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Vaccini in ambulatorio, accordo con medici di base

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Un anno fa esatto l’Italia scopriva il Covid, con il paziente zero di Codogno e la prima vittima a Vo’ Euganeo. I primi due focolai, le prime due zone rosse d’Italia. Un anno dopo, il virus c’è ancora, fa ancora male ma stiamo provando a sconfiggerlo grazie ai vaccini. L’Italia finora non è andata malissimo sul piano vaccinale, anche se dopo una partenza sprint ha dovuto subire, come altri Paesi europei, il cambio di programma di Pfizer, dirottando le risorse sul meno efficace siero di AstraZeneca. Il cronoprogramma su cui ancora si basa il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri prevede 4 milioni di dosi in consegna entro febbraio, 8 milioni entro marzo. Poi deve scattare il cambio di passo, con l’auspicata crescita dei volumi degli stock in arrivo, da cui dipende l’obiettivo di giugno di aver vaccinato metà degli italiani.

Sono però delle ultime ore due ottime notizie: la prima è che il problema di irrobustire la schiera dei somministratori pare essere superato dall’accordo tra il ministro della Salute Roberto Speranza e l’Ordine nazionale dei medici di famiglia. L’intesa è stata raggiunta su un rimborso, per i dottori, di 6,16 euro a somministrazione come prevede già la convenzione nazionale per inoculare il vaccino dell’influenza. Manca solo la firma, che dovrebbe essere apposta tra oggi e domani. In questo modo, entrano in campo potenzialmente 40 mila vaccinatori in più. L’indicazione del governo alle regioni è che i dottori si occupino di fare, nei loro studi o presso le Asl, le punture con le fiale di AstraZeneca e Johnson & Johnson, attualmente riservate alla fascia 18-65 anni, ma la decisione finale spetta ai Governatori. In Toscana e in Puglia, ad esempio, hanno fatto sapere di voler utilizzare i medici di base per gli ultraottantenni.

Altra buona notizia è l’impegno profuso dalla Confindustria, che ha annunciato tramite il presidente Carlo Bonomi di mettere a disposizione le fabbriche non solo per la vaccinazione dei dipendenti, ma anche dei loro familiari. “I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni – ha detto Bonomi intervistato da Repubblica -. Considerando i loro nuclei familiari, arriveremmo a vaccinare nei nostri impianti oltre 12 milioni di italiani”.

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