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Tria sulla riforma delle Bcc: moratoria No, ritocchi Sì

Imagoeconomica

Il ministro delle Finanze Giovanni Tria chiude la porta a una moratoria generale sulla riforma delle Bcc. Rispondendo a una domanda in commissione Finanze al Senato, il numero uno del Mef sostiene che percorrere questa strada, come proposto dalla Lega, “significa abolire la riforma, significa azzerare una riforma a cui ha aderito la stragrande maggioranza” del settore”.

LA RIFORMA DELLE BCC

“Una moratoria dell’intera legge”, ha aggiunto è “perlomeno complicata, va considerata con molto senso di responsabilità”, anche perché la richiesta, “non mi sembra provenga dalla maggioranza del credito cooperativo”.

Un No chiaro, che sembra spegnere le velleità del Carroccio. Alberto Bagnai, presidente leghista della commissione Finanze di Palazzo Madama, ha infatti messo sul piatto l’ipotesi di varare una moratoria fino a quando l’Unione Europea non introdurrà un quadro regolatorio più favorevole alle banche di minori dimensioni.

Tria però non è d’accordo e sottolinea che: “Se ogni governo che si alterna chiude le riforme precedenti e ne apre altre, la certezza del diritto, il sistema generale del diritto viene messo a dura prova”.

Ricordiamo che, nel 2016, l’ex Governo Renzi ha approvato una legge che prevede che le circa 300 banche di credito cooperativo confluiscano in tre holding: Iccrea, Cassa centrale Banca e l’altoatesina Raiffeisen. Le ipotesi di riforma sono nate poco più di un mese fa quando, nel corso della replica a Montecitorio per il voto di fiducia, il Premier Giuseppe Conte aveva annunciato l’ipotesi di attuare “una revisione dei provvedimenti recenti su Banche Popolari e credito cooperativo”.

FLAT TAX E REDDITO DI CITTADINANZA

Nel corso dell’audizione alla Commissione Finanze del Senato, Tria ha annunciato anche la partenza della task force per la revisione dell’Irap e “per analizzare i profili di gettito in vista della definizione della flat tax, in un quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzionali di progressività che l’attuale sistema Irpef fa fatica a garantire”.

Lo scopo è quello di trovare il modo di attuare “azioni strutturali fortemente orientate a rendere la tassazione più favorevole alla crescita, migliorare la tax compliance e preparare il terreno alla riduzione della pressione fiscale”.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, il ministro ha chiarito che “si farà trasformando strumenti di protezione sociale già esistenti in altri strumenti”, poi si vedrà “il costo differenziale e come introdurlo gradualmente”.

Infine un accenno alla pace fiscale: “Non significa varare nuovi condoni ma pensare a un fisco amico del contribuente, che favorisca l’estinzione dei debiti”. Ciò che bisogna fare, secondo Tria, è passare “da uno stato di paura nei confronti dell’amministrazione finanziaria alla certezza del diritto e alla fiducia, mutare il rapporto tra Stato e contribuenti adottando come principio guida la buona fede e la reciproca collaborazione tra le parti”.

CRESCITA ECONOMICA

L’economia italiana mostra “tassi di crescita positivi” ma “a ritmo lievemente inferiore a quello medio del 2017” . Per il 2018, sottolinea Tria, “appare ancora possibile conseguire una crescita non lontana da quella programmata, anche se il quadro fa prevedere un rallentamento e una lieve revisione al ribasso per l’andamento delle esportazioni e della produzione”. Per quanto riguarda l’anno prossimo invece, gli istituti internazionali indicano “un rallentamento dei principali paesi europei e questo avrà un impatto anche sull’economia italiana”.

 

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Categories: Finanza e Mercati