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Timori sulla crescita spaventano i mercati che si aggrappano alle banche centrali. Milano è negativa

Le Borse s’aggrappano alle banche centrali per non affondare con l’economia, sempre più in crisi. Le stime del Fondo Monetario lasciano poche illusioni. La crescita mondiale si riduce dal 3,9 al 3,6%. L’Eurozona, che quest’anno arretrerà dello 0,4%, nel 2013 si limiterà ad un timido +0,2%. Per quanto riguarda l’Italia, l’Fmi gela le speranze di un accenno di ripresa nel 2013 come ventilato dal governo: la stima è -0,7%.

In Asia, a fronte della frenata di Tokyo -0,60% per i timori crescenti sulla crisi europea, c’è da registrare il rimbalzo delle piazze cinesi: Hong Kong +1,23%, in linea con Shangai. Merito delle speranze, non si sa quanto fondate, di un prossimo QE da parte della banca centrale di Pechino, da lanciare prima dell’inizio del Congresso del partito l’8 novembre.

Seduta nervosa, invece a Wall Street. A fine seduta il Dow Jones scende dello 0,19%, S&P -0,35%, Nasdaq -0,76%. A condizionare la seduta è stata Apple -2,2%  sull’onda delle notizie di scioperi dalle fabbriche cinesi di Foxconn, l’officina degli iPhone 5. Stasera, intanto, si apre al stagione delle trimestrali. La prima, come da tradizione, sarà Alcoa ieri in calo dello 0,9%.

Voto tripla AAA, outlook negativo. Una volta tanto il giudizio di Moody’s fotografa in modo efficace sia le potenzialità che i limiti del nuovo Esm, il meccanismo salvaStati della Ue da ieri in azione. L’Europa dispone finalmente del tanto sospirato bazooka, varato dopo una gestazione di dieci mesi. Ma mancano ancora le regole d’ingaggio, ovvero le modalità per intervenire in Spagna, Cipro e Slovenia.

In questo clima si tiene oggi la visita di Angela Merkel ad Atene. La Grecia ribadirà al cancelliere la richiesta di una moratoria sul rimborso dei debiti. La Merkel, al solito, si rifugerà dietro il giudizio della trojka che sta vagliando i conti ellenici. In realtà, il dialogo è impedito da due condizioni impossibili: il premier Antonis Samaras sa che il Paese non può permettersi un taglio di spese di 13,5 miliardi come chiesto dalla Ue, pena il disastro; la Merkel è cosciente che qualsiasi ulteriore apertura alla Grecia sarebbe vivamente contestata, ad ogni livello, in Germania. Si comincia così a parlare della possibilità che Atene non rimborisi i prestiti Ue. 

La congiuntura politica ed economica dell’Eurozona ha pesato ieri sulle Borse europee: a Piazza Affari l’indice FtseMib è arretrato dell’1,9% segnando la discesa più marcata, oggi, nel generale calo delle Borse europee: a Londra l’indice Ftse100 ha perso lo 0,4%, a Parigi il Cac 40 è sceso dello 0,4%, Francoforte -1,3%.

Sul mercato dei titoli di Stato la giornata è stata poco mossa: il rendimento del Btp a 10 anni è indicato al 5,05% (in linea con la chiusura di venerdì sera), spread a quota 358, in allargamento di 7 punti base. L’euro è in lieve calo nei confronti del dollaro a 1,297, da 1,304 della chiusura di venerdì.

Enel -1,4% ha fatto il pieno: le due emissioni da un miliardo ciascuna (a 5 e a 10 anni) lanciate ieri mattina hanno ricevuto prenotazioni per un importo sei volte superiore. L’emittente paga così per entrambi i titoli 10 punti base in meno rispetto a quello che attualmente riconoscono i due governativi corrispondenti. Pieno successo anche per il bond Intesa a 7 anni (offerta 3,7 volte) mentre hanno rinviato operazioni analoghi Unicredit e Banco Popolare.

Fra i titoli principali di Piazza Affari, il maggiore ribasso è stato di Fiat che ha perso il 4,1%. Dopo le indiscrezioni del Messaggero su una presunta indagine della Consob sulla liquidità del gruppo Fiat (22 miliardi di euro), la società ha emesso un comunicato in cui respinge le “illazioni” di irregolarità contabili e dice di non avere notizie di attività particolari di Consob nei suoi confronti. Fiat Industrial  è scesa dell’1,8%, Pirelli -2,7%. Il settore automotive è stato il peggiore in Europa con una perdita del 2,2% dell’indice Stoxx.

Fra gli altri titoli industriali, StM  accusa un ribasso del 2,6%. Con un rialzo dello 0,3%, Finmeccanica  è l’unica blue chip ad avere terminato la seduta in positivo. Forti ribassi tra le banche: Unicredit  è scesa  del 3,1%, Intesa -3,2%, Monte Paschi  -2,1%. Molto deboli le popolari: Ubi -3,2%, Banco Popolare -3,1%, Banca Pop. Emilia -3,8%.

Si annuncia calda l’assemblea odierna del Monte Paschi chiamata ad approvare la delega per l’aumento di capitale da un miliardo entro il 2015 con esclusione del diritto di opzione per gli attuali soci, compresa la Fondazione. Fra i titoli finanziari, Generali  ha perso  l’1,5%, Mediolanum ha chiuso in ribasso del 2,8%, Unipol è scesa del 3,6%.

Giornata negativa per le utility: A2A  è scesa  del 3%, Enel Green Power  -2%, Acea  -4,2%, Iren -3%. Fra i petroliferi, Eni  ha perso l’1,4%, Saipem -1,6%. Giornata negativa anche per Telecom Italia, in calo del 2,3%. Mediaset è scesa del 2,3%, dopo che Goldman Sachs ha confermato il giudizio sell, pur alzando il target price a 1,05 euro da 0,9 euro. Rcs è salita del 3,5% sulle indiscrezioni secondo cui Diego Della Valle vorrebbe aumentare la propria quota al 12-16% dall’attuale 8,7%.

Marcolin è corsa in rialzo del 6,6% dopo la conferma ufficiale che il fondo di private equity Pai sta trattando l’acquisto di una partecipazione di rilievo da alcuni soci.

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