtà più moderne”. E l’Italia, cosa fa per l’innovazione? In fondo, il ruolo di abilitatore e semplificatore dovrebbe essere del pubblico: “Il governo precedente aveva fatto molto con Industria 4.0, e anche l’idea del ministro Calenda sui centri di competenza era molto buona e concreta. Adesso invece sento soltanto keywords buttate lì per dare la sensazione di essere un governo all’avanguardia. Ma concretamente c’è poco”.

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