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Telecom-Telefonica, un divorzio annunciato

Nessun azionista di Telecom Italia può più contare, in prospettiva, su una partecipazione a due cifre. Quando sarà completato lo “spezzatino” di Telco (operazione che si concluderà entro la fine dell’anno), la Findim di Marco Fossati si ritroverà al secondo posto tra i soci forti dell’ex incumbent delle tcl con una quota di poco inferiore a quella di Telefonica (5% abbondante contro l’8% circa), a meno che, nel frattempo, qualche mano forte non abbia ipotecato le quote degli ex soci di Telco, ovvero Generali, Intesa e Mediobanca. 

Queste ed altre considerazioni s’impongono dopo l’ultimo coup de théatre in casa Telecom, accolto in Borsa con un forte ribasso, attorno al 2,7%, speculare al forte rialzo di ieri, quando il titolo era salito di slancio oltre quota 0,90 euro. Vediamo di capire il perché e, soprattutto, cosa ci possiamo attendere da questa pazza e turbolenta estate.

A) Nella serata di mercoledì, com’è noto, Telefonica ha annunciato il lancio di un bond da 750 milioni convertibile in azioni della compagnia italiana. Si tratta di un controvalore pari a circa il 6% del capitale ordinario. In questo modo la partecipazione del gruppo spagnolo attraverso Telco scende dall’attuale 13 all’8%. 

B) Il ribasso in Piazza Affari non sorprende gli operatori: chi ha una posizione aperta su Telecom, infatti, vende l’azione e sottoscrive il bond al fine poi di mantenere invariata la sua esposizione, peraltro garantita dal rendimento dell’obbligazione.

C) Perché Telefonica si è ridotta in Telecom Italia? La risposta è unanime: Madrid ha dovuto piegarsi alle richieste del Cade brasiliano (l’authority locale), che ha posto un perentorio ultimatum: o Telefonica scendeva sotto il 10% nella società italiana che controlla Tim Brazil, oppure avrebbe dovuto rinunciare a Vivo, la controllata nel Paese sudamericano. Di qui la decisione di fare il passo indietro. 

D) E adesso? La vendita, sottolinea Equita Sim, “è stata dettata dall’esigenza di rispettare quanto imposto dall’Antitrust brasiliana. Si tratta pertanto di una vendita forzata e non ispirata da considerazioni strategiche o di opportunità finanziaria”. Ma, vista l’assenza di sinergie industriali tra Telefonica e Telecom, non ci vuol molto a capire che il gruppo madrileno è, in prospettiva, pronto a cedere quella che è ormai una partecipazione finanziaria con un solo valore strategico: controllare da vicino le decisioni sul futuro di Tim Brazil, ormai solo concorrente. La ritirata, dunque, potrebbe avvenire in tempi brevi o medi, secondo un calendario da concordare con gli altri partner ex Telco. A nessuno conviene un a vendita disordinata.

E) Non è difficile immaginare che una possibile pista per la futura Telecom passi dall’accordo in terra carioca tra Tim Brazil e Gvt, la controllata di Vivendi, il gruppo francese presieduto da Vincent Bolloré, azionista numero due di Mediobanca. Le nozze in terra brasiliana darebbero vita ad una società forte sia nel fisso che nel mobile, tra l’altro benedetta dal presidente Djlma Roussef, che mira a ridurre il numero dei competitors. 

F) Telecom potrebbe a quel punto conservare una posizione strategica sul fronte brasiliano e sfruttare l’aria di ripresa che si respira sul mercato domestico. Come ha notato un report di JP Morgan, le prospettive industriali migliorano in Italia per almeno due motivi: la riorganizzazione del mercato, a partire dalla probabile integrazione tra Wind e 3 e dalla resurrezione della telefonia fissa, rilanciata dalla tecnologia, e dall’espansione dei nuovi servizi.

G) In questo contesto si aprono per la public company Telecom Italia giochi fino a ieri impensabile. Da una parte riprende quota l dibattito sugli investimenti nella nuova rete (o su soluzioni meno costose) in cui potrebbero avere un ruolo F2 i o la setssa Cdp. Dall’altra, è evidente che Telecom Italia sarà coinvolta nella gara tra media tv, Internet, e tlc per abbinare potenza di trasmissione e contenuti. E così la ritirata di Telefonica da Telecom Italia non è in contraddizione con la nascita di due “partiti”: l’ex incumbent alleato di Sky (che mira a far correre i suoi contenuti sui multiplex di Ti Media) contro l’asse in Premium tra Mediaset e Telefonica.

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