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Venturini (Enel): “Formula E, la nostra sfida per la mobilità elettrica”

ENEL

Per il Gran Premio di Formula E a Roma sabato 14 aprile è stato il giorno della gara. Bolidi in pista, autografi con i campioni e dieci monoposto completamente elettriche a sfidarsi con il loro “ruggito” sommesso (il 40% di decibel in meno rispetto alla Formula 1) per 33 giri da 2,8 chilometri a una velocità massima di 225 km/ora tra palazzi e monumenti dell’Eur. 

Le auto da corsa sono sempre un grande spettacolo, prima di tutto. Ma c’è anche molto altro dietro allo show delle auto elettriche superveloci: ce lo spiega, in questa intervista Francesco Venturini, responsabile di Enel X, Official Smart Charge Techonology Partner e Official Power Partner delle prossime cinque stagioni del campionato automobilistico elettrico su strada. “Per noi, come gruppo Enel – mette subito in chiaro – Formula E è un banco di prova dove testiamo le tecnologie più avanzate che abbiamo a disposizione per la mobilità elettrica e per la gestione di sistemi energetici chiusi, come quello del circuito. In piccola scala è quello che sarà la Smart city del prossimo futuro”.

Vuol dire che quello che s’è visto a Roma replica in piccolo quello che potranno diventare le città tra 10 o 15 anni?

“Mi auguro anche prima di 15 anni, se è per questo. Noi forniamo le nostre soluzioni di gestione dell’energia, i contatori intelligenti e una rete completamente digitale. Tutta l’energia fornita è certificata da fonti rinnovabili al 100%. Faremo vedere al pubblico come girano i carichi elettrici, i picchi che si generano e come è possibile gestirli in modo efficiente. Grazie alla nostra tecnologia di ricarica dal prossimo campionato le auto saranno in grado di completare il circuito senza effettuare soste per ricaricare il veicolo. Abbiamo infatti deciso di rifocalizzare su questo aspetto la nostra partnership con Formula-E: le monoposto dai prossimi campionati verranno ricaricate attraverso i nuovi Supercharger con una potenza di 80 kW, circa il doppio dei Fast Recharge che si trovano oggi lungo i corridoi autostradali. I nuovi caricatori sono anche leggeri, pesano meno di 200 chili e sono trasportabili. Per dirla in altre parole, finora siamo stati nel backstage, ora scendiamo in pista ed entriamo nei box”.

Cosa significa per un gruppo come Enel, che già produce il 46% della sua energia a livello globale da fonti rinnovabili scendere in pista con macchine da Formula E? Quali ricadute avete avuto e vi aspettate?

“Tre anni fa, quando abbiamo deciso di entrare nel circuito di Formula E, lo abbiamo fatto in punta di piedi. Una vera scommessa che è stata vinta, come dimostra il successo delle precedenti edizioni e quello che ha suscitato il Gran Premio di Roma. Sono cresciuti loro e siamo cresciuti anche noi. Non solo. Formula E è un bacino di ricerca: queste auto così potenti hanno bisogno di ricaricatori altrettanto potenti. Ce li chiedono anche le grandi case automobilistiche, in particolare quelle tedesche, per i nuovi modelli di vetture che intendono lanciare sul mercato. Perciò stiamo lavorando sui caricatori da 80 kW, ma anche da 150 e fino a 350 kW. Il nostro interesse è di sviluppare la tecnologia e portarla in strada il più rapidamente possibile.”.

Quali case automobilistiche partecipano a Formula E?

“L’industria dell’auto ha seguito lo stesso nostro approccio: prima con ruoli indiretti quando il Gran Premio elettrico era agli albori. Successivamente, quando si è visto che cresceva con successo, si sono fatti avanti tutti. Per citarne alcuni, da Abb a Mercedes, da Audi a Renault e Jaguar. Magneti Marelli fornisce il power train, l’altra metà del motore. E poi ci sono Mac Laren per l’elettronica, Brembo per i freni e Michelin per i pneumatici”.

La tecnologia galoppa anche per le batterie…

“Gli investimenti sulle batterie nel mondo stanno raggiungendo cifre gigantesche che si ripercuotono sul brusco calo dei prezzi avvenuto negli ultimi anni. E non è finita qui: dagli attuali 270 $/KWh ci si aspetta che il prezzo toccherà quota 70 $/KWh al 2030. La capacità delle batterie sta contestualmente aumentando, è un’evoluzione continua che si ripercuote di pari passo sugli sviluppi delle colonnine di ricarica, per questo motivo stiamo puntando così tanto su questa tecnologia. Abbiamo una grande esperienza in questo ambito: delle circa 30.000 stazioni di ricarica che abbiamo venduto in tutto il mondo 26.000 sono negli USA e 4.000 si trovano in Europa.

A proposito, come procede il piano per la diffusione delle 14.000 colonnine pubbliche in Italia?

Lo abbiamo annunciato lo scorso novembre e abbiamo detto che avremmo iniziato quest’anno. Il nostro obiettivo è installare circa 2.500 caricatori pubblici già nel 2018. Finora abbiamo chiuso quasi 1.500 accordi, circa il 60% del totale che abbiamo come obiettivo per il 2018, ci stiamo rivolgendo soprattutto ai comuni ma mentre una parte della Pubblica amministrazione ha capito, un’altra parte è ancora frenata”.

Quali difficoltà incontrate e cosa occorrerebbe fare per rimuoverle?

“Credo che il principale problema in Italia riguardi il fatto che non vi è una chiara indicazione di dove si vuole andare. Esistono 8.500 Comuni, ognuno dei quali procede con una propria strategia sulla mobilità e iter diversi. Sarebbe molto utile un piano d’azione di livello almeno regionale ma nessuna Regione – nonostante abbiano precise competenze assegnate per l’energia – finora lo ha ancora fatto”.

Come sta avanzando l’industria dell’auto elettrica? Tesla dopo tanti annunci sembra avere registrato una battuta d’arresto con Model 3…

“Guardiamo le cose con realismo. E’ un’azienda che si era imposta di fare in 6 mesi ciò che gli altri fanno in 12, stressando la sua organizzazione e i fornitori. Ma Tesla rimane una grande azienda, con un livello di robotizzazione mai visto e prodotti validi. Le altre case automobilistiche la guardano come una lepre da inseguire. Più in generale, i modelli attualmente in vendita sono un numero abbastanza limitato ma è impressionante il successo riscosso da alcuni di loro, come Nissan Leaf che da inizio d’anno ha venduto 20 mila macchine. Ormai nel mondo le produzioni si dividono tra motori a benzina e motori elettrici. Non mi sembra che altre tecnologie vengano ormai più prese seriamente in considerazione”.

Per esempio l‘auto a gas metano?

“Se ne parla molto in Italia dove esiste una grande capillarità della rete metanifera. Se guardiamo ai punti di distribuzione per le auto nel nostro Paese sono circa 1000, la cui eventuale espansione andrebbe finanziata. Sono costi importanti e in un mondo che evolve in un’altra direzione non è giusto che vadano a carico della tariffa di distribuzione gas”.

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