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Tutti pazzi per il lusso: Richemont regina di Borsa grazie agli acquisti cinesi. Hong Kong torna capitale dei gioielli svizzeri

Sothebys collezioni

Cari occidentali, Hong Kong non è più un posto sicuro per il business, ribadisce stamane il figlio della dissidente Emily Lau. Ma probabilmente non la pensano così i grandi del lusso, a partire dai campioni svizzeri dell’alta orologeria. Le crisi degli ultimi anni, dalla rivolta degli ombrelli degli studenti all’embargo per la pandemia appartengono ormai al passato. Nei primi tre mesi del 2023 l’ex colonia britannica ha quasi del tutto recuperato il ruolo di regina del hard luxury. Le vendite dei grandi nomi della haute horlogerie sono schizzate nel primo trimestre del 62 %, a 262,9 milioni di franchi, scavalcando di nuovo il resto della Cina (259 milioni). I compratori cinesi, insomma, hanno ripreso le vecchie abitudini. E non ci vuol molto a prevedere che presto l’isola (favorita da una certa opacità fiscale) scavalcherà di nuovo gli Stato Uniti, che comunque, con un rialzo delle vendite del 42% confermano l’ottimo stato di salute del settore. 

Lusso: Richemont sbanca la Borsa di Zurigo, protagonista della giornata

E’ in questa cornice che s’inquadra l’ottima trimestrale di Richemont +7% alla borsa di Zurigo dopo aver festeggiato l’aumento delle vendite del 22% (a tassi di cambio costanti) che hanno consentito alla maison ginevrina controllata dal magnate sudafricano Johann Rupert di superare la barriera dei 5 miliardi di giro d’affari. Una spinta che ha trascinato su tutti i titoli del lusso su tutte le Borse europee: a Milano avanzano Moncler, Ferrragamo e Tod’s, ma allungano il passo anche Lvmh e Kering. A cosa si deve il balzo in avanti?

Richemont spinge i lusso nelle Borse grazie agli acquisti cinesi

Il merito è dei danarosi clienti di Shanghai (ma anche di Los Angeles o via Montenapoleone) che hanno ripreso a far la coda negli shop di Cartier e di Van Cleef & Arples. Ma anche agli appassionati che fanno acquisti esclusivi attraverso Yoox Pret a Porter, il negozio on line del lusso fondato da Federico Marchetti e venduto (a caro prezzo) all’impero Richemont. Al momento dell’operazione non pochi analisti arricciarono il naso, spingendosi a prevedere il declino del gruppo. Ma Rupert, ricco signore che si divide tra le vigne sulle colline che sovrastano Città del Capo e l’amministrazione di un gruppo leader nei segnatempo ma anche nei gioielli e negli accessori (Mont Blanc), ha le spalle solide.

Il miliardario, definito “l’Orso” per la ritrosia a farsi intervistare, non ha ceduto per ora alle avances di Kering per una joint venture in alcuni settori o tantomeno a quelle di Bernard Arnault che più volte lo ha sondato per l’eventuale acquisto di Cartier, l’ultima tentazione per “il lupo in cashmere”.  “E’ molto difficile – commenta Luca Solca, analista principe del settore lucco – che dopo questi numeri Rupert ceda alla tentazione di vendere”. “Anche perché – aggiunge l’analista di Vontobel Jean Philippe Bertschy – la tendenza del mercato è verso la polarizzazione. I marchi più forti tendono ad espandersi. Ed è sempre più difficile per gli altri inserirsi nel club dei nomi più ricercati”. 

Cento di questi giorni, mister Rupert. 

Richemont +7% ha battuto le aspettative grazie alla forte domanda di gioielli e orologi da parte dei consumatori cinesi. Le vendite sono aumentate del 22% a tassi costanti. L’utile operativo ha raggiunto quota 5,03 miliardi, molto meglio dei 4,82 miliardi stimati dal consenso.

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