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Truffe Superbonus e bonus edilizi: valgono 15 miliardi di euro. Stop alle erogazioni in automatico

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Le truffe legate ai bonus edilizi sono arrivate a 15 miliardi di euro. A svelare la cifra il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione presso la Commissione Finanze del Senato, attualmente impegnata nell’esame del decreto-legge che ha messo definitivamente stop alla cessione dei crediti d’imposta relativi al Superbonus e agli altri incentivi edilizi. Durante il suo intervento, Ruffini ha dichiarato che complessivamente, i crediti d’imposta legati ai vari bonus edilizi sono stati coinvolti in casi di “truffa” per un ammontare di circa 15 miliardi. Di questi, 8,6 miliardi sono stati sottoposti a sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria, mentre 6,3 miliardi sono stati esclusi dalla piattaforma di cessione dei crediti.

Il Superbonus 110% è stato introdotto nel 2020 del secondo governo Conte. Questo incentivo prevedeva il rimborso da parte dello Stato del 110% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico o adeguamento antisismico di un immobile, sotto forma di credito d’imposta. In poche parole, i fondi investiti per i lavori sarebbero restituiti gradualmente, con una riduzione delle tasse dovute annualmente allo Stato da parte del beneficiario. Il problema però sono le due opzioni legate agli incentivi edilizi: lo sconto in fattura, che consentiva ai beneficiari di cedere il credito d’imposta all’impresa edile, evitando così il pagamento diretto dei lavori; e la cessione del credito d’imposta, che permetteva di trasferire il credito maturato allo Stato a una banca o a un istituto finanziario.

Con il tempo, il meccanismo di cessione del credito è stato abusato per evadere il Fisco: ad esempio, alcuni individui hanno ceduto crediti per lavori edili mai effettivamente realizzati.

Bonus edilizi, truffe a 15 miliardi: quasi il 7% del totale dei crediti

Dei 15 miliardi di euro citati da Ruffini, non tutti si riferiscono a crediti d’imposta già utilizzati da singoli cittadini, imprese o istituti finanziari per ridurre le imposte. In ogni caso “non tutti i crediti sono stati utilizzati per non pagare le imposte” e dunque non in tutti casi si è verificato un danno all’Erario perché “il credito può essere stato acquistato da un cessionario per poi usarlo in sede di pagamento delle imposte, ma la scoperta della frode può essere avvenuta prima del suo utilizzo”. “Si tratta di una minima parte”, ha poi aggiunto Ruffini.

Ma non sono solo i bonus casa a registrare numeri preoccupanti, anche la Super Ace: su 500 milioni erogati questo credito di imposta ha accumulato truffe per 100 milioni, come riporta Il Sole 24 Ore. Così il Governo si prepara a cambiare le regole per gli sconti casa, passando dai crediti d’imposta a contributi diretti e detrazioni. È il primo passo nel riassetto delle agevolazioni in scadenza nel 2024.

Non stupisce dunque la stretta del governo sul Superbonus. Secondo i dati più recenti dell’Agenzia delle Entrate, i crediti d’imposta legati agli incentivi edilizi che sono stati oggetto di cessione o sconto in fattura tra ottobre 2020 e aprile 2024 ammontano a circa 219 miliardi di euro. Di questi, 160,3 miliardi riguardano il Superbonus, mentre 58,7 miliardi si riferiscono agli altri bonus edilizi. Complessivamente, i 15 miliardi di frodi – inclusi nei 219 miliardi totali – rappresentano quasi il 7% del totale dei crediti.

Mef prepara una stretta a fine 2024

Durante l’audizione presso la Commissione Finanze del Senato, è intervenuto anche il direttore del dipartimento Finanze del ministero dell’Economia, Giovanni Spalletta. “Gli incentivi fiscali devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose, e prevedendo limitazioni più stringenti nei massimali di spesa, al fine di ridurre comportamenti opportunistici da parte dei beneficiari ed effetti dirompenti difficilmente prevedibili ex ante”. Uno studio del Dipartimento ipotizzava di attenersi su una base del 50% che in alcune situazioni poteva arrivare al 60-70%. Ma è “la politica che deve decidere”, ha sottolineato Spalletta. 

Nel lavoro di riforma dei bonus edilizi è in campo quindi la possibilità di prendere forme di contributo a fondo perduto sul fronte dei lavori in casa. “La trasformazione dei crediti di imposta in contributi diretti di spesa soggetti a procedure di autorizzazione preventiva per accedere ai benefici, appare oggi raccomandabile per raggiunge il duplice obiettivo di fornire informazioni preventive di monitoraggio della spesa all’amministrazione competente e di acquisire tempestivamente i dati sull’andamento degli effetti delle medesime misure sotto i profili di impatto sulla finanza pubblica”. In questo senso, il futuro dei bonus edilizi sarà segnato dal passaggio ad “agevolazioni a sportello”. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance economica europea”, ha concluso Spalletta.

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Categories: Economia e Imprese