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Turchia: i dubbi Ue su golpe. Maxi-purghe: 8.777 poliziotti licenziati

Sono ormai in molti a parlare di “vendetta” commentando la reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan al tentato golpe avvenuto nella serata del 15 luglio. Lo aveva promesso: “Faremo pulizia all’interno di tutte le istituzioni dello Stato” per liberarle dal “virus” che ha dato il via alla rivolta sfociata nel colpo di Stato fallito. A giudicare dal numero di epurazioni e di arresti compiuti negli ultimi tre giorni, il leader dell’Akp sta mantenendo la parola data.

Un’azione punitiva su larga scala che colpisce magistrati, giudici, militari e polizia. Purghe che non solo suscitano profonda preoccupazione nella comunità internazionale, ma che fanno sorgere dubbi sul legame esistente tra le epurazioni e il golpe.

Nel corso degli ultimi due giorni si sono rincorse voci, congetture e presunte spiegazioni su quanto accaduto. Ma adesso è arrivata anche una dichiarazione ufficiale del commissario europeo impegnato nella negoziazione riguardante l’adesione della Turchia all’Unione Europea che difficilmente potrà essere ignorata. Secondo Johannes Hann, il governo di Ankara starebbe sfruttando il fallito colpo di stato per colpire l’opposizione interna al Paese. Ma c’è di più: Erdogan”aveva preparato” le liste degli arrestati prima del tentato golpe e stava solo aspettando il momento giusto per attuare il suo piano. Parlando prima della riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles, Hahn ha detto: “E’ esattamente quello che noi temevamo”.

Nel frattempo le autorità turche continuano nella loro opera di “pulizia”: sospesi 30 prefetti su 81. In totale, 8.777 dipendenti del ministero dell’Interno sono stati sollevati dai loro incarichi, di cui 7.899 poliziotti, 614 gendarmi e 47 governatori di distretti provinciali. Provvedimenti che si aggiungo a quelli presi in precedenza e riguardanti 12 mila persone già sospese da polizia e magistratura e circa 1.500 dipendenti del ministero delle Finanze sollevati dal loro incarico.

Una reazione durissima che ha creato indignazione in Ue e in Usa. Bruxelles e Washington hanno chiesto alla Turchia di rispettare “la democrazia, le libertà fondamentali e lo stato di diritto” nella risposta al tentativo di golpe.

Pesantissime le parole della Germania che parla di “episodi rivoltanti di giustizia arbitraria e di vendetta” nei confronti di soldati sospettati di aver partecipato al tentato golpe. Lo ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel. “Abbiamo visto nelle prime ore dopo il fallimento del golpe – ha spiegato Steffen Seibert alla conferenza stampa di governo – scene raccapriccianti di arbitrio e di vendetta contro i soldati in mezzo alla strada. Un simile fatto è inaccettabile”.

Sullo sfondo, l’eventuale reintroduzione della pena di morte, una scelta che secondo quanto affermato dalla cancelliera  significherebbe “la fine delle trattative per l’ingresso nell’Unione europea”. Ankara però non sembra essere troppo preoccupata e replica così: “Il desiderio della pena di morte espresso dai nostri cittadini per noi è un ordine, ma prendere una decisione affrettata sarebbe sbagliata”. “I fautori del colpo di Stato in Turchia – ha ribadito premier turco Binali Yildirim – ne renderanno conto ma nel quadro del diritto”.

Nel frattempo continua a salire la tensione tra Turchia e Usa. Il ministro del Lavoro turco, secondo quanto riportato dalla Bbc, ha affermato che dietro il tentativo di colpo di Stato ci sarebbe proprio Washington. Ipotesi respinte al mittente dal segretario di Stato americano, John Kerry, che ha messo in guardia Ankara da quelle che ha definito “pubbliche insinuazioni”, sottolineando come simili affermazioni “danneggino i rapporti tra i due Paesi”.

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