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Tim, doppio passo: nuovo vertice e avanti sulla rete in fibra

Imagoeconomica

Salvatore Rossi e Luigi Gubitosi hanno incassato la conferma al vertice di Tim per altri tre anni con un piccolo plebiscito: 95% di adesioni nell’assemblea del gruppo il 31 marzo, convocata su nomine e bilancio. Un segnale di apprezzamento da parte del mercato per l’intero Cda. A ventiquattr’ore di distanza, il gruppo ha comunicato che FiberCop, la società della rete secondaria di Tim che dovrà accelerare il passaggio dal rame alla fibra ottica, è operativa. Proprio la stessa sera dell’assemblea, sono stati trasferiti i pacchetti azionari al fondo KKR e a Fastweb così come prevedeva l’accordo firmato il 31 agosto scorso.

FiberCop può ora contare su un Cda nei pieni poteri – Massimo Sarmi presidente e Cardo Filangeri Ad – e composto da nove membri: cinque designati da Tim (58% del capitale), tre da Kkr (37,5%) e uno da Fastweb (4,5%).

Marzo si chiude quindi con un doppio risultato per il ticket Rossi-Gubitosi, determinato ad accelerare sull’ampliamento della rete in fibra FTTH (fino nelle case) con un target del 76% di unità immobiliari raggiunte entro il 2025 nelle aree grigie e nere. Per la realizzazione delle opere previste dal piano industriale della società non si renderà necessario un aumento di capitale. La stessa Tim, che ha incassato 1,8 miliardi da Kkr, può contare sulla provvista necessaria per favorire il progetto. Per le aree bianche – quelle fuori mercato e dove si procede con i bandi pubblici – si attende una nuova consultazione tra maggio e giugno in modo di definire quali aree restano scoperte dai piani di investimento degli operatori e procedere quindi alle gare.

Sullo sfondo rimane, irrisolta, la questione della rete unica. Open Fiber entro fine anno cambierà azionisti: Enel ha ricevuto da Macquarie un’offerta vincolante per il suo 50%: 2,65 miliardi. Cassa Depositi – che al momento ha in mano il restante 50% – dovrebbe salire in maggioranza e si ritroverebbe contemporaneamente a dover gestire anche il 10% circa di Tim di cui è azionista. Kkr ha valutato 4,7 miliardi l’equity di FiberCop, un prezzo inferiore a quello che Macquarie è disposta a pagare per OF, valutata complessivamente 5,3 miliardi.

La matassa della rete unica rimane ingarbugliata e spetterà a Vittorio Colao, ministro dell’Innovazione, trovare il punto di uscita. L’Italia è in ritardo sulla copertura digitale veloce rispetto ad altri Paesi europei e il ministro vuole stringere i tempi per raggiungere l’obiettivo – ambizioso – di connessioni a 1 Gigabit al secondo entro il 2026: “Non possiamo permetterci di rimanere quindi in una situazione di lunga attesa, che rischia di condizionare i piani – e quindi i tempi – di copertura delle reti a banda ultra larga finanziati anche con le risorse del Pnrr”, ha affermato il ministro nel recente question time – sempre il 31 marzo – alla Camera. “Coerentemente con l’impegno assunto verso quest’aula lo scorso 20 luglio, si sta quindi procedendo ad una valutazione della situazione in essere – con riferimento al tema della cosiddetta “rete unica” – che permetta di avviare i piani di investimento, per recuperare i ritardi accumulati e traguardare gli obiettivi europei” ha concluso Colao.

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