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Vincitori e vinti nella settimana di Borsa del debito Usa: giù Cina, commodity e Germania, su IA e microchip

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Debito Usa, ma non solo. Sono tanti i temi sul tappeto alla vigilia della settimana di Borsa cruciale per l’accordo sul nuovo tetto alle spese di Washington. La trattativa sul debito Usa, come ormai accade da più di un secolo (il tetto venne posto per la prima volta nel 1917) è destinato a chiudersi con un’intesa, per sofferta e travagliata che sia. Ma altre partite promettono ben altre emozioni.

Chi sale e chi scende nella settimana del debito Usa

Da segnalare, innanzitutto, la crisi delle commodity. L’Indice Bloomberg delle commodity è sceso a 99,45 punti, ampliando la perdita da inizio anno a -11,70%. Giù praticamente tutti i componenti, dal rame, all’oro, al petrolio, al gas. Un aiuto rilevante nella lotta all’inflazione ma che riflette soprattutto la difficoltà della Cina, la fabbrica del mondo.

La Borsa cinese ha portato a termine la sesta settimana in rosso delle ultime sette, scivolando sui minimi da inizio anno. Diversi i fattori che giocano contro la Cina, almeno nel breve. La ripartenza post-covid è molto meno entusiasmante di quanto il mercato si aspettava e le tensioni su Taiwan hanno raffreddato i rapporti con gli Stati Uniti.

Oggi la borsa di Hong Kong era chiusa, dopo il pesante -2% di ieri, provocato dalla caduta dei titoli del settore della mobilità elettrica. XPeng e Nio hanno ceduto quasi il -9%. Ma Byd Auto ha annunciato di essere in trattative con il governo francese per costruire una fabbrica nell’Esagono con l’obiettivo di iniziare la produzione nel 2025.

Un’altra notizia negativa per l’auto tedesca. Ma, se Pechino perde colpi, la Germania, a giudicare dall’andamento della borsa di Francoforte vicina ai massimi, no. Ma la crisi dei rapporti economici con la Cina è probabilmente la causa prima della caduta in recessione della corazzata tedesca. Nei primi quattro mesi dell’anno l’export tedesco oltre la Muraglia è sceso dell’11,3% mentre l’Eurozona, nel suo complesso, è salita del 2,9%. E si sono aperte crepe rilevanti in una relazione inossidabile negli anni della globalizzazione. Qualche esempio: Volkswagen, che vende più auto in Cina che in patria, accusa nel promo trimestre un calo delle vendite del 15 %. Va peggio a Basf -29%, pur impegnata in un gigantesco investimento del Paese del Drago (10 miliardi di dollari). Pure Bosch, insidiata dalla concorrenza dei produttori locali, segna -9,3%.

Settimana di Borsa: le notizie positive

La settimana però ha registrato anche novità positive che non sono sfuggire ai mercati.

Spicca, naturalmente, il boom dell’Intelligenza Artificiale. Grazie agli acquisti su Nvidia e soci il Nasdaq ha preso il volo. Iggi la capitalizzazione di Microsoft e di Apple assieme vale poco meno del 18% dell’intero mercato Usa. 

Ma l’esplosione dell’Intelligenza Artificiale ha sottolineato il peso crescente dei chips nella competizione tra i Paesi. Non a caso il listino più effervescente è quello giapponese in salita da sette settimane grazie alla spinta degli acquisti sul gigante delle apparecchiature per la produzione di chip Tokyo Electron, che ha guadagnato il 4,4% e sul produttore di macchine per il test dei chip Advantest che ha Nvidia tra i suoi clienti – è salito del 3,9% dopo l’impennata del 16% di ieri – al traino del boom dei titoli dell’Intelligenza Artificiale.

Marcia trionfale per i microchip della Corea del Sud

Meno appariscente ma non meno significativo, la marcia del Kospi, il listino di Seul, giunto al decimo giorno di rialzo sull’onda dell’afflusso di liquidità in direzione dei titoli del settore semiconduttori e dal rally dei titoli delle batterie EV. 

Presto però, la Corea del Sud dovrà prendere una decisione molto difficile nell’ambito del confronto tra Usa e Cina. Pechino ha appena escluso l’americana Micron tra i fornitori di memorie per le tlc di casa, confidando di poter contare sulle coreane SK Hynix e Samsung. Ma Washington, come ha già fatto con l’olandese Asml e diverse aziende giapponesi, potrebbe porre un veto oppure evitare interventi all’insegna del derisking, ovvero della convivenza pacifica dei commerci anche in presenza di forti contrasti geopolitici. Da opporre al decoupling, il muro contro muro tra le due superpotenze che fa assai più paura del tetto al debito federale Usa.

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Categories: Finanza e Mercati