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Whirlpool Emea: almeno 6 mesi per trattare la vendita. Sindacati preoccupati per il destino di Napoli

Imagoeconomica

L’annuncio della Whirlpool Corporation di una rapida definizione – pur con i necessari tempi burocratici – sulla sorte della filiale EMEA, arrivato con una rapidità sorprendente proprio con la comunicazione dei risultati della trimestrale del gruppo, ha posto fine per il momento ai tanti e inevitabili gossip. E la chiarezza della comunicazione insieme alla trasparenza sulle future mosse dell’azienda – merito con ogni probabilità dei vertici europei e in particolare del vicepresidente esecutivo e presidente di Whirlpool Emea Gilles Morel – è stata al centro della videocall CAE, Comitato aziendale europeo, particolarmente apprezzata dai rappresentanti europei dei sindacati, perché nella sua sinteticità delinea quello che avverrà nei prossimi mesi.

Innanzitutto possiamo anticipare che, per le complessità burocratiche (enormi se dovesse essere una multinazionale cinese a prevalere) l’annuncio della definizione avrebbe poi una seguito di almeno 6-9 mesi di trattative. La prima data per un rapido aggiornamento, come Morel ha assicurato, con l’annuncio eventuale del compratore può addirittura arrivare in occasione della comunicazione sull’ultimo quarter dell’anno in corso. E poi, dovrebbero esserci altri aggiornamenti il 26 gennaio.

Whirlpool: torna appetibile l’Europa?

Due date che potrebbero anche rivelare l’altra ipotesi, quella di una mancanza di un accordo per la vendita e in tal caso due sono le possibilità, un riesame delle altre offerte ma, più probabile, la decisione della Corporation di mantenere la filiale Emea. In tal caso – commenta un sindacalista non italiano – il problema è il board della corporate che, abituata a profitti dell’8 per cento, dovrebbe “accontentarsi” di quel 2-3 per cento che Emea riusciva a garantire perché – commenta il sindacalista – il business rimane comunque sostenibile. E, nonostante che il margine Emea sia stato in questo quarter l’unico in negativo, il business dell’area europea potrebbe essere diventato più appetibile perché vanta filiere corte di fornitura al contrario del Nord America dove il cedimento delle vendite dipende proprio dalle filiere di rifornimenti con una logistica sempre più costosa e con tempi imprevedibili e non programmabili. 

Il mercato nord american dei majaps è fornito infatti in massima parte dalle fabbriche asiatiche sempre più in difficoltà. Le vendite calano, in sintesi, perché la logistica mondiale costosissima e semibloccata non fa arrivare i prodotti, la componentistica, le materie prime e per di più, come il Ceo Marc Bitzer ha dichiarato recentemente, è diventata particolarmente preoccupante la carenza di manodopera. A essere colpiti sono soprattutto quei mercati come quello del Nord America, dipendenti in gran parte dalle fabbriche delocalizzate. E lo saranno sempre di più. Una dipendenza meno grave in Europa per la presenza di diversi poli produttivi avanzati e con filiere di fornitura locali.

Whirlpool: il flop del consorzio di Napoli

E proprio su un grande e dinamico distretto di componentisti poteva contare l’ex fabbrica di lavatrici di fascia alta Whirlpool di Napoli, chiusa dopo una dissennata gestione da parte dei 5 Stelle insieme a frange violente di alcune rappresentanze sindacali che hanno a lungo oggettivamente impedito, insieme ad altri problemi di carattere non solo industriale, soluzioni meno drastiche.

La riunione che si è tenuta a fine della scorsa settimana al Mise doveva siglare il definitivo passaggio del sito ceduto gratis dalla Whirlpool al consorzio di aziende costituito a suo tempo per creare un polo produttivo di mobilità sostenibile. E invece è stato un flop, il consorzio è svaporato, la capofila, la Adler, si è da mesi sfilata e così al tavolo del Mise si sono trovati di nuovo, oltre ai funzionari del Mise e alle rappresentanze sindacali, il Prefetto di Napoli, il Comune di Napoli, il Commissario della Zes (Zona speciale economica) e la Regione Campania ma nessuno consorzio. Il verbale finale d’intesa parla di una possibile acquisizione del sito da parte della Zes.

Nel verbale il Comune di Napoli – recita il comunicato congiunto dei sindacati –  conferma il mantenimento della vocazione industriale dell’area. Il Commissario della Zes Campania dichiara la disponibilità, in presenza delle idonee condizioni normative, ad acquisire la proprietà del sito di via Argine entro il 30 novembre 2022, al fine di mettere in sicurezza lo stabilimento con l’impegno di cederlo in un secondo momento al soggetto che si occuperà della reindustrializzazione con il vincolo di assorbire tutti i lavoratori e alle medesime condizioni economiche e normative della società di provenienza”.

Tutto incerto, anche l’impegno, a suo tempo preso da Invitalia, di finanziare in parte il consorzio. La sola certezza è che la Whirlpool, dopo aver liquidato a ciascuno dei 317 dipendenti della fabbrica, una buona uscita di 100mila euro, e dopo aver messo a disposizione a titolo gratuito l’area, era pronta a firmare davanti al notaio il passaggio di proprietà. Passaggio rinviato. Una grossa grana che il nuovo governo dovrà gestire con molta attenzione.

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