X

Anna Wintour lascia Vogue America, addio alla direzione dopo 37 anni: chi prenderà il posto della vera Miranda Priestly?

Imagoeconomica

Anna Wintour lascia Vogue America: l’icona che ha guidato la prestigiosa rivista per ben 37 anni ha annunciato il suo addio alla direzione. La notizia, trapelata durante una riunione interna e poi confermata da Condé Nast al New York Post, ha fatto rapidamente il giro del mondo, lasciando stilisti, influencer e appassionati di moda con un grande interrogativo: chi raccoglierà l’eredità della “Nuclear Wintour”?

Perché Anna Wintour lascia la direzione operativa di Vogue America?

Le motivazioni ufficiali restano riservate, ma il contesto è chiaro: dopo quasi quattro decenni al timone, Wintour punta a un ruolo più strategico e meno operativo. Non si tratta di un ritiro, ma di una scelta lungimirante in un’era di rivoluzione digitale e cambiamenti nel modo di comunicare la moda. “La più grande soddisfazione è supportare una nuova generazione di editor, aiutandoli a portare idee fresche e una visione nuova ed entusiasmante di cosa può essere una grande azienda mediatica. Questo è il tipo di persona che stiamo cercando come nuovo head of content di Vogue Us”, ha spiegato durante la riunione.

Anna Wintour resta protagonista in Condé Nast e Vogue globale

A 75 anni, 76 a novembre, Anna Wintour non va in pensione, ma assume un nuovo ruolo strategico. Pur lasciando la guida operativa di Vogue America, manterrà la posizione di global chief content officer di Condé Nastdirettrice editoriale globale di Vogue, supervisionando un impero mediatico che include testate come Vanity Fair, GQ, Wired, Architectural Digest, Condé Nast Traveler, Glamour, Bon Appétit, Tatler, World of Interiors, Allure, Teen Vogue e Ars Technica.

Il futuro Head of Editorial Content di Vogue Us sarà responsabile delle operazioni quotidiane della rivista su tutte le piattaforme, mentre Wintour manterrà un ruolo chiave e strategico a livello globale.

Chi è Anna Wintour: da ribelle londinese a regina della moda mondiale

Anna Wintour nasce a Londra nel 1949, in una famiglia di editori che le apre subito le porte del mondo della comunicazione. Già a 14 anni sfida il dress code della scuola con il suo iconico caschetto biondo e gli orli delle gonne accorciati, segnando l’inizio di uno stile che non avrebbe mai abbandonato. Dopo esperienze iniziali nella Swinging London, un breve e turbolento passaggio a Harper’s Bazaar negli Usa (licenziata per le sue idee “troppo innovative”), e un ruolo da caporedattrice a British Vogue, nel 1988 conquista la direzione di Vogue America prendendo il posto di Grace Mirabella. La sua prima copertina – una modella in jeans da 50 dollari e maglione Lacroix da 10mila dollari fotografata da Peter Lindbergh – rappresenta una vera e propria rivoluzione nel fashion system: il denim, fino ad allora bandito dalle copertine di alta moda, diventa protagonista.

Dal 1999 Anna Wintour è la regista dietro le quinte del Met Gala, l’evento più ambito e fotografato del calendario mondano newyorkese. Grazie a lei, il gala del Metropolitan Museum of Art è diventato un mix perfetto di moda, arte e spettacolo, capace di raccogliere milioni di dollari per il Costume Institute e dettare legge su stili e tendenze. Ma Anna non è solo moda: la sua grande passione è il tennis. Ha un campo privato nella sua villa e inizia ogni giornata con una partita all’alba. Presenza fissa agli Us Open e ai principali tornei del mondo, è amica personale di campioni come Roger Federer, al quale ha dedicato un commosso omaggio al momento del suo ritiro.

Anna Wintour, il volto (temuto) dietro “Il diavolo veste Prada”

Anna Wintour non è solo sinonimo di stile: è anche una delle manager più temute e rispettate dell’industria. Soprannominata “Nuclear Wintour” per il suo sguardo glaciale e il suo perfezionismo leggendario, detta legge con decisioni rapide e commenti taglienti: un suo “interessante” può stroncare un progetto in un attimo. La sua abilità nel bilanciare innovazione e tradizione ha reso Vogue un colosso globale e le è valso il ruolo di ispirazione per il personaggio di Miranda Priestly (Meryl Streep) in Il diavolo veste Prada, film tratto dal bestseller della sua ex assistente Lauren Weisberger. Dietro questa figura implacabile si cela però una stratega che ha saputo lanciare carriere, sostenere giovani talenti e portare la moda a dialogare con la cultura pop.

Nel corso della sua carriera, Wintour ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la prestigiosa Dame Commander of the Order of the British Empire conferitale nel 2017 per i servizi resi alla moda e al giornalismo.

Chi guiderà Vogue America dopo Wintour?

Con il trono di Vogue America libero, le speculazioni impazzano. La nuova guida dovrà possedere un mix raro di visione artistica, innovazione digitale, sensibilità culturale e una dose di sana spietatezza, in puro stile Wintour.

Condé Nast ha già avviato la ricerca del nuovo direttore editoriale, e tra i papabili spiccano nomi come Chioma Nnadi, attuale leader di British Vogue, apprezzata per il suo approccio inclusivo e moderno; Radhika Jones, direttrice di Vanity Fair con una forte visione culturale; Edward Enninful, veterano di Vogue noto per aver rivoluzionato il brand con un focus su diversità; Tom Ford, stilista e regista, ipotesi audace e creativa; e Gabriella Karefa-Johnson, giovane voce emergente con un forte impegno per l’inclusività.

Related Post
Categories: News