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Usa: deludono i dati sul lavoro

FIRSTonline

Brutte sorprese dai dati americani sul lavoro. A settembre le aziende degli Stati Uniti hanno creato 142mila posti, mentre gli analisti attendevano un rialzo di 200mila unità. Il dipartimento al Lavoro ha precisato che comunque il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 5,1%, come previsto, ovvero entro la soglia tra il 5 e il 5,2% che la Federal Reserve considera come una condizione di “piena occupazione”.

In particolare, nel settore privato sono stati creati 118mila posti di lavoro e 24mila in quello pubblico. Guardando ai singoli settori, nel comparto manifatturiero la situazione si è mossa poco, nel comparto sanitario i nuovi salariati sono stati 34.000, nei servizi professionali 31mila e nel retail 24mila.

Le cifre dei mesi precedenti sui nuovi salariati, inoltre, sono state ritoccate al ribasso: il dato di agosto è stato rivisto da 173mila a 136mila posti di lavoro creati, quello di luglio è stato aggiornato da 245 a 223mila. Preoccupa inoltre il fatto che la partecipazione alla forza lavoro, invariata nei tre mesi precedenti, sia scivolata dal 62,6 al 62,4%, il minimo da ottobre 1977, e molto al di sotto del 66% di prima della recessione.

Quanto ai salari, che nei mesi precedenti si erano attestati in aumento più o meno rapidi, sono calati di un centesimo, a 25,09 dollari l’ora. Su base annua sono cresciuti invece del 2,2%, in linea con il range tra l’1,9 e il 2,2% segnato dal 2012 in poi, ma sotto il ritmo normale di periodi di crescita economia. La durata della settimana media di lavoro è scesa di 0,1 ore a 34,5 ore.

Tutti questi numeri saranno decisivi la scelta della Federal Reserve, chiamata a decidere quando avviare l’aumento dei tassi d’interesse. 

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