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Terremoto, Catania e non solo: mappa del rischio sismico in Italia

Ingv

Il terremoto che ha colpito Catania in seguito all’ultima eruzione dell’Etna ha fatto tornare d’attualità un problema cronico dell’Italia, quello della terra che trema. In quali zone del Paese si corrono i pericoli più gravi? Lo stesso efetto ha provocato il terremoto di ieri ad Avezzano. Per cercare di fare chiarezza su questo tema, riproponiamo la mappa del rischio sismico in Italia realizzata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Gli esperti hanno individuato nel Paese quattro zone:

– Zona 1 – È la più pericolosa, dove possono verificarsi terremoti fortissimi.

– Zona 2 – In questa zona possono verificarsi terremoti forti.

– Zona 3 – I terremoti possono essere forti, ma le scosse sono rare.

– Zona 4 – È la zona meno pericolosa, a bassa incidenza sismica.

Ecco l’immagine elaborata dall’Ingv:

Ingv

A livello tecnico, la carta della pericolosità sismica realizzata dall’Ingv si basa sulla previsione dell’accelerazione massima del suolo dopo il passaggio di onde sismiche (S) in suoli omogenei rigidi, entro una profondità di 30 metri.

Per la mappa originale, con tutti i riferimenti numerici, rimandiamo al sito dell’Ingv.

Nel dettaglio, i centri vicino Catania più colpiti dall’ultimo terremoto sono statiI Zafferana Etnea (con la frazione di Fleri), Acireale (con la frazione di Pennisi), Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Santa Venerina. Il sisma è stato avvertito anche a Taormina, nel Siracusano e nel Ragusano.

Fra le scosse del 26 dicembre, la più forte, quella arrivata alle 3.19 di notte, ha fatto registrare una magnitudo di 4.8 e un ipocentro a soli 1,2 km di profondità. Ci sono stati diversi danni materiali, ma per fortuna nessuna vittima. Sono rimaste ferite 10 persone, tutte in modo lieve.

Secondo i rilevamenti dell’Ingv, il sisma ha avuto ipocentro a solo 1 km di profondità ed epicentro vicino ai comuni di Viagrande e Trecastagni.

L’Etna ha fatto registrare un’ulteriore impennata dei valori dei tremori dei suoi condotti magmatici interni, segnale della presenza di grande ‘energia’ e di magma in movimento che spinge sulle pareti dell’edificio vulcanico.

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