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ACCADDE OGGI – 56 anni fa il “sogno” di Martin Luther King

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“I have a dream”. Io ho un sogno. Quelle quattro parole, di cui tutti noi conosciamo la storia e riconosciamo l’importanza epocale, sono state pronunciate esattamente 56 anni fa, il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili nota come la marcia su Washington per il lavoro e la libertà. Quelle parole erano il titolo del discorso di Martin Luther King jr, uno dei più famosi del ventesimo secolo e diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli Stati Uniti. Martin Luther King, che morì meno di cinque anni dopo quell’episodio, è stato uno delle figure chiave del dopoguerra in Occidente: pastore protestante, politico e soprattutto attivista, impegnato nella lotta per il riconoscimento dei diritti dei neri, delle minoranze e degli emarginati.

Il suo “sogno” era appunto quello di una società americana libera, democratica, ugualitaria, libera dai pregiudizi sulla popolazione di origine africana: nello storico discorso di Washington, che insieme a tutta la sua intensa attività di “resistenza pacifica” gli valse nel 1964 il Premio Nobel per la Pace, Luther King ripete la frase “I have a dream” ben otto volte, per esaltare l’immagine di un’America unificata nel nome dell’integrazione; ma a esser ripetute più e più volte vi sono anche “adesso è il momento” (con cui esorta gli Americani ad agire), “alcuni di voi sono venuti”, “tornate”, “potremo”, “liberi finalmente”, “che la libertà riecheggi”, “non potremo mai essere soddisfatti”.

“I have a dream – recita uno dei passaggi più ricordati – that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today!”. “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!”.

L’attività pacifista di Martin Luther King e in particolare il momento del discorso di Washington sono caduti negli anni della breve ma influente presidenza di John Fitzgerald Kennedy, col quale MLK ebbe un rapporto controverso: sebbene il presidente democratico avesse a parole promesso un impegno per il riconoscimento dei diritti civili (tra cui quello al voto) per gli afroamericani, non ci fu tempo per concretizzare il percorso durante il suo mandato. Kennedy venne infatti assassinato a Dallas, come è noto, il 22 novembre di quello stesso anno, il fatidico 1963. Erano gli anni della Guerra Fredda e di lì a poco in Europa ci sarebbe stato il ’68.

Ma l’America veniva ancora la stagione del razzismo, in parte superata grazie all’attività non solo di Martin Luther King ma anche di Malcolm X e, ancora prima, di Rosa Parks, protagonista già nel 1955 dell’episodio del bus a Montgomery. Il 1º dicembre di quell’anno la donna afroamericana si era rifiutata di lasciare il suo posto, ancora uno di quelli di mezzo, messi a disposizione di tutti, per far sedere un uomo bianco: per questo motivo venne arrestata e accusata di aver violato le leggi sulla segregazione.

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Categories: Politica