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Wall Street al record, Piazza Affari al palo

New York è pronta per nuovi record, mentre Milano resta al palo. È il bilancio di giornata, con Piazza Affari che, dopo un cauto recupero mattutino, si ferma a -0,17%; mentre Wall Street apre in rialzo, con Nasdaq e Dj lanciati verso nuovi traguardi. A pesare sul Ftse Mib sono soprattutto Banco Bpm -5,98% e Fiat -2,91%, ancora condizionata dai timori legati al problema delle emissioni, in attesa di un accordo con la Germania e la notizia di nuove indagini in Francia. Miglior titolo di giornata è Azimut, +3,31%.

Incerte le altre piazze europee. Moderatamente positive Francoforte +0,34% e Londra +0,2%; deboli Madrid -0,29% e Parigi -0,49%, con lo scivolone di Bnp Paribas -4,77%.

Permane il nervosismo sui titoli di stato e lo spread, “sgarbato”, come sostiene il ministro Pier Carlo Padoan, ricorda all’Italia che deve ridurre il debito pubblico. Torna a salire invece in gennaio il debito Target2, portandosi a un nuovo massimo storico e aggiornando il record di novembre. Il differenziale del decennale italiano con il decennale tedesco risulta migliore rispetto a ieri e si ferma a 198.10 punti base, rendimento 2,34%. In questo contesto Italia e Francia sono sotto la lente degli investitori e venerdì dovranno fare i conti con il pronunciamento di Moody’s sul rating sovrano, rispettivamente ‘Baa2’ con outlook negativo e ‘Aa2’ con outlook stabile.

Per Giacomo Vaciago lo spread è “un termometro della tensione. Cresce perché ci sono problemi irrisolti in Europa e il primo è la carenza di visione strategica complessiva”. Il nervosismo e l’incertezza nell’Eurozona favoriscono anche il rafforzamento del dollaro: oggi l’euro scivola dello 0,5% contro il biglietto verde, scambiato a 1,069. Perde quota il petrolio, Brent -1,53%, 54,87 dollari al barile, su cui pesano alcuni segnali di un rallentamento della domanda che, insieme all’aumento della produzione Usa, potrebbero vanificare gli sforzi dell’Opec per bilanciare il mercato. Tra le materie prime, l’oro si mantiene sui massimi da novembre in area 1.230 dollari l’oncia.

Tornando in Piazza Affari: con Banco Bpm, perde quota anche Bper -3,46%; rosso anche Per Ubi -1,58%. Scatto d’orgoglio di Unicredit: +0,49%. Vendite anche su Mediobanca -2,11%; Intesa -1,92%; Generali -0,55%. Queste ultime, secondo il presidente del gruppo bancario “Non hanno niente da cui difendersi. Se ci sarà una valutazione di opportunità a fare delle combinazioni con le Generali, lo faremo sapere e allora il mercato potrà giudicare”.

Brillante Azimut +3,31%; sostenute Banca Mediolanum +1,72% e Finecobank +1,59%. Quest’ultima ha presentato conti 2016 molto positivi, con utile netto pari a 211,8 milioni e un incremento del 10,9% rispetto al 2015. “È il miglior anno di sempre – commenta l’ad Alessandro Foti – il secondo record dopo il 2015”.

Prese di profitto su Telecom -2,41%. Gli acquisti Moncler +1,9%, Recordati +1,82%; Stm +1,6%; Luxottica +1,29%. Cnh, +1,52% si avvantaggia del consiglio “buy” di Goldman Sachs. 

Fuori dal listino principale svetta Hera, +2,24%, sostenuta dalla prospettiva di poter entrare in serie A, qualora uscisse Mps. Ftse Russell infatti, società che gestisce il Ftse Mib, attende indicazioni dai senesi dopo il cda del 9, febbraio, ma se non ci saranno notizie sul ripristino delle negoziazioni, il titolo verrà escluso dall’indice. La decisione verrà revocata solo se le negoziazioni di Mps saranno ripristinate entro e non oltre il 28 febbraio. Dopodiché tocca a Hera.

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