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Tria, euro e debito: cosa pensa il nuovo ministro del Tesoro

Imagoeconomica

In occasione della nomina a ministro del Tesoro di Giovanni Tria, fino a oggi preside della facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata e presidente della Scuola Nazionale dell’ Amministrazione, riproponiamo un lungo intervento firmato dallo stesso Professore su FIRSTonline il 6 marzo 2017.

Nell’articolo, dal titolo “Superare il tabù della monetizzazione del deficit per salvare l’euro”, il neo ministro sintetizza le sue posizioni critiche sull’impianto generale della politica economica europea, chiarendo tuttavia che le sue idee non hanno nulla di euroscettico. In particolare, Tria sostiene che per rilanciare l’euro e l’Ue sia necessario mettere in campo un grande programma di investimenti pubblici, assai più ambizioso del cosiddetto “Piano Juncker”. Il programma, secondo il Professore, andrebbe finanziato in deficit attraverso nuovi stimoli fiscali coperti dalla creazione di moneta (in questo senso Tria parla di “monetarizzazione di una parte del deficit”), in modo da riattivare la domanda interna senza far salire i debiti pubblici, cosa che creerebbe ulteriore sfiducia sulla loro sostenibilità.

Scrive Tria:

Buona parte dell’Eurozona e certamente l’Italia ha bisogno di uno stimolo fiscale di dimensioni molto più ampie di quelle in discussione nella più rosea delle interpretazioni di flessibilità. È necessario che il “whatever it takes” venga esteso dalla politica monetaria alla politica fiscale. Lo stimolo fiscale deve tuttavia consistere in corposi programmi di investimento pubblico in deficit.

Accanto alla generazione di nuovo deficit, sostiene Tria, sarebbe necessario mantenere un avanzo primario strutturale attraverso il controllo della spesa corrente, imboccando così la strada di una riduzione costante del debito.

Insomma, lo scopo sarebbe quello di abbattere il rapporto debito/Pil agendo sia sul numeratore che sul denominatore, ossia diminuendo il debito nominale attraverso l’avanzo primario (al netto del finanziamento monetario) e stimolando al contempo la crescita del Pil reale mediante la leva degli investimenti pubblici.

Tria previene quindi le proteste degli ortodossi di Maastricht sottolineando che proprio per salvare la moneta unica è necessario ripensarne le regole:

Ci si augura che le obiezioni a questa politica non si riducano all’osservazione che le regole attuali non lo consentono, perché ormai è assodato che le regole attuali, senza un “whatever it takes” che sia applicato contemporaneamente alla politica fiscale oltre che monetaria, conducono alla dissoluzione europea e alimentano solo proposte, di varia natura, di abbandono dell’euro.

Leggi l’articolo completo del Professor Tria.

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Categories: Economia e Imprese