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Aljazeera: i 3 motivi che spingono l’Europa a investire nei Paesi Arabi

A Deauville, all’ultimo G8, le grandi potenze mondiali hano deciso di investire 20 miliardi di dollari nei Paesi arabi. Ma l’Europa, da sola, è la più interessata all’area, soprattutto a quella mediterranea. A febbraio, la Banca europea d’investimento (Bei) ha deciso di finanziare progetti specifici nella zona Mena (Medio Oriente e Nord Africa) per un valore complessivo di 2,2 miliardi di euro. E’ più di un terzo di tutti i suoi progetti fino al 2013.

I settori verso cui sono maggiormente diretti questi investimenti sono le energie alternative e il petrolio, anche se ultimamente parte di quei fondi si è spostata a sostegno della democratizzazione verso lo sviluppo sostenibile e i servizi di base per la popolazione. Il progetto più grande agli occhi degli italiani è sicuramente Desertec, di cui Enel è tra i soci fondatori, che si propone di sfruttare l’energia solare del Sahara e fornire il 15% del fabbisogno all’Europa nel 2050.

Ma d’altronde si sa, gli investitori chiedono sempre qualcosa in cambio. Basta pensare alle grandi somme di denaro arrivate dagli Stati Uniti al regime di Mubarak: all’Egitto è stato imposto di non commerciare più armi con i palestinesi, la chiusura dello stretto di Gaza e l’aumento di potere delle imprese americane nel Paese.

L’area Mena è strategicamente molto importante sia come Paesi produttori di petrolio sia come mercato con una domanda interna crescente, grazie all’aumento dei ricavi dal greggio. Ma sono basicamente 3 le motivazioni che spingono le grandi economie mondiali ad investire in quella zona.
Mantenere una crescita intorno al 3% che stabilizzi la domanda interna, faciliti il flusso di investimenti stranieri diretti e aumenti le opportunità lavorative per i giovani. Inoltre un simile sviluppo aiuterebbe a combattere l’immigrazione illegale.
Rafforzare i contatti con alcuni Paesi strategici che, nel caso di Italia e Francia permette loro di mantenere un ruolo importante nella Nato. Inoltre contrastare il nuovo arrivo delle imprese americane in suolo marocchino dove l’Europa ha finora dominato.
Infine deve tenere sotto controllo il prezzo del petrolio, attraverso la spesa dei consumatori e gli investimenti, per evitare situazioni come i primi momenti della guerra in Libia quando il prezzo del greggio ha raggiunto i 112 dollari a barile.

E’ evidente che l’Unione Europe non è in grado di sostenersi da sola e che i Paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo saranno importanti per aiutare  l’Europa a uscire dalla crisi finanziaria. Allo stesso modo, le rivoluzioni arabe creeranno grandi opportunità per le imprese europee che potranno investire nella ricostruzione delle devastazioni di guerra.

Fonte: Aljazeera

(Traduzione dall’inglese di Camilla Carabini) 

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