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Visco ai banchieri: “Niente ripresa senza credito alle imprese”

“L’economia italiana si trova ancora in una difficile transizione. Superarla con successo richiede l’impegno di tutti e il sistema bancario deve fare la sua parte. Non ci potrà essere ripresa duratura in mancanza di un sufficiente sostegno finanziario alle imprese”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo all’assemblea annuale dell’Abi.

La contrazione dei prestiti alle imprese “si è accentuata nella prima metà di quest’anno, superando il 5% su base annua nei tre mesi terminanti a maggio – ha continuato il Governatore –. La fase ciclica sfavorevole comprime la domanda di credito e accentua le difficoltà dei debitori a rimborsare i prestiti: nel primo trimestre il tasso di ingresso in sofferenza dei crediti alle imprese si è collocato intorno al 4,5%, un valore elevato nel confronto storico. Gli altri prestiti deteriorati sono anch’essi in forte espansione”.

Inoltre, le tensioni nel mercato del credito, secondo Visco, “sono destinate a proseguire nei prossimi mesi. L’aumento dei rischi pesa sulle politiche di offerta delle banche, frenando l’erogazione di prestiti e innalzandone il costo. Segnali in tal senso provengono dai sondaggi condotti sia presso le banche sia presso le imprese. L’evidenza passata indica che il peggioramento della qualità del credito tende a protrarsi dopo l’inizio della ripresa ciclica”.

Con la ripresa dell’economia, tuttavia, le banche potranno tornare a investire meno nei titoli di Stato e a sostenere di più imprese e famiglie: “L’esposizione nei confronti del settore pubblico è aumentata in misura significativa dall’inizio dell’anno scorso – ha sottolineato Visco –. Vi hanno contribuito l’elevata rischiosità del credito e l’obiettivo di ampliare il collaterale utilizzabile per il ricorso al rifinanziamento presso la Banca centrale, oltre che gli elevati rendimenti dei titoli di Stato. La ripresa dell’economia e il ritorno a condizioni fisiologiche nel mercato del credito consentiranno di riportare le politiche di allocazione dei fondi in linea con l’esperienza pre-crisi e di ampliare il sostegno creditizio a famiglie e imprese”.

TIMORI ANALISTI NON SEMPRE MOTIVATI

Secondo Visco, “non vanno sottovalutati i timori degli analisti internazionali sulla solidità dei bilanci delle banche italiane, anche se non sempre ben motivati. Devono proseguire le politiche aziendali volte a contenere i costi, migliorare la gestione dei rischi, ampliare la base patrimoniale delle banche”. E’ delle ultime ore la notizia di un nuovo downgrade sull’Italia da parte di Standard & Poor’s.

PIL 2013 QUASI -2%

Il Pil italiano nel 2013 diminuirà di quasi il 2%, con una ripresa moderata da fine anno e una crescita debole nel 2014, ma superiore allo 0,5%. “Nelle nostre previsioni – ha detto il governatore – che saranno pubblicate nel bollettino economico tra una settimana, la contrazione del prodotto nell’anno in corso sarebbe vicina ai due punti percentuali. L’attività economica tornerebbe a espandersi a ritmi moderati dalla fine dell’anno, con una crescita complessiva superiore al mezzo punto percentuale nel 2014”.

Nel primo semestre del 2013, ha aggiunto Visco, “il Pil dell’Italia è ancora diminuito, in larga misura per effetto della caduta della domanda interna. Nel breve termine la domanda interna dovrà trovare sostegno nella tempestiva esecuzione del pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche”.

LE BANCHE CONTINUINO A RAFFORZARE I LORO PATRIMONI

Il rafforzamento patrimoniale conseguito dal sistema bancario nel corso degli ultimi “è stato rilevante – ha rilevato il governatore –. La capacità di resistere a shock avversi è migliorata. L’aumento di capitale di elevata qualità necessario per soddisfare i requisiti patrimoniali previsti da Basilea 3 che andranno pienamente a regime nel 2019, pari a 35 miliardi di euro alla fine del 2010, si è ridotto a meno di 9 miliardi a dicembre dello scorso anno; gran parte degli intermediari maggiori soddisferebbe, già adesso, i nuovi standard prudenziali. Nondimeno, l’azione di rafforzamento patrimoniale dovrà proseguire. Se da un lato essa può meccanicamente ridurre il rendimento del capitale, dall`altro ne favorisce la stabilità; accrescendo la resistenza a shock sfavorevoli, sostiene la fiducia degli investitori e contiene il costo dei finanziamenti esterni”.

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